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#MafiaCapitale. Marchini sogna il Campidoglio, ma sarà una partita tra Salvini (Lega) e M5S

Roma, da due giorni, è stretta nel laccio della vergogna di un nuovo scandalo, di cui si conoscono solo i contorni iniziali, ma di cui pochi, oggi, potrebbero scommettere sulla parola “fine” in tempi brevi. L’inchiesta “MafiaCapitale” è partita con i botti: 37 arrestati tra le notte e le prime ore del mattino e ben 100 indagati eccellenti.

Centrodestra e PD a braccetto (con tanto di cene e foto ricordo), a leggere il contenuto di molte intercettazioni, in una gestione si presume di “profumo” politico-criminale.

Nel frattempo, Matteo Renzi, in questo caso da segretario del PD, ha commissariato il PD romano mettendo Matteo Orfini (famoso per il gruppo dei “Giovani Turchi”) a gestire questo atto straordinario (oggi parla di No al commissariamento al comune di Roma, ma ci crede veramente?). Ma non finisce qui, perché di fatto, nonostante le dichiarazioni di assoluta estraneità, è chiaro che già le dimissioni di Mirko Coratti (presidente dell’assemblea capitolina – oggi verrà sostituito presumibilmente da Valeria Baglio persona molto vicina al sindaco Marino) non lasciano ben sperare, per il futuro di questa municipalità (sia per gli atti ordinari che per quelli straordinari).

I 5 Stelle hanno perfino chiesto lo scioglimento dell’assemblea capitolina (bruciando sul tempo lo stesso Alfio Marchini, che, già, nel 2013, su Twitter parlava di mafia nella Capitale) per infiltrazioni mafiose, con tanto di arance rosse (una idea geniale che entra nell’immaginario collettivo come una bomba al napalm) posizionate sul tavolo della conferenza stampa aperta ai media. Un chiaro invito a portarle nei prossimi giorni ai carcerati.

Gli scenari futuri sono uno, nessuno, centomila. Il primo è quello del commissariamento di Roma, una sorta di traghettatore in attesa di nuove elezioni. Il secondo è quello di elezioni, magari all’interno di un ipotetico Election Day (politiche più amministrative) a maggio o ad ottobre 2015.

Alfio Marchini si è espresso a “Virus” (la trasmissione condotta da Nicola Porro), ieri sera, come possibile antagonista della sinistra e della destra, nonostante che entrambi gli schieramenti, nei mesi scorsi, abbiano dialogato con l’ex imprenditore romano (non l’ha detto chiaramente, ma lo ricordiamo noi). Per la prima volta Marchini, da quando è consigliere capitolino, secondo noi intelligentemente, si è smarcato a livello politico dalla proposta del centro-destra romano. Questo perché, dopo lo scoppio di °MafiaCapitale”, candidarsi nel cdx è un grave rischio di immagine per chiunque. E’ ormai un contenitore vuoto a perdere, chi vi rimane dentro è “morto politicamente”. Marchini ha fiutato l’aria e da bravo civico si sta sganciando con classe, rivendicando a sé una alternativa reale ad entrambi gli schieramenti. La gente romana è schifata, questo è indubbio. Non si fida più del cdx così come del centro.sinistra. Ecco perché Marchini oggi tira fuori il cappello del “civismo” dalla cassa degli abiti. Ma non ha fatto i conti con l’oste, anzi con gli osti: il Movimento a 5 Stelle e la LegaNord o quello che verrà dopo di essa (sia in termini di nome che di logo).

GLI SCENARI POSSIBILI

Alle prossime comunali Renzi tirerà fuori uno dei suoi, anzi una dei suoi, come un “coniglio”, ma potrebbe non bastare. E’ troppo facile dire, a posteriore, “ma io non sapevo” o “non erano uomini miei”. Sì, troppo facile. C’è una indubbia responsabilità politico-morale, cui non ci si può sganciare così facilmente. Ma un 25-35 per cento potrebbe ancora valere, soprattutto se le elezioni non fossero a maggio 2015. Il cdx prenderà invece una scoppola di portata mondiale: dopo queste elezioni molti politici romani non solo andranno a casa, ma finirà proprio la loro carriera politica. Meglio, forse, saltare un giro e presentare almeno dei nomi di giovani non “sputtanati”. Ma a destra non sempre il buon senso vince, anche perché una poltrona è una poltrona.

E arriviamo a Marchini. Crede di aver già vinto. Sbaglia tremendamente. Non è il suo turno, purtroppo. Crederlo sarà il suo più grande sbaglio politico. Può crescere sì, può portare a casa più consiglieri dell’ultima volta (ma solo se si candiderà da solo – se andrà in ticket con cdx come si parlava da tempo andrà al patibolo senza saperlo, politicamente parlando) Dovrà fare molta attenzione alla composizione della sua lista: perché anche l’ultima volta aveva come capilista nei municipi tutti ex politici del csx alla ricerca di un posto al sole. Quindi dove è questa purezza ideologica che vanta in tv? Candidi piuttosto solo civici veri, giovani e senza cv politici inutili. Ma non ha il coraggio di farlo. Non è nelle sue corde. Alessandro Onorato (suo consigliere e spin-doctor politico) gli porterà in dote un po’ di giovani della sua Fondazione, ma alla fine anche Onorato arriva dall’UDC. Era il “delfino” di Pierferdinando Casini. Non può dire io sono nuovo. E’ giovane, ma è già vecchio, per certi versi. Non è stupido, anzi, ma non può vantare una reale “verginità” politica. L’ha persa negli anni di UDC, dopo diversi giri in almeno altri due schieramenti (lista civica Veltroni e si parla anche delle giovanili della parte avversa). 

Ma se non è neppure Marchini il nome del nuovo sindaco, da dove può uscire? Dalla Lega o da M5S. Per ragioni diverse. La Lega sta preparando le truppe per le prossime comunali. Matteo Salvini vuole prendere Roma, ne ha già parlato in un vertice molto riservato a Milano con i suoi. Sa che deve spingere solo sull’acceleratore, in borgata (e a Roma sono veramente tante) farà “strike”, deve solo presentarsi in piazza e raccogliere i voti come nella pesca a strascico. In borgata Marchini non prenderà neppure un voto, non “buca” perché è troppo chic, un ex giocatore di polo che va a parlare in un momento storico come questo di occupazione di case abusive, ce lo vedete? Meglio non presentarsi. Si rischia il flop. Marchini può raccogliere voti importanti nel centro storico, a Prati, e a Roma Nord (anche se qui nascerà una lista civica di moderati proprio in contrapposizione a Marchini, guidata da un personaggio pubblico – quindi anche qui non farà il pieno di voti).

Il vero rivale della Lega sarà il M5S, per una ragionamento squisitamente politico: non sono “sputtanati”, sono sempre stati coerenti (hanno comunque preso più voti anche nel 2013 di Marchini, quarta lista per numero di voti) e potrebbero presentare un nome di alto profilo (in ambienti vicini al M5S si parla segretamente di Di Maiodeputato, giovane e bravo e con una classe politica innata superiore anche a quella di Alfio Marchini). Se lo presentano prendono tanti voti a Roma.

Quindi, ricapitolando, alle prossime comunali avremo il debutto della Lega, soggetto politico importante, che nessuno fino ad oggi aveva previsto, un M5S in risalita (sull’onda dello schifo di questa inchiesta), il PD romano in chiave renziana (pre-inchiesta si parlava di Lorenza Bonaccorsi) con una serie di liste apparentate di csx, una coalizione frantumata di cdx, Alfio Marchini e comunque anche la presenza di una marea di piccole liste civiche nei diversi municipi che toglieranno comunque voti ai grandi partiti. Con il 15-20 per cento si può andare perfino al ballottaggio, con lo spauracchio di una astensione record che penalizzerebbe proprio personaggi come Marchini costretto ad intercettare il voto di opinione, non potendo contare su truppe cammellate (al di là dei 3200 voti di Alessandro Onorato). C’è da divertirsi.

Certo se dovesse vincere un candidato sindaco Leghista o Grillino a Roma è veramente finito un mondo. Altro che #MafiaCapitale.

 

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