Nel giorno in cui il responsabile del Welfare Giuliano Poletti assume l’impegno di rendere stabile nel tempo il programma “Garanzia Giovani” pur con i limiti e le carenze da più parti messi in luce, un’iniziativa potrebbe costituire il modello per promuovere strategie di inserimento occupazionale a favore dei ragazzi formati nelle università italiane.
“Life skills for employability”, presentato a Roma presso la sede del Monte dei Paschi di Siena, è un progetto promosso da Elis, organizzazione no profit di formazione professionale e solidarietà sociale orientate al lavoro.
La sinergia virtuosa tra università e imprese
Fondata nel 1964, l’associazione Centro ELIS nell’edizione del 2012 ha lanciato il progetto “Employability 2.0 ideato da Ilaria Dalla Riva, attuale Direttore Risorse Umane della Banca Monte Paschi di Siena ed ex Direttore Risorse Umane di SKY, all’epoca presidente di turno dell’associazione. L’idea innovativa, unico esempio a livello europeo, prevede un percorso di alternanza tra formazione e lavoro che favorisce l’inserimento di giovani laureati nel mercato professionale grazie al coinvolgimento di un consorzio di grandi imprese. Tutti i partecipanti svolgono due anni di esperienza retribuita in due progetti di aziende tra loro collegate. Terreno privilegiato è l’attività di marketing e tecnologie della comunicazione con un metodo interattivo e partecipato. Il progetto di Dalla Riva si basa sul trasformare la precarietà in flessibilità lavorativa attraverso una elevata impiegabilità delle risorse coinvolte nel progetto che, in contesti diversi, acquisiscono grazie ad una formazione strutturata ed un’esperienza aziendale diversificata, un’elevata appetibilità d’impiego per aziende di vari settori.
Le candidature pervenute nel 2012 sono 10.572, i giovani inseriti nel programma 82, le università coinvolte nella fase di promozione 26, le realtà produttive protagoniste 18. Con un risultato lusinghiero: oltre il 90 per cento dei ragazzi che ha terminato il percorso è stato assunto.
Cifre tanto più rilevanti visto il tasso di persone prive di lavoro in Europa, il più elevato al mondo fatta eccezione per Nord Africa e Medio Oriente. Un livello di disoccupazione che in Italia è rilevato soprattutto nella popolazione giovanile: il 40 per cento nel 2013.
L’importanza delle competenze pratiche
Ma che non è provocato esclusivamente dalla crisi e stagnazione economica comune a gran parte del Vecchio Continente. Perché molte volte le imprese italiane ed europee lamentano la carenza di competenze adeguate a ricoprire i ruoli richiesi: lavoro in gruppo, risoluzione dei problemi, comunicazione scritta, etica professionale.
È il complesso delle competenze pratiche definite life skills. E che consistono nella capacità di modificare e adattare i propri comportamenti per affrontare sfide future e non facilmente prevedibili.
Atteggiamenti osservabili empiricamente che trovano riscontro nell’attitudine ad analizzare, relazionarsi e affrontare più che conoscenze valutabili tramite test. Grazie a tali requisiti le persone riescono a ottenere più facilmente opportunità professionali nell’arco della vita.
La scarsa sintonia tra mondo educativo e imprese
A riprova del loro rilievo vi è la strategia promossa da autorevoli istituzioni. L’Ocse ha messo a punto un’iniziativa per favorire l’investimento delle imprese in competenze. E l’Organizzazione internazionale per il lavoro ne ha evidenziato il valore per accrescere le prospettive occupazionali dei giovani e la produttività delle aziende. Mentre la multinazionale McKinsey ha mostrato come mondo educativo e tessuto economico non siano allineati.
È sufficiente considerare che oggi appena il 38 per cento degli studenti e il 35 per cento degli imprenditori ritengono adeguate le competenze di chi richiede di svolgere un’attività professionale. A fronte del 74 per cento di soddisfazione espresso da scuole e università. Per questa ragione Elis ha messo in cantiere un nuovo progetto, “Employability 2.1”, in partnership con la Luiss Business School.
L’esigenza di un’evoluzione tecnologica delle Pmi
Per poter realizzare le proprie potenzialità, programmi di tale respiro devono contare su una cornice istituzionale favorevole. Illustrata da Ivano Russo, consigliere del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Graziano Delrio: “Per affrontare i drammatici problemi di lavoro soprattutto giovanile e femminile nel Mezzogiorno, l’Italia può beneficiare complessivamente di 10,4 miliardi di fondi strutturali europei. Ma per spenderli la Commissione Ue chiede strategie sovra-regionali a vasto raggio di rilancio del tessuto produttivo e valorizzazione del capitale umano”.
Esempio concreto di questa politica il dirigente lo individua nei riflessi della crisi dell’industria automobilistica in Puglia, Molise e Lazio. Contrazione produttiva di cui hanno sofferto le aziende limitrofe di fornitori. Realtà che a suo giudizio devono smettere di dipendere da un unico committente come era la Fiat.
Per trasformarsi in partner tecnologici delle grandi imprese di macchine italiane e mondiali: “Le piccole e medie aziende che riescono a farlo e a salvare se stesse come in Gran Bretagna divengono centri di ricerca bisognose di personale formato e adeguato”.
Puntare tutto su 20 priorità strategiche
Per Russo è necessario individuare 20 grandi progetti industriali su cui orientare risorse, ricerca e formazione professionale con il coordinamento delle istituzioni, il protagonismo delle università e il coinvolgimento delle imprese.
Ragionamento ben diverso dalla logica dei finanziamenti pubblici a pioggia, e che fa leva su un utilizzo intelligente dei fondi Ue. “Strategia che il governo vuole portare avanti rimuovendo il maggior numero di filtri e mediazioni, fonte di sprechi e clientelismo”.