Il rapporto della Commissione Intelligence del Senato Usa sui metodi utilizzati dalla Cia con i terroristi catturati dopo l’11 settembre ha riacceso un antico dibattito. La necessità di garantire la sicurezza dei cittadini può mettere a rischio il godimento dei diritti fondamentali e le garanzie di libertà?
Il quesito non è di semplice soluzione secondo il filosofo Dario Antiseri, che ha da poco pubblicato, con Adriano Soi, “Le correlazioni inattese: intelligence e metodo scientifico” (Rubbettino).
Professore, il presidente Obama ha definito i metodi utilizzati dalla Cia come “incompatibili con i valori americani“. L’Occidente deve scegliere tra sicurezza e libertà?
Sicurezza e libertà sono due grandi beni, nonché due valori cardine della nostra società. In uno Stato di diritto, come quello occidentale, la sicurezza è il fondamento stesso della libertà. Non vi può essere la seconda, senza la prima.
La ragion di Stato, invocata dai difensori dei metodi usati dalla Cia, deve avere la meglio su ogni altro diritto? E se no, qual è a suo parere il giusto equilibrio da adottare per chi governa?
La ragion di Stato deve assolutamente prevalere se è la ragione delle regole e dello stato di diritto. Se è quella di chi è al potere, o quella di chi la utilizza per nascondere alcune cose, allora non funziona. Le regole ci devono essere, perché senza di essere è la libertà stessa a venire soffocata. Ma al tempo stesso bisogna tenere a mente che non tutti i desideri possono essere diritti. E questo riguarda anche, anzi soprattutto, chi è al governo.
Esiste un limite a quello che lo Stato può fare per assicurare la sicurezza dei suoi cittadini?
Il confine è labile. Bisogna salvaguardare il massimo della libertà dei cittadini, sapendo che questa stessa libertà può essere messa in pericolo da elementi esterni, come i terroristi, o da altre minacce. Non è un compito facile, eppure va svolto. Non esiste una ricetta perfetta, e mai esisterà.
In America si assiste a un rimpallo di accuse. I cittadini si lamentano con l’amministrazione per i metodi della Cia, ma desiderano essere protetti. L’amministrazione a sua volta punta il dito contro la Cia, rea di aver esagerato. Ma la Cia spiega di aver agito solo per venire incontro alle richieste di maggiore sicurezza, richieste dal governo dopo l’11 settembre. A chi deve essere delegato il compito di non oltrepassare il limite di cui parlava prima?
Senza dubbio al decisore politico, che ha in mano le redini per guidare questo processo complicato. La politica, in quanto espressione della volontà popolare, deve avere questo primato. Per svolgere questo compito, c’è bisogno sì di metodo scientifico, ma anche della diffusione di una cultura della sicurezza. I cittadini devono essere consapevoli del costo della libertà.
I critici del modello occidentale sostengono che questo sia l’ennesimo caso in cui le nostre società manifestano un “eccesso” di libertà, che ci renderebbe meno competitivi sotto il profilo economico, ma anche della sicurezza, soprattutto se paragonati a potenze ormai non più emergenti, come la Cina. Che ne pensa?
Bisogna stare attenti, perché una società perfetta è l’opposto di una società aperta. La vera conquista è tendere al massimo della libertà, ma anche della sicurezza. A questo servono i servizi d’intelligence. Sacrificare l’una in nome dell’altra, sarebbe una sconfitta.