Dopo la retata contro i media dell’opposizione che ha indignato l’Occidente, la deriva autoritaria della Turchia del premier islamico Recep Tayyip Erdoğan si acuisce. E a farne le spese è un suo vecchio alleato, l’intellettuale Muhammed Fethullah Gülen.
IL MANDATO DI CATTURA
Le autorità turche hanno emesso un mandato di cattura internazionale per l’imam, attualmente negli Stati Uniti, leader di un’influente confraternita islamica e diventato nemico numero uno del capo di Stato (qui un suo ritratto).
RAPPORTI TESI
I rapporti tra i due, come aveva già scritto Rossana Miranda su Formiche.net, erano tesi da tempo. Tra le motivazioni della rottura ci sono state numerose differenze nella linea da adottare in politica estera, sulla questione curda, i rapporti col Pkk e la gestione del conflitto siriano.
IL NODO TURCO
Da tempo la situazione in Turchia preoccupa l’Occidente e in particolare Washington. Ankara è un membro della Nato, ma prosegue nel rafforzamento di un asse politico-energetico con la Russia di Vladimir Putin, condannata dalla comunità internazionale per il suo ruolo nella crisi ucraina.
DERIVA AUTORITARIA
Gülen non è l’unica vittima dell’autoritarismo del leader islamico. Come riporta Repubblica, tra quelli “rimandati in cella in attesa del processo, ci sono i tre ex comandanti della polizia, Tufan Erguder, Erfan Ercikti e Mustafa Kilicaslan, accusati di “affiliazione a organizzazione terroristica”. Sulla testa del direttore della tv Samanyolu, Karaca, pende invece l’accusa di “guidare un’organizzazione terroristica”“. Inoltre, Erdogan ha ordinato il rilascio di Ekrem Dumanli, direttore del quotidiano Zaman, impedendogli di viaggiare in vista di una possibile incriminazione.