Le relazioni tra Cuba e Stati Uniti saranno normalizzate probabilmente solo quando sarà eliminato l’embargo. Ma non è detto che l’intesa non abbia riverberi a breve termine sulla policy di Washington, intenzionata a cambiare davvero i suoi rapporti con l’isola.
LE RELAZIONI DIPLOMATICHE
Un primo passo riguarderà la riapertura delle relazioni diplomatiche. Un aspetto non banale, perché, come ricorda Hunter Walker di Business Insider, è dal 1961 che i colloqui sono interrotti ufficialmente.
L’inizio della nuova fase prevede la riapertura dell’ambasciata americana a L’Avana e la discussione delle politiche sull’immigrazione, anche se, per dirla con il presidente americano, sono attese ancora “forti differenze” con Cuba, in particolare sulle questioni relative alla democrazia e ai diritti umani.
FUORI DALLA LISTA NERA
Un altro dettaglio da non trascurare riguarda il miglioramento dell’immagine di Cuba e il suo reinserimento nel sistema politico internazionale. Il presidente Barack Obama ha infatti incaricato il segretario di Stato, John Kerry, di rivedere la designazione di Cuba come stato sponsor del terrorismo.
IL CAPITOLO ECONOMICO
Il capitolo più importante di tutti, però, è quello economico.
Nel suo discorso, lo stesso presidente cubano, Raúl Castro, l’ha posto in cima agli obiettivi da raggiungere per una vera pax tra i due Paesi. Per il leader dell’isola, il ristabilimento dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti e le altre misure bilaterali annunciate, “non risolvono la questione principale, cioè il blocco economico, commerciale e finanziario che provoca enormi danni economici e umani, e deve cessare“. Nel solco di queste richieste, la Casa Bianca ha annunciato che gli Usa adotteranno una “serie di misure per aumentare in modo significativo i viaggi, il commercio e il flusso di informazioni da e verso Cuba“. Ciò comprenderà un allentamento delle restrizioni di viaggio in corso e gli sforzi per rendere più facile per gli americani usare strumenti finanziari nel Paese.
VIA DA GUANTANAMO BAY?
Utimo, ma non in ordine di importanza, è il dossier militare. Anche se l’argomento è rimasto fuori dagli annunci di Obama, la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi può significare cambiamenti importanti per il futuro della base navale americana e centro di detenzione post-11 settembre di Guantanamo Bay. Gli Stati Uniti sono presenti sull’isola dalla guerra ispano-americana e ci sono pochi dubbio – sottolineano gli esperti ascoltati da Military.com – che il governo cubano vedrebbe di buon occhio la fine della presenza militare statunitense, considerato come una eredità coloniale. Ad aiutare una ridefinizione degli obiettivi della base c’è anche il rapporto della Commissione Intelligence del Senato Usa sui metodi utilizzati dalla Cia con i terroristi catturati dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Ma per Jeffrey A. Engel, docente di storia diplomatica statunitense presso la Southern Methodist University di Dallas, è improbabile che gli Usa, in special modo il Pentagono, rinuncino del tutto alla loro presenza sul territorio cubano. “Anche con le incertezze politiche sul futuro della prigione – non importa cosa si pensi di questa politica – è utile avere un sito in mare aperto, interamente soggetto a regolamentazione e giurisdizione americana“.