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Ecco le tragiche manovre fiscali della Legge di stabilità

Riepilogando: il governo Renzi ha alzato la tassazione sui frutti del risparmio, sia di quello “ordinario”, che di quello previdenziale. Ha poi tentato, a puro scopo cosmetico, di introdurre nel risparmio previdenziale una tassazione “agevolata” quantitativamente ridicola e massimamente aleatoria per non meglio precisati investimenti (da stabilire con apposito decreto governativo, come ai bei tempi dell’Urss), che semplicemente non saranno tali.

Non sazio, ha ammazzato una delle poche cose che funzionavano, il regime dei minimi per i lavoratori autonomi, triplicandone l’aliquota, decidendo il cumulo con redditi di lavoro dipendente entro la ridicola soglia di 20.000 euro annui(che deve essere il nuovo paletto discriminante del concetto di “ricco” in questo paese), e inventandosi di sana pianta una sorta di “studi di settore” posticci per predeterminare la redditività “normale” di determinate tipologie di attività autonome.

Nel frattempo, il governo è stato pesantemente rimbalzato in sede europea, sia sulla legge di Stabilità per il 2015 (quella espansiva, ricordate?) che sulla “flessibilità” con cui da quasi un anno sta frantumando le gonadi in patria e fuori, mentre il leggendario piano Juncker, come noto a tutti (tranne che a nani e ballerine renzisti), si è rivelato per quello che è: il nulla. E questo solo restando in ambito fiscale, sia chiaro. Dovessimo parlare di mercato del lavoro, faticheremmo a mantenere questo stile british. La menzogna sistematica come metodo di governo: non un inedito ma una mutazione genetica devastante, nella sua malignità.

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