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Mafia Capitale? Tutti gli affari verdi delle Coop rosse con i neri

Cosimo Di Gesù, Michele Prestipino, Giuseppe Pignatore e Mario Parente

Numeri, appalti, affari, settori delle cooperative gestite da Salvatore Buzzi, il numero due della presunta cupola del malaffare romano, finito agli arresti assieme ad altre 36 persone (oltre a 100 indagati, fra cui l’ex sindaco Gianni Alemanno). Il filo rosso con le Coop, il business dei campi rom, l’accoglienza ai rifugiati che si fa reddito politicamente bypartisan.

FILO ROSSO
Da 250 a 2500 posti. A tanto ammonta “la mano” dell’ex Pci Luca Odevaine (già in Comune con Veltroni sindaco e poi in provincia sotto Zingaretti), il factotum del Campidoglio e dell’organizzazione che, come ricostruisce un’inchiesta di Repubblica, riesce a decuplicare il numero dei posti decisi all’interno del vaso di Pandora del binomio immigrati-business: il Tavolo di coordinamento nazionale per l’accoglienza dei rifugiati. “Un mio intervento al Ministero ha fatto in modo che fosse portato a 2.500” dice in una conversazione intercettata dalle cimici dei Carabinieri. Odevaine, per la sua intermediazione, percepisce un mensile di 5mila euro, come risulta dal Libro Nero che ricostruisce nomi, cifre e partiti coinvolti.

29 GIUGNO
E’ l’altro braccio operativo del gruppo, la cooperativa nata nel 1985 a Rebibbia con l’allora detenuto Salvatore Buzzi, che ne diviene subito presidente e in seguito numero due dell’organizzazione che fa capo all’ex Nar Massimo Carminati. Secondo il gip la “Eriches 29 giugno”, bonifica sui conti “della moglie e del figlio di Odevaine una somma pari a 117.200 euro, senza una plausibile giustificazione economica”. Ma questo è il passo finanziario, che viene però preceduto dalla logistica degli immigrati. Ovvero dove sistemarli, dal momento che il numero inizialmente previsto è stato fatto lievitare proprio da Odevaine. Obiettivo i minori, per i quali il Viminale stanzia ben 91 euro al dì, contro i 35 per gli adulti.

MEGLIO MINORI
E così i cosiddetti campi Misna, dedicati ai minori stranieri non accompagnati, fanno più gola alla cupola che, tramite l’apporto di Buzzi, riesce anche ad organizzare un’occupazione abusiva. Un edificio disabitato del comune di Roma da occupare in via del Frantoio si legge nell’ordinanza del gip, dove verrà trasferita parte dei migranti. Ma come far procedere l’operazione? Tramite il presidente del V Municipio che, dopo l’occupazione, dovrebbe garantire di non far sgomberare l’area. E’ lo stesso Carminati, il guru del gruppo, intercettato, a spiegare l’evoluzione dell’interessamento durante una conversazione con un imprenditore: “Al mese c’hai due o tre sacchi di guadagno… capito? Stiamo a parlà deinteressi al 40 per cento”.

CAMPI E APPALTI
Ecco, quindi, prendere forma la cartina dei centri per minori gestiti dalle coop di Buzzi: Anguillara Sabazia, via del Frantoio, via Silicella, via Maremmana, Ciampino e Licenza. A cui, oltre al soggiorno, si somma l’appalto dei pasti vinto praticamente sempre dalla Unibar di Giuseppe Ietto, un altro degli imprenditori coinvolti nell’inchiestae affiliato secondo i pm al sodalizio “fascio-comunista”, definito dal “pirata” Carminati “uno nostro”. Che per ingraziarsi il grande capo assumerà la sorella (Micaela Anna Maria) e seguirà il trend di rapporti e business diversificati che porta ad un altro nome significativo nella Roma che conta: Agostino Gaglianone, proprietario della Imeg. E’lui che si aggiudica i lavori per il parco giochi per bambini realizzato nel fondo di Marco Staffoli, marito dell’ex presidente della Roma calcio Rosella Sensi. È sempre lui che realizza anche la manutenzione nel campo rom di Castel Romano gestito ancora dalla Eriches 29. Ma non è un lavoro come gli altri, questo, dal momento che quel campo è il più esteso della Capitale con quasi mille ospiti e circa 5 milioni di finanziamenti ottenuti solo lo scorso anno.

NUMERI
Su quel campo la fetta di torta da spartire è significativa: 500mila all’anno è la cifra che Ietto pronuncia al telefono con sua moglie (qui la ricostruzione dei lavori nella sua villa), a cui vanno sottratti 100mila da rigirare ai capi dell’organizzazione il cui tesoro sequestrato fino ad ora ammonta a 210 milioni di euro, ma che secondo i pm sarebbe molto più ingente. E, sostengono, nascosto nella City di Londra, dove da tempo si è trasferito il figlio di Carminati, con immobili acquistati nella zona di Notthing Hill.

BUSINESS
Meglio della droga. E’ la frase, emersa delle intercettazioni, che fotografa al meglio il caso “Mafia Capitale”. Secondo le ricostruzioni dei pm 40 milioni sono l’ammontare del fatturato targato Buzzi, con gli utili che “li facciamo sugli zingari, sull’emergenza abitativa e sugli immigrati”. Per avere un’idea del giro di affari scoperchiato dai Ros, basta fare due conti: al momento sono più di duemilacinquecento i richiedenti asilo e i profughi a Roma, con un costo per lo Stato di ben 35 milioni di euro e di sette per il Comune di Roma. Di questa cifra la metà andava direttamente all’organizzazione criminale. Fino a tre giorni fa.

CENE E CAMPAGNE
Accanto al business sui campi rom messo in piedi delle Coop, ecco i rivoli di denaro che giungono alla politica. Come osservato da Franco Bechis su Libero, al sindaco di Roma Ignazio Marino durante la sua campagna elettorale sarebbero giunti 30mila euro raccolti in due tranche e 5 mila a Luigi Nieri, di Sel, vicesindaco versati dalla società cooperativa 29 giugno. Anche l’assessore alla Casa, Daniele Ozzimo, (dimesso dopo la pubblicazione delle intercettazioni) ha ricevuto 20 mila euro sui 29.500 raccolti durante la campagna elettorale.

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