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Che cosa succede (nelle nostre tasche) se si va al voto anticipato

Se si va al voto politico anticipato, magari a maggio 2015, a giugno scatteranno quasi certamente le clausole di salvaguardia contenute nella legge di stabilità in esame al Senato (sempre che queste non siano cambiate da quei Senatori che hanno realmente a cuore le sorti del Paese e la tutela delle tasche dei Cittadini) e che aumenteranno a dismisura le accise e l’iva.

Perché sono queste due tasse indirette, odiate dagli Italiani (tanto e quanto il Canone Rai, il Bollo Auto, l’Imu la Tasi, la Tarsi e la Tari, le addizionali regionali, l’Ires, etc etc) i veri puntelli del castello di carte su cui si fonda la manovra. Quelle clausole, jatture inventate sull’onda del “lo chiede l’Europa!” (ma sarà proprio vero?) scatteranno perché nessun parlamento e nessun governo che sarà stato appena eletto, sarà in grado di produrre in breve tempo una norma che richiederebbe ingenti risorse, precedentemente sperperate, tali da sterilizzarne la devastazione dell’economia reale che quelle clausole produrrebbero.

Ma @matteorenzi potrebbe dire, non senza utilizzare l’oramai noto stile spot pubblicitario “non è colpa mia, non mi hanno fatto fare le riforme per cambiare Paese, non mi hanno dato tempo”. Se questo accadrà si potrebbe rispondere: “Caro Matteo per fare riforme vere si deve saper creare consenso nel Paese col metodo del dialogo non con il “noi andiamo avanti!”, parole queste utili solo a blindarsi nel palazzo.

Per riformare il Paese si deve partire dalla riforma della fiscalità creando un dialogo alla pari tra Cittadino e Stato, ricordando che questo esiste perché il Cittadino lavora e paga le tasse che ne permettono il suo funzionamento ed è necessario, fondamentale, aver cura delle risorse economiche date da quel Cittadino, tagliando la spesa improduttiva.

Nel formare la legge di bilancio del Paese, occorre saper decidere anche se sia più importante dare un contributo alla sagra paesana della frittata (esempio per non citare l’inutile bonus bebè) o alle startup dei nostri giovani imprenditori che potrebbero poi metter su famiglia, occorre sapere che per rilanciare l’economia non serve dare bonus di 80 euro o bonus bebè potenzialmente inutili che sanno di spot elettorali. Occorre sapere che è fondamentale programmare ed attuare misure di risanamento basate su progetti fattibili e strutturali.

Infine per rilanciare il Paese occorre dare valore al passato e da esso trarre insegnamento per lavorare nel presente e guardare al futuro, non rottamarlo negando la sua storia e il suo valore e le persone che l’hanno fatta e che, nel bene o nel male, ci hanno condotto sin qui, perché dalle macerie spesso non rinasce la città ideale. Le macerie restano macerie sino a quando qualcuno, d’imperio, non le rimuove. Quel qualcuno, l’Italia lo ha già sperimentato, e guardando al passato dovremmo operare affinché non torni”.

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