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La tecnologia? Una minaccia per l’economia. L’ultima teoria di Nouriel Roubini

L’avanzare del progresso e delle nuove tecnologie porterà al tracollo dell’economia? No, questo non è l’incipit di un libro post-apocalittico ma il tema sviscerato da Nouriel Roubini, alias “Mr. Doom”, in occasione della cerimonia per l’85esimo anniversario della rivista Businessweek.

La riflessione dell’economista statunitense nasce da un discorso, non poco provocatorio, pronunciato da Stephen Hawking, il più grande astrofisico vivente, secondo cui gli esseri umani dovrebbero iniziare a pensare di colonizzare altri pianeti, perché l’intelligenza artificiale e i robot sostituiranno la razza umana.

Anche qui, si potrà pensare a quanto sia assurdo immaginare come reali scenari alla “Terminator” o alla “After Earth”. Ma Roubini assicura che tra 25, 50 o 100 anni non sarà così poiché già oggi viviamo in un’era digitale in cui computer, robotica e intelligenza artificiale rappresentano la quotidianità. E se è vero che la tecnologia è considerata, ormai, un alleato per l’evoluzione della specie umana e per il miglioramento dei processi produttivi, c’è un lato oscuro che secondo Mr. Doom non si può trascurare.

Quale sarà il futuro di quella che molti definiscono la “Terza rivoluzione industriale”? I tecnologi sostengono che siamo all’alba di importanti innovazioni che vanno oltre il settore dell’informazione e riguardano biotecnologie, tecnologie energetiche, nanotecnologie, e in particolare le tecnologie di produzione della robotica e dell’automazione. Questa ondata di innovazione offrirà molte opportunità, ad esempio lo sviluppo di energia verde e di nuovi tipi di investimenti molto più mirati.

Per quanto riguarda il settore manifatturiero, i progressi tecnologici in robotica e automazione (vedi l’evoluzione della stampa in 3D) aumenteranno la produttività e l’efficienza. Ciò si tradurrà in vantaggi economici per i produttori (in termini di guadagno), per i consumatori (in termini di risparmio) e per i lavoratori altamente qualificati.

Ma qual è l’altra faccia della medaglia di questa rivoluzione? Secondo Roubini, molti lavoratori non altamente specializzati e qualificati saranno tagliati fuori dal mercato e intere economie basate sulla semplice industria manifatturiera e sull’erogazione di servizi rischieranno la destabilizzazione.

Ciò si spiega con il fatto che i progressi tecnologici, per loro natura, sono:

– “capital intensive”, quindi favoriscono coloro che dispongono ampiamente di denaro e altre risorse;

– “skill biased”, favoriscono cioè coloro che hanno già un elevato livello di competenza tecnica;

– “labour saving”, tendono a ridurre il numero totale di posti di lavoro in economia.

Negli ultimi 30 anni, le economie emergenti hanno rimpiazzato quelle maggiormente sviluppate nel settore manifatturiero. Nonostante questo, le economie occidentali hanno cercato di compensare la perdita di posti di lavoro in questo settore sostituendolo, seppur con una distribuzione iniqua, con quello dell’economia dei servizi.

Ma anche questo settore “cuscinetto” sarebbe, per l’economista, a rischio “minaccia tecnologica”. Basti pensare, dice Roubin, a quello che è accaduto con Amazon e la rivoluzione degli e-book. Non solo, anche la vendita al dettaglio potrebbe essere investita dal processo di automatizzazione. E prima di quanto si pensi. Già oggi, molte aziende e attività commerciali si stanno dotando di robot per gestire e distribuire gli ordini.

Un’altra tendenza che può provocare una diminuzione dei posti di lavoro nel settore dei servizi è l’”Offshoring Pathway to Automation”, quello che Thomas Friedman descrive come l’esternalizzazione di posti di lavoro altamente qualificati dai mercati sviluppati ai mercati emergenti e che sta attualmente avvenendo in campo medico.

La Terza Rivoluzione Industriale coincide anche con altri cambiamenti sistemici nell’economia. Due degli esempi più evidenti riguardano il settore dei servizi finanziari e immobiliari che dopo la bolla immobiliare del 2008 stanno assistendo a una decentralizzazione dei posti di lavoro in India e in altri mercati emergenti. Anche in questo caso, il passo successivo all’outsorcing sarà la ben più economica automatizzazione di quegli stessi servizi.

Questo processo sta interessando anche altri ambiti: vedi l’istruzione con la creazione di sempre più sofisticati corsi online, la pubblica amministrazione con la diffusione dell’e-goverment, o ancora il sistema dei trasporti, basti pensare a servizi come Uber o il car-sharing.

Per capire le radici di questa rivoluzione epocale, per Mr. Doom, basta aprire i libri di storia. Dai campi si è passati alle fabbriche e dalle campagne alle città. Poi c’è stata una seconda rivoluzione industriale, caratterizzata dall’avvento della tecnologia e dei sistemi di comunicazione. E man mano che il progresso si è evoluto, è proporzionalmente aumentato il divario tra uomo e lavoro in ottica occupazionale. Con l’affermazione delle nuove tecnologie, la forbice si allarga maggiormente creando prospettive allarmanti per il futuro.

Ma allora l’umanità è destinata ad essere annientata dalle macchine? Roubini non è totalmente catastrofista in tal senso e spiega come il passato e la lezione dei grandi uomini della Storia quali  Bismarck, Gladstone e Roosevelt possano rappresentare un modello da studiare per poter evitare errori epocali e superare crisi.

E il primo passo qual è? Capire come rendere partecipi tutti quanti della ricchezza prodotta dalle nuove tecnologie, cercando un equilibrio tra il libero mercato e la salvaguardia dei lavoratori.

Perché il progresso avanza in maniera incessante e dobbiamo essere noi a capire che accoglienza riservargli.

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