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Ilva, Uil, Buzzi. Quando i fatti smentiscono i romanzi

I fatti a volte smentiscono i “romanzi”.

Primo fatto. Oggi Repubblica con Federico Fubini rilancia l’ipotesi allo studio del governo per un ingresso fino al 49 per cento dello Stato (si vedrà se con Cdp, Fsi o Fintecna) nella futura Ilva in cui i privati (presumibilmente Arcelor e Marcegaglia) avranno il 51 per cento. Dunque il gruppo che fa capo alla famiglia Marcegaglia (già ai vertici di Confindustria) sarà azionista con il Tesoro per dare un futuro all’Ilva. Nessuno scandalo. Tranne per coloro che per anni, anzi decenni, da media più o meno confindustriali hanno bulleggiato e maramaldeggiato contro chi diceva che un intervento dello Stato in aziende ritenute strategiche non è sempre da demonizzare, come opinionisti tonitruanti hanno sovente sermoneggiato e romanzato.

Secondo fatto. In questo caso è una frase-slogan ripetuta ieri da Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, che con la Cgil guidata da Susanna Camusso ha proclamato lo sciopero generale. Ecco la frase: “Oggi fermiamo l’Italia per farla ripartire nella direzione giusta: faremo una nuova resistenza“. Perbacco. Su questa concezione del sindacalismo moderno e riformatore chiederemo un approfondimento a leader sindacali del passato come Giorgio Benvenuto o come Enzo Mattina. Ma gli epiteti, e un po’ di terriccio, lanciati ieri a Bari contro Massimo D’Alema, mentre si vedevano sventolare le bandiere della Cgil e della Uil, dovrebbe indurre la confederazione già capitanata da Luigi Angeletti a romanzare meno sulle “resistenze” e analizzare ruolo e futuro di un sindacato che sembra aver deciso di concorrere sul terreno del landinismo invece di contrastarlo. Urge chiarimento dalla Uil.

Terzo fatto. O meglio terza notizia. Tema: Salvatore Buzzi, il cooperatore rosso che faceva affari con i neri a colpi di commesse pure verdi. Ecco cosa scrive oggi Sergio Rizzo sul Corriere della Sera andando a rileggere un rapporto degli ispettori della Ragioneria dello Stato incaricati un anno fa di capire com’era stata gestita la capitale che chiedeva allo Stato di essere salvata per la seconda volta in 5 anni: “L’avevano scritto chiaro e tondo nel loro ustionante rapporto di 320 pagine e 140 allegati: l’affidamento al Consorzio di cooperative sociali Eriches 29 del servizio di assistenza abitativa temporanea risultava in aperta violazione della legge sulle gare pubbliche. Come le continue proroghe al contratto assegnato più di tre anni fa dal Comune di Roma a Salvatore Buzzi“. Chiamatela se vi pare Mafia Capitale. Ma ci sono stati di sicuro Errori Capitali. Molte di quelle commesse erano dunque state date in maniera illegittima. Tutto il resto è romanzo, più o meno criminale.

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