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Cosa cambia con la fine della crisi cubana. Parla Marina Sereni (Pd)

Dopo 53 anni, il presidente americano Barack Obama e il suo omologo cubano Raúl Castro hanno posto fine alla crisi diplomatica tra i due Paesi. Un evento storico, che per molti analisti coincide con la definitiva archiviazione della stagione della guerra fredda.

Quali le conseguenze geopolitiche ed economiche di questa notizia? E quale il ruolo delle diplomazie, inclusa quella vaticana, nel raggiungimento dell’intesa?

Tutti aspetti analizzati in una conversazione con Formiche.net da Marina Sereni (Pd), vicepresidente della Camera, già responsabile per la politica estera dei Democratici di Sinistra.

Onorevole Sereni, come giudica la distensione nei rapporti tra Usa e Cuba? E perché è importante?

È un evento storico, la caduta di un residuo della guerra fredda, anacronistico e dannoso per quanti a Cuba e nel mondo si battono per i valori della democrazia e dei diritti umani. Con questa scelta non soltanto si rende possibile il superamento dell’embargo e dell’isolamento economico di Cuba ma anche un processo di apertura politica che sono convinta seguirà nei prossimi mesi.

Qual è stato in questo dossier il ruolo di Papa Francesco e della diplomazia vaticana, ringraziata tanto da Obama, quanto da Raul Castro? E come lo valuta?

Con una battuta si potrebbe dire che il Papa polacco ha accelerato la caduta del Muro di Berlino e il Papa argentino quello tra Usa e Cuba. I discorsi in contemporanea del Presidente Obama e di Raul Castro, e le parole di ringraziamento dei due protagonisti per Papa Francesco, sono stati emozionanti e hanno dato il segno tangibile di quanto la Santa Sede possa esercitare un ruolo essenziale per avvicinare la pace, per favorire il dialogo tra “nemici”. Spero che un’analoga influenza possa risultare efficace negli scenari delle crisi acute aperte nel mondo, in particolare in Medio Oriente.

Con questa notizia, il ruolo dell’America Latina come attore geopolitico si rafforza? Quali le conseguenze sugli equilibri internazionali?

L’America Latina nel suo insieme, e certo giganti come il Brasile, ha già un ruolo significativo nelle dinamiche e negli equilibri mondiali. Tuttavia a me sembra che la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Usa e Cuba rafforzi principalmente il ruolo degli Stati Uniti in quest’area del mondo e corrisponda ad un interesse strategico di Washington. Obama con quel “Somos todos Americanos” supera un approccio vecchio verso l’America Latina, e ciò può creare le condizioni per un dialogo e una cooperazione più forti. E questo è un bene di fronte alle nuove minacce per la sicurezza e la pace che Usa ed Europa devono affrontare.

Nella ripresa delle relazioni diplomatiche tra Washington e L’Avana, qual è stato e quale potrà essere in futuro il contributo dell’Italia e dell’Europa?

Mi lasci dire che nella sinistra italiana alcune forze, e penso alla mia esperienza nei Ds, con il segretario Fassino e il responsabile per l’America Latina Di Santo, da decenni auspicavano una svolta come quella che ieri è avvenuta. Anche scontando una polemica con intellettuali e forze che avevano una acritica ammirazione per il regime cubano… Detto ciò, credo che l’Italia possa e debba accompagnare questa novità a cominciare dalle iniziative già in programma nei confronti dell’America Latina. Penso in particolare alla prossima Conferenza Italo-Latino Americana in programma per giugno cui potrebbe essere invitata per la prima volta anche Cuba.


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