Mark Zuckerberg di Facebook non ha digerito le parole del Ceo di Apple Tim Cook che ha accusato alcune aziende (leggi: Google e Facebook) di trasformare i loro utenti in “prodotti”. E ora arriva la risposta: in un’intervista a Time Zuckerberg dichiara che la demonizzazione dei modelli di guadagno basati sulla pubblicità è ridicola.
LA FRUSTRAZIONE DI ZUCK
“Mi sento molto frustrato dal fatto che molte persone sembrano convinte che il modello di business basato sulla pubblicità equivalga a un disallineamento da quel che desiderano i clienti”, dice Zuckerberg. “E’ ridicolo. Pensate forse che siccome i prodotti di Apple si pagano sono più in linea con l’interesse del cliente? Se così fosse, Apple dovrebbe vendere i suoi prodotti a prezzi molto più bassi”.
Le parole di Zuckerberg sono in seconda battuta dirette anche ad Ello, il nuovo social network da più parti salutato come l’anti-Facebook perché non fa incetta di informazioni personali ed è privo di pubblicità.
L’ATTACCO DI COOK
A settembre Apple aveva pubblicato sul suo sito una dichiarazione a firma del Ceo Cook in cui si illustravano le politiche della Mela in materia di privacy. “Qualche anno fa, gli utenti dei servizi Internet hanno cominciato a realizzare che, quando un servizio online è gratuito, non si è più dei clienti, ma si diventa dei prodotti”, si legge nella nota di Cook. “Noi di Apple invece crediamo che una grande customer experience non debba avvenire alle spese della privacy dell’utente”.
La tesi di Cook ovviamente è che con Apple la privacy è garantita – una risposta diretta del Ceo all’incidente delle foto rubate su iCloud che ha messo in dubbio la capacità di Apple di garantire efficacemente la riservatezza di chi usa i suoi prodotti.
Cook ha anche detto che se le aziende “fanno soldi principalmente raccogliendo quantità enormi di dati personali, si ha il diritto di essere preoccupati. E queste aziende devono essere molto trasparenti su come lo fanno”. E ancora: “Chiedetevi sempre: come guadagnano queste aziende? Seguite i soldi”. Come a dire: se arrivano dai dati personali, diffidate.
Cook ha anche sottolineato che non vuole che Apple si trasformi in un succulento bacino di dati degli utenti per la National security agency (Nsa) e ha invitato i consumatori a stare alla larga dalle aziende che offrono servizi gratuiti, perché anche il gratis ha un suo prezzo.
Il riferimento al Datagate non è casuale. Apple era finita nel gruppo di aziende hitech (anche Microsoft, Google, Facebook, Skype e Yahoo! nella lista) che secondo una fonte dell’intelligence americana avrebbero dato accesso ai loro server all’intelligence Usa, lasciandola entrare nei sistemi per estrarre foto, video e contatti di milioni di persone. Apple e Yahoo! hanno immediatamente smentito e Google ha replicato che fornisce dati solo nei termini previsti dalla legge; anche la Nsa ha parlato di “voci” infondate, ma la fiducia dei consumatori si è incrinata.
MODELLI DI BUSINESS
L’intero business di Facebook e di Google è innegabilmente costruito intorno alla raccolta di dati personali e alla vendita di pubblicità ritagliate su misura su questi dati. I servizi sono gratuiti e utili: per questo gli utenti accettano di rinunciare a porzioni della loro privacy. E intanto Facebook e Google fanno affari. Come si legge ancora nell’articolo di Time, dedicato all’obiettivo di Zuckerberg di portare online ogni abitante del pianeta e alla sensazionale ascesa di Facebook, “si tratta di una crescita inarrestabile e rapace, da un progetto nato nelle stanze dell’università a un servizio globale con 8.000 dipendenti e 1,35 miliardi di utenti, col cui beneplacito Zuckerberg ha costruito un motore pubblicitario che ha generato 7,87 miliardi di dollari l’anno scorso, di cui un miliardo e mezzo di profitto”.
Apple segue la strategia opposta: vende prodotti hardware e alcuni servizi, raccogliendo pochissimi dati e Cook usa da sempre questo punto di forza per promuovere Apple ai suoi clienti. L’idea è che se l’utente vuole proteggere le sue informazioni personali, Apple è la scelta giusta (scandalo di iCloud a parte). Anche qui è un modello di business che funziona innanzitutto per Apple, che fa profitti record e quest’anno è diventata la più grande azienda al mondo per capitalizzazione di mercato. Ma i suoi clienti accettano di pagare prezzi alti per i prodotti della Mela perché sono eccezionali e rappresentano uno status symbol.
CHE COSA NE PENSA GOOGLE
Per gli osservatori americani l’obiettivo numero uno delle critiche di Cook era in verità non Facebook, ma Google. Infatti la replica di Big G è arrivata anche prima di quella di Zuck. A ottobre il presidente di Google Eric Schmidt ha rilasciato un’intervista a CnnMoney in cui ha sottolineato: “Siamo da sempre i leader nella sicurezza e nella cifratura. I nostri sistemi sono molto più sicuri e criptati di quelli di chiunque altro, inclusa Apple. Apple sta colmando la distanza, è una buona cosa”, ha aggiunto Schmidt.
Schmidt ha anche replicato all’accusa di Cook secondo cui Google tratta gli utenti come prodotti dicendo che Google si impegna a tutto campo per proteggere le informazioni dei suoi utenti da altre aziende, dagli hacker e anche dal governo. Inoltre, i clienti hanno sempre la possibilità di modificare le impostazioni della privacy e condividere solo le informazioni che desiderano. “Cook non è stato correttamente informato su quali sono le pratiche di Google”, ha affermato Schmidt.
Certo il presidente di Google ha omesso qualche dettaglio. Nel 2012 Google è stata molto criticata per la decisione di creare una sola policy per la privacy per tutti i suoi servizi, che appare a molti come un modo per l’azienda per facilitarsi la raccolta di dati sul comportamento degli utenti da vendere alla pubblicità.
Google ha anche pagato una multa-record in America alla Federal Trade Commission (22,5 milioni di dollari) per aver aggirato l’esclusione dei cookie sul browser Safari di Apple ed è finita nei guai quando girava per il mondo con le auto di Street View e ha catturato inavvertitamente i dati dei modem non protetti da password degli utenti Internet. Anche in Italia Google ha pagato una sanzione di un milione di euro per le foto di Street View che hanno violato la privacy.
Ciò non toglie che Google abbia fatto molto per rassicurare i suoi utenti. Ha introdotto un sistema che permette agli utenti di Gmail di criptare completamente le loro email e i cellulari Android (come gli iPhone) sono criptati di default con la nuova versione del sistema operativo. Questo rende molto difficile se non impossibile insinuarsi nelle conversazioni e nei messaggi. Così Google risponde ancora una volta alle accuse di aver consentito all’Nsa di spiare i dati e le email sui suoi server, consapevole che gli utenti dei servizi gratuiti sul web sono disposti a cedere la loro privacy per la pubblicità ma non per essere “spiati” dai governi. Non a caso Zuckerberg ha telefonato al presidente degli Stati Uniti Barack Obama per spingere per una spedita riforma della Nsa – riforma che, come noto, Obama ha cercato di promuovere ma non è arrivata.