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Ecco il vero costo dell’accoglienza

germania

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Un immigrato che accetta di essere registrato come tale costa allo Stato circa 2500 Euro al mese. Lo Stato, poi, offre 30 Euro+IVA per ciascuno straniero che richieda l'”asilo politico” alle strutture che lo gestiscono, più la scheda telefonica da 5 Euro ed altri eventuali “benefits”. Il Ministero degli Interni ha diffuso dei dati molto interessanti: dall’inizio del 2014 oltre 60.000 sono i profughi sbarcati sulle nostre coste e regolarmente accolti nei Centri appositi.

L’Italia fa davvero l’impossibile: nel 2013 il nostro Paese ha respinto il 36% delle richieste d’asilo, contro la Gran Bretagna che ne ha respinte l’82%, la Germania il 74%, l’83% la Francia, il Belgio il 68%.
Il costo, sempre per il Viminale, è di 9,3 milioni di Euro al mese, ovvero 111,6 milioni di Euro l’anno.
I centri di accoglienza sono occupati ben oltre la disponibilità, e solo la metà dei profughi viene realmente rimpatriata. Gli extracomunitari senza documenti validi costano allo Stato 40 Euro al giorno, benefit esclusi.

I CIE, in media, costano una cifra spropositata, circa 200.000 euro al giorno, e i dati statistici fanno meraviglia: dal 1999 al 2011 sono costati 985,4 milioni di Euro, e il costo è comunque stabilito dalle Prefetture.
D’altra parte, gli immigrati che lavorano portano un attivo di quasi due miliardi nel conto spese sociali con le loro tasse sul reddito, ci sono mezzo milione di partite IVA di immigrati e la Fondazione “Leone Moressa” calcola che gli immigrati contribuiscano alla nostra economia per circa 4 miliardi l’anno.

Insomma, la questione dell’immigrazione è infinitamente più complessa di quanto non si creda, ed afferiscono a questo problema mille tensioni tra nativi italiani e immigrati, tra diverse abitudini, tra i diversi tassi di integrazione degli allogeni.
Bene: se questo è quanto, nulla vieta che i nuovi arrivati dal Nordafrica, dopo una attenta visita medica e le eventuali terapie, vengano messi a lavorare per le attività di rilievo sociale e ambientale, con lo stesso stipendio di 45 Euro che abbiamo visto essergli già concesso pro bono pacis. La ristrutturazione dei bordi dei fiumi, i parchi, la tutela verde pubblico, le piccole riparazioni urbane.

Il lavoro è quello che si deve subito imparare venendo in Occidente, che non è il Bengodi della mass-culture propalata dagli USA, ma il luogo in cui Adam Smith, fondatore del liberalismo, e Karl Marx, il fondatore del socialismo “scientifico”, erano d’accordo nello stabilire che il valore di un bene derivasse dalla “quantità di lavoro” presente in esso. Ecco, è questo il segnale che gli immigrati devono immediatamente comprendere, dato che sarà la chiave della loro liberazione da sé stessi, dagli “errori intrinseci” della mente di cui parlava Immanuel Kant.

Giancarlo Elia Valori è professore di Economia e Politica Internazionale presso la Peking University e presidente de “La Centrale Finanziaria Generale Spa”



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