I fatti se non fossero seri, anzi tragici, indurrebbero a grasse risate.
Mafia Capitale? Sembra la trasposizione giudiziaria di Roma Ladrona, vero? Eppure proprio ora la Lega cerca di radicarsi pure nel centro e nel sud. Matteo Salvini, leader del Carroccio, ha già un riferimento culturale per far risorgere Roma Ladrona, o mafiosa? Si chiama Vladimir Putin e Renzi lo vedrebbe bene pure a Palazzo Chigi (sì, ha proprio detto così, il segretario del Carroccio, a Otto e Mezzo, su La 7). In un mese e mezzo Salvini è stato due volte in missione a Mosca, lodando ed esaltando il sistema russo: prossima tappa a gennaio, magari ci scappa anche un finanziamento da una banca moscovita per le traballanti casse della Lega in perfetta scia con il Fronte lepeniano. Il passaggio da Bush a Putin è indicativo dello stato di salute e di lucidità del centrodestra: auguri, avanti così.
Mafia Capitale? Sembra una manna per il sindaco di Roma, Ignazio Marino. Eppure fino a 15 giorni fa il Pd nazionale e romano, per bocca del presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, e per spifferi e bofonchii di Largo del Nazareno, cercava il modo e i tempi di rottamare o azzoppare definitivamente il sindaco di Roma – visto che il primo cittadino si era applicato già per azzopparsi – con richieste esplicite di rimpasti di giunta. Poi, dopo arresti e avvisi di garanzia, e Mafia Capitale che coinvolge tra gli altri anche il presidente Pd dell’assemblea comunale, Mirko Coratti, e un assessore pd, Daniele Ozzimo, Renzi commissaria il Pd romano che meditava di fare le scarpe al sindaco e Marino diventa il baluardo della legalità, della buona amministrazione e della politica anti poteri forti e mafiosi. In verità ieri Matteo Renzi, all’assemblea dei giovani dem, non ha menzionato per nulla Marino. Forse perché la (mafiosa?) Cooperativa 29 Giugno presieduta da Salvatore Buzzi ha elargito contribuiti elettorali anche a Marino. E lo stesso Buzzi, con altri 4 dirigenti della stessa coop rossa, hanno partecipato alla cena renziana organizzata a novembre per finanziare il Pd, come ha certificato ieri sera Piazzapulita intervistando Claudio Bolla, uno dei più stretti collaboratori di Buzzi (“elettore di centrosinistra e iscritto al Pd“, dice di sé Buzzi sulla rivista aziendale). Ma è stato con il sindaco “nero” Gianni Alemanno che le coop rosse hanno visto schizzare il giro d’affari.
Nel frattempo torna la tiritera su nuove e presunte manovre aggiuntive di finanza pubblica. L’Eurogruppo ieri – con sprezzo del ridicolo – ha chiesto di fatto all’Italia una correzione dello 0,5 per cento del Pil, a fronte della quale la Commissione calcola che il governo nella Finanziaria abbia fatto uno sforzo pari solo allo 0,1 per cento. Roma invece sostiene che la correzione di bilancio già approvata è dello 0,3 per cento: la differenza rispetto all’obiettivo sarebbe dunque di solo 0,2 punti percentuali. Questo spiega l’estrema prudenza usata dell’Eurogruppo, che sollecita a Roma “misure efficaci che potrebbero essere necessarie per consentire un miglioramento dello sforzo strutturale”. Nel delirio dei palazzi europei, dove ci si lambicca con numerini che indicano solo la sconfitta di politiche mortifere dettate dalle istituzioni europee per economie allo stremo, si riaffacciano pure i soloni sempre pronti a sdottoreggiare e a impartire lezioni (tranne che a se stessi). Riecco dunque Mario Monti che oggi a Repubblica dice: “Basta migliorare alcune regole, in particolare considerando gli investimenti pubblici in modo più favorevole, sia pure a certe condizioni“. Facile, vero? Perbacco: che stupidi questi teutonici rigoristi di Bruxelles e di Berlino, lascia capire l’ex commissario ed ex premier. Una considerazione anche autobiografica. “In Europa – continua la lezione di Monti – abbiamo avuto politiche troppo orientate al breve termine. Ma finalmente si sta iniziando a guardare agli investimenti, non solo privati ma anche pubblici, come ponte fra il presente e il futuro. A considerare la capacità degli investimenti, sia pure finanziati in debito, di generare crescita e perciò di fare fronte agli oneri del debito“. Ohibò, ben detto. Ma che stupidi questi governanti europei che non lo capiscono. Ci vorrebbe proprio un Monti a Bruxelles o a Roma per invertire la rotta…