La Cdp (Cassa depositi e prestiti) non ha nessuna intenzione di vendere la quota di Metroweb detenuta tramite il Fondo strategico italiano, anzi. I suoi progetti sulla società leader della banda larga vedono la società controllata dal Tesoro presieduta da Franco Bassanini sempre più protagonista dello sviluppo infrastrutturale del nostro Paese.
Ma il destino di Metroweb è al momento in mano a F2ì, il Fondo Italiano per le Infrastrutture partecipato dalla Cdp e controllato da banche e fondi, che potrebbe presto dismettere la sua quota di controllo nella società milanese della fibra.
E mentre il governo attende a giorni i risultati della consultazione pubblica sul piano della banda ultralarga, i maggiori operatori italiani di telecomunicazioni hanno già preso posizione. Ecco gli ultimi aggiornamenti sul dossier seguito dai palazzi politici, economici e finanziari.
I PROGETTI DI BASSANINI
Bassanini immagina “una Metroweb in grado di investire molto, miliardi, nel potenziamento e nella realizzazione dell’infrastruttura di rete di nuova generazione”.
Le ultime dichiarazioni del presidente di Cdp e di Metroweb, secondo le quali la Cassa tramite Fsi sarebbe pronta ad un aumento di capitale, hanno confermato quanto scritto tempo fa da Formiche.net: “In Metroweb abbiamo una quota del 46% che consideriamo strategica. La nostra quota non è in vendita ma siamo pronti ad aumentare la dotazione di capitale”. Nella speranza – ha aggiunto Bassanini – che F2i, l’azionista di maggioranza con il 53%, concorra.
LE PROSSIME MOSSE DI RAVANELLI
Nel frattempo Renato Ravanelli, amministratore delegato di F2i, sta ancora valutando se cedere o meno la sua quota di maggioranza in Metroweb. Per deciderlo – secondo indiscrezioni di fonte finanziaria – aspetterà che passino le festività natalizie, dopo le quali convocherà i due gruppi che hanno inviato una manifestazione di interesse, Telecom e Vodafone, per approfondimenti sui piani industriali.
LA SOLUZIONE SISTEMICA
Ma all’ipotesi di un’asta al rialzo recentemente è emersa la possibilità, ipotizzata dal governo e non solo, di dare impulso allo sviluppo della fibra ottica attraverso una soluzione sistemica che permetta l’ingresso in Metroweb dei principali attori del settore telefonico, con un possibile ruolo della Cdp.
LA POSIZIONE DEGLI OPERATORI
A vedere come unica soluzione l’ingresso nell’azionariato della società degli operatori alternativi (Olo) interessati è stata Vodafone, la prima, tra l’altro, a manifestare la sua contrarietà all’operazione di Telecom in Metroweb inviando a fine novembre una lettera all’Autorità garante della Concorrenza, affinché assicuri una gestione neutrale e indipendente della Rete.
A favore della costituzione di un veicolo che comprenda tutti gli operatori e la Cdp, “che possa fare investimenti a lungo termine beneficiando anche delle risorse che, per la prima volta, il governo ha deciso di mettere a disposizione”, si è detto anche Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind.
Proposta fortemente criticata dal presidente di Telecom, Giuseppe Recchi: ”Frammentare un’infrastruttura non fa che rallentare un percorso. I condomini fanno sempre fatica a prendere decisioni figuriamoci a costruire una rete di nuova generazione”, ha affermato Recchi.
Coinvolto sia nelle vesti di amministratore delegato di Fastweb, che in quelle di azionista di Metroweb Milano, Alberto Calcagno, ha dichiarato di essere “interessato a un piano molto più ampio, nazionale”. A patto che il governo permetta ad ogni operatore che voglia investire “di avere le stesse possibilità dell’incumbent Telecom Italia”, ha detto in un’intervista al Corriere della sera. Per Calcagno, infatti, il piano del governo sulla banda larga non proteggerebbe e non stimolerebbe la competizione infrastrutturale andando a tutto vantaggio di Telecom.