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Che cosa teme di più Matteo Renzi

Un’aggiunta al Discorso evangelico delle Beatitudini: ‘’Beati gli astemi, i quali riceveranno  in dono una cassetta di vino toscano’’.

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Dopo l’incontro (l’ultimo?) tra Giorgio Napolitano e i rappresentanti delle Istituzioni, al Presidente della Repubblica viene riconosciuta un’altra funzione oltre a quelle previste nell’articolo 87 della Costituzione: scoraggiare la scissione del Pd.

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Più di settant’anni or sono (esattamente il 3 giugno 1944, tre giorni prima del D Day, lo sbarco in Normandia) i rappresentanti del Pci, del Psi e della Dc sottoscrissero il Patto di Roma da cui nasceva  la Confederazione generale italiana del lavoro (la Cgil). Benché i firmatari si premurassero di sottolineare che la Confederazione ‘’è indipendente da tutti i partiti politici’’, il dna ideologico divenne un tratto ineludibile nell’esistenza del sindacalismo italiano. Anche i grandi soggetti collettivi sono prigionieri del proprio destino. La Cgil può fare tutti gli scioperi generali che vuole, può qualificarsi sempre più come un sindacato autonomo, ma non è in grado di cambiare il suo dna: nata da una costola della politica deve trovare dei riferimenti di natura politica. Forse non è un caso, allora, che, nei settori della minoranza del Pd si  sia affacciato, proprio a ridosso dello sciopero generale del 12 dicembre, l’ipotesi della scissione e che torni a circolare l’idea del partito del lavoro a suo tempo immaginato da Claudio Sabattini, il profeta, ora defunto, del gruppo dirigente della Fiom. Dobbiamo aspettarci, settant’anni dopo, un Patto di Roma all’incontrario? Saranno la Cgil e la Uil a fondare il partito che – per dirla con Carmelo Barbagallo – darà inizio ad una nuova Resistenza? Si sa: i drammi della storia si ripetono sempre sotto forma di farsa.

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Pensierino della sera. Ci fu un tempo – tutt’altro che felice – in cui gli scioperi generali  provocavano la crisi dei governi. Oggi creano molte più difficoltà a un esecutivo in carica le reprimende dei ‘’burocrati’’ di Bruxelles (come li chiama, con arroganza, Matteo Renzi) o i report di un’agenzia di rating che non i rituali, un po’ patetici, di un’azione di lotta promossa dai sindacati.

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