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Perché la crescita americana non fa lievitare il consenso di Obama

Anche Obama ha il suo “spread“, ed è quello tra i dati dell’economia americana, entusiasmanti, e il consenso interno al suo governo, non certo ai massimi storici.

NUMERI ECCEZIONALI

Come scritto da Formiche.net, i numeri, pur con le dovute interpretazioni, danno ragione alla Casa Bianca: più 5% nel terzo trimestre dell’anno, da luglio a settembre. È l’aumento più consistente registrato dall’estate 2003 per l’economia americana: un balzo che ha scavalcato il già ottimo 3,9% atteso dal governo.

UN “PERDENTE” DI SUCCESSO?

Eppure ciò non è stato sufficiente a scrollare di dosso dal presidente americano l’immagine di “perdente di successo”.

Solo un mese fa, il Partito democratico ha subito una pesante sconfitta alle elezioni di midterm, che da gennaio si tradurrà in una Congresso tinto interamente di rosso, il colore dei repubblicani Usa. Mentre ora, nonostante l’uscita dell’America dalla crisi dopo il tremendo tonfo del 2008, il capo di Stato non è riuscito a risollevare nei sondaggi il gradimento alla sua persona.

LE RAGIONI ECONOMICHE…

Come mai? Le ragioni sono, in parte, squisitamente economiche e hanno ben poco a che fare con la politica estera di Washington. Nonostante il felice mix fatto di calo del prezzo del petrolio, investimenti e politiche espansive della Fed, nel boom dell’occupazione Usa non ci sono solo impieghi stabili, ma anche molta flessibilità, che se da un lato rende più dinamico il sistema produttivo, dall’altro ha dei costi sociali meno accettabili (non solo nel Vecchio Continente).

…E QUELLE SOCIO-POLITICHE

Ma c’è dell’altro. Per diversi analisti, gli Usa sono in preda a un “corto circuito” culturale. Perennemente insoddisfatti, tendono ad attribuire ai presidenti poteri maggiori di quanti in realtà ne abbiano. E poi, molti americani, spiega Politico, si sentono tagliati fuori da questa crescita. La Casa Bianca è consapevole dei risultati raggiunti. Eppure un’ampia fetta di cittadini crede che la crisi perduri. La sensazione è frutto di dati oggettivi – come i salari ancora stagnanti in alcuni settori – ma anche di sfiducia. Cambiare questo sentimento, sottolinea il sito, è “il progetto fondamentale di Obama per i prossimi due anni, e lui e i suoi collaboratori lo sanno”. La sua stessa eredità “dipende da esso”. Né l’assistenza sanitaria, la riforma dell’immigrazione, l’apertura di un’ambasciata a Cuba, né qualsiasi altra cosa migliorerà la situazione se, a torto o a ragione, la maggior parte delle persone “sentirà di star peggio di come stava all’inizio del suo mandato”.

Anche per questo, anticipa il quotidiano, il presidente concentrerà il suo discorso sullo Stato dell’Unione proprio su questo tema e utilizzerà le prime settimane di gennaio viaggiando per il paese e promuovendo un nuovo messaggio economico.

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