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Tunisia verso un governo di larghe intese?

Il futuro della Tunisia potrebbe passare da un governo di larghe intese dopo l’elezione a presidente dell’88enne Béji Caïd Essebsi. Ma il punto di domanda che serpeggia tra la popolazione è se la passata vicinanza di molti neoeletti al dittatore Ben Alì possa essere o meno fonte di preoccupazione. “Il popolo che negli ultimi quattro anni ha vissuto la libertà certamente non tornerà indietro”, dice a Formiche.net Imen Ben Mohamed, 29enne deputata del partito islamista Ennahdha. Cresciuta in Italia dove si è laureata in Cooperazione internazionale allo sviluppo a Roma, è tornata in Tunisia per partecipare all’Assemblea costituente.

Il neo presidente Béji Caïd Essebsi, in prima fila nei passati governi, è considerato il volto nuovo della Tunisia?
Non è incluso in una singola figura o in un solo partito il nuovo volto della Tunisia. Bensì all’interno di un intero processo democratico iniziato dalla rivoluzione, proseguito con la nuova carta costituzionale e con l’Assemblea costituente. L’ultima tappa è stata il Presidente. Il nostro Paese ha chiuso il suo passato con la Rivoluzione dei Gelsomini, abbracciando un processo democratico.

Il nuovo Parlamento è caratterizzato da un forte bipolarismo: può essere il viatico per la definitiva svolta?
Il bipolarismo è stato avvertito in modo particolare proprio in occasione di queste presidenziali, più che alle elezioni politiche. Nel nuovo Parlamento c’è la forza di ispirazione islamica Ennahdha e quella laica fondata da Essebsi, Nidaa Tounes, al cui interno c’è un pezzo del vecchio regime e altri personaggi legati alla famiglia socialista. C’è meno frammentazione rispetto al passato ma oggi non si può ancora parlare di bipolarismo, dal momento che tutto dipenderà da come verrà formato il governo.

Quale la prima opzione?
Si parla molto di un governo di unità nazionale o che comunque, in alternativa, sia appoggiato dai due maggiori partiti. In queste due eventualità non si potrà parlare di una forte polarizzazione. Tra qualche giorno ne sapremo di più.

Qual è stato il ruolo femminile in questa transizione che ha coinvolto anche la nuova Costituzione?
Storicamente in Tunisia le donne hanno ricoperto un ruolo molto forte, sia durante la prima colonizzazione che durante la prima Assemblea costituente. Un trend che è proseguito anche nella rivoluzione, con donne e studentesse al fianco degli uomini in piazza, impegnate nella lotta contro il dittatore. Dal 2011 c’è stata la parità di genere nelle elezioni con il 50% di seggi a disposizione delle donne: è stato un passo significativo per tradurre lo sforzo fatto in azioni concrete per costruire la nuova democrazia. E anche grazie a tre articoli su lavoro e diritti.

Anche all’Assemblea costituente vi siete ritagliate uno spazio significativo.
Includere la parità di genere all’interno della Costituzione è stato decisivo, frutto del grosso sforzo compiuto dalle donne tunisine nel segno della mobilitazione della società civile.

Come dare continuità alla transizione politica iniziata nel 2011 con la rivoluzione dei Gelsomini?
Abbiamo votato la Costituzione con 217 voti su 217. La Tunisia, rispetto agli altri Paesi che hanno vissuto le nostre stesse vicende, ha voluto puntare sull’etica politica. Dopo ogni crisi tocca ai partiti sedersi ad un tavolo e discutere delle soluzioni. E’la cultura del dialogo che abbiamo osservato durante questi tre anni post rivoluzione che ci ha consentito di giungere alle elezioni. Non dimentichiamo che altri Paesi sono ricaduti nel passato a causa di forti pressioni ideologiche che hanno portato scontri e non incontri. L’Egitto e la Siria purtroppo hanno di fatto ribaltato i vantaggi che le piazze avevano assicurato.

C’è il rischio di un ritorno al passato, visto che molti candidati alle politiche di un mese fa erano stati ministri sotto Ben Alì?
Inutile nascondere che la preoccupazione esiste tra cittadini ed eletti, dal momento che molti dei nuovi deputati avevano ricoperto in passato ruoli di rilievo sotto Ben Alì. Ma oggi abbiamo il dovere di attendere gli eventi legati al nuovo governo e di sperare nel cambiamento. Personalmente sono sicura di una cosa: il popolo che negli ultimi quattro anni ha vissuto la libertà certamente non tornerà indietro.

twitter@FDepalo

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