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Ecco come il caso Google News Spagna divide la stampa mondiale

Google News chiude i battenti in Spagna. Ormai è ufficiale, il prossimo 16 novembre Big G disindicizzerà contenuti e articoli di tutte le testate iberiche a causa degli «insostenibili» obblighi – li definisce così in post sul suo blog ufficiale – previsti della legge approvata a fine ottobre e ribattezzata Google Tax.

UNA LUNGA SCIA DI POLEMICHE

In questi mesi il duello tra la società di Mountain View e Madrid ha scatenato moltissime critiche. La decisione della Spagna di imporre una tassa sui link è apparsa a molti anacronostica, soprattutto se si considera che l’informazione online, oggi, viaggia e si evolve grazie allo “sharing” e al “linking”.

La notizia dello scorso 11 dicembre non ha fatto altro che alimentare ulteriormente le polemiche, spaccando l’opinione pubblica mondiale. Facciamo una panoramica degli umori emersi in queste ore sulla stampa italiana e internazionale.

LA CONDANNA DI WIRED E IL ROTTAMATORE

Per il direttore di Wired Italia, Massimo Russo, «la decisione di Google di spegnere il proprio servizio News in Spagna grida che il re è nudo» e ritiene che l’adozione della Google Tax da parte della Spagna «neghi l’essenza stessa del web e tagli fuori i propri cittadini dal XXI secolo, malgrado l’accesso a Internet sia un diritto riconosciuto dall’Onu».

Non è meno sferzante nei toni Massimo Micucci de Il Rottamatore che descrive la vicenda come «un altro passo verso la morte di un’industria che merita di sparire nella sua forma attuale» e condanna «i reazionari analogici di tutti i colori che sono assai più impegnati a blindare l’Europa delle paure, che a costruire risposte alle sfide per far contare l’Europa nel mondo».

MONITI E DOMANDE DI CORRIERE E SOLE 24ORE

Mette sul piatto della bilancia le colpe delle rispettive parti in causa Luca De Biase che dalle colonne del Sole 24 Ore si chiede come mai «Google non abbia tentato una forma di dialogo con gli editori spagnoli. Ha reagito con una decisione drastica, di principio, senza cercare mediazioni». E condanna senza remore la Spagna per aver «scelto di approvare una misura tanto pericolosa per l’architettura della rete».

Massimo Sideri del Corriere della Sera definisce la rottura tra Google e la Spagna «un terremoto online» e lancia una provocazione: quale sarà il prossimo Paese a seguire l’esempio spagnolo? Perché, avverte, «la trasformazione delle abitudini di lettura sta facendo sì che molti lettori arrivino dal motore di ricerca o dai social network come Facebook».

L’INDIGNAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA

«Oggi è stata scritta una pagina nera per l’editoria on line e riguarda tutti noi. Editori e lettori. La libertà di informare e quella di essere informati». Questo il commento dell’Associazione nazionale della stampa on line che, assieme ad altre organizzazioni europee di editori, ha inviato una lettera al Commissario europeo per l’economia e la società digitali Gunther Oettinger per chiedere un intervento rapido affinché si eviti che altri governi nazionali seguano l’esempio della Spagna.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’Unione Stampa Periodica Italiana, che ha dichiarato assoluta contrarietà alla Google Tax poiché ritiene che i rapporti tra aggregatori ed editori debbano essere regolati con reciproci e liberi accordi commerciali e «non con leggi calate dall’alto, sulla base di un principio di tutela degli editori falso e retrogrado, che mira a favorire solo la grande editoria».

«DECISIONE GIUSTA» PER L’ISTITUTO ITALIANO PER LA PRIVACY

C’è chi invece, come Luca Bolognini, presidente dell’Istituto italiano per la Privacy e la valorizzazione dei dati, reputa sacrosanta la scelta presa dal colosso di Mountain View di chiudere alla Spagna. «È stata una scelta giusta e condivisibile, seppur terribile per gli utenti – spiega -. I rischi legali per Google, nel continuare a tenere accese le News in Spagna erano troppo alti». E poi in Europa, per Bolognini, ci sarebbero legislazioni troppo obsolete e analogiche «che trattano i motori di ricerca al pari degli editori, quando in realtà essi sono solo abilitatori e ‘incrementatori’ di pluralismo e di accesso all’informazione».

LA STAMPA ESTERA METTE IN GUARDIA “BIG G”

Spostiamo lo sguardo oltre i confini Italiani. Secondo il Financial Times, Big G non dovrebbe ignorare il modo in cui i governi europei stanno cercando di approvare leggi volte a limitare le sue attività poiché la considerano come una presenza dominante e una minaccia economica. «Se Google non lo capirà – si legge sul quotidiano britannico – potrebbe trovarsi di fronte a un tentativo molto più concreto e massiccio da parte dell’Europa di porre un freno al suo potere».

Sul fronte americano, Mark Scott del New York Times lancia un monito: al momento la legge spagnola riguarda solo gli aggregatori di notizie online ma le regole del gioco in futuro potrebbero ulteriormente cambiare perché a cambiare è il metodo di fruizione delle notizie. E presto, strumenti come Google News potrebbero risultare superati.

Usa toni al limite del dissacrante Jean-Baptiste Jacquin, penna di Le Monde, per cui la mossa della Spagna contro la società americana sarebbe il sintomo di una «ribellione gioiosa dell’Europa» contro il gigantesco monopolio delle news online.

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