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Ecco le prossime mosse di Papa Francesco su cardinali e riforme

Sarà un febbraio intenso, il prossimo, in Vaticano. Lo schema è quello seguito in questo 2014: riunione del Consiglio dei nove cardinali consiglieri per la riforma della curia romana, concistoro con tutti i porporati presenti a Roma, concistoro per la creazione di nuovi eminentissimi. Lo ha comunicato ai giornalisti, giovedì scorso, padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa.

IL CONCISTORO TRA RIFORME E NUOVE PORPORE

“La prossima plenaria del C9 avrà luogo a febbraio, nei giorni dal 9 all’11, e farà una nuova rilettura un po’ complessiva dello stato attuale di formulazione degli orientamenti e delle proposte per la riforma della Curia, in modo tale da poterla anche presentare al Concistoro, che è previsto immediatamente dopo”.

IL PROGRAMMA DI FEBBRAIO 

Infatti, ha aggiunto Lombardi, nei giorni 12 e 13 febbraio avrà luogo un Concistoro in occasione del quale “verrà presentato al Collegio dei cardinali lo stato del lavoro del C9, sia come preparazione della riforma della curia sia anche nelle sue altre funzioni che ha svolto o sta svolgendo come consiglio del Santo Padre”. Si tratterà, insomma, “di una condivisione e di un’ulteriore verifica del cammino che è in corso”. Nell’ultimo appuntamento dei nove, che s’è chiuso giovedì, molto spazio hanno avuto “le osservazioni fatte in occasione della riunione dei capi dicastero della curia presieduta dal Papa alcune settimane fa, il 24 novembre, in cui il segretario mons. Semeraro, ha presentato gli orientamenti e le proposte dei nove cardinali a proposito della riforma della curia”. Lombardi ha precisato che “si tratta di un processo che continua, gli approfondimenti sono tuttora in corso, non ci sono decisioni formali”. Anche sulla tempistica, ci sarà da aspettare: “Siamo nel corso di un processo di riforma che ha ancora dei tempi abbastanza ampi davanti a sé”.

IL TETTO DEI 120 ELETTORI

Ma l’attenzione di tutti è già rivolta a quanto accadrà il 14 febbraio, quando il Papa creerà nuovi cardinali. Il giorno dopo, la domenica, si terrà la messa con tutti i novelli porporati. Ovviamente, nessun nome è stato fatto. Spetterà a Francesco, probabilmente tra l’Epifania e la domenica successiva, leggere i prescelti. Saranno pochi, se si vorrà rispettare il tetto dei 120 elettori fissato da Paolo VI. Per la data del concistoro, infatti, i posti liberi saranno dieci, benché il 3 marzo uscirà dal novero dei “votanti” l’egiziano Antonios Naguib, patriarca emerito di Alessandria dei Copti. E poco dopo, il 19 aprile, compirà ottant’anni l’arcivescovo emerito di Philadelphia, Justin Francis Rigali. In teoria, dunque, sarebbe possibile disporre di dodici nuove berrette, con il tetto che sarebbe sfondato di sole due unità per due mesi. Naturalmente, come più volte fece Giovanni Paolo II, il Pontefice può disporre come meglio crede e nominare quanti cardinali vuole. Nessun tetto esiste invece per gli ultraottantenni.

TANTI PRETENDENTI PER POCHI POSTI

Francesco avrà così verosimilmente una dozzina di posti a disposizione quando però i pretendenti sono molti di più. Basta dare un’occhiata alle sedi tradizionalmente cardinalizie per accorgersi che in lista ci sono, ad esempio, Madrid, Lisbona, Toledo, Venezia, Torino, Armagh, San Salvador de Bahia, Bruxelles, Los Angeles, Philadelphia, Baltimora, Chicago. E questo solo per citarne qualcuna. Ma Francesco ha già dimostrato di sorprendere. Lo scorso gennaio, leggendo la lista dei prescelti, nominò sedi che mai prima d’ora avevano avuto un cardinale: Ouagadougou, Cotabato, Les Cayes. Nonostante poi in Italia ci fossero ben due sedi che per prassi hanno sempre ricevuto la berretta (Venezia e Torino), Bergoglio scelse solo Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, città il cui ultimo porporato era stato Vincenzo Gioacchino Pecci, prima di essere eletto nel 1878 Papa con il nome di Leone XIII.

IL “PROBLEMA” AMERICANO

Probabile, dunque, che anche stavolta ci saranno sorprese. Particolare attenzione desta la situazione americana. Lì, di porpore potenziali ce ne sono tante, per cui è ovvio che il Pontefice dovrà fare una scelta che probabilmente scontenterà qualcuno (benché ufficialmente il cardinalato sia sempre considerato un servizio e non un premio). Uno dei criteri usati (non sempre) da Benedetto XVI faceva sì che la porpora non fosse assegnata a un ordinario diocesano se l’emerito era ancora elettore, cioè con un’età inferiore agli ottant’anni. Applicando tale principio anche stavolta, a rimanere fuori sarebbero Los Angeles, Chicago, forse Philadelphia. Ma non è affatto detto che il Papa segua questo schema, che precluderebbe la porpora al vescovo della più grande diocesi americana (Los Angeles), a quello da lui personalmente scelto per una delle sedi più prestigiose degli Stati Uniti (Chicago) e per colui che ospiterà il prossimo Incontro mondiale delle famiglie (Philadelphia).

LA NECESSITA’ DI RIEQUILIBRARE IL COLLEGIO

C’è poi la questione del riequilibrio della presenza italiana nel Collegio. A oggi, su cinquantadue elettori europei, ben ventiquattro sono italiani. Un numero esorbitante se rapportato a quello di paesi dove la presenza cattolica è ben maggiore, come il Brasile (quattro elettori) e il Messico (solo due).

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