Chiamatelo sessismo o gender gap, la sostanza non cambia: anche nei premi letterari (e non) le donne sono sfavorite solo per il fatto di essere donne. La giornalista Costanza Rizzacasa ha scritto che il mondo letterario italiano è “ferocemente sessista” e che il nostro Paese ritiene i libri troppo belli per essere scritti da una donna. “È il sessismo furioso dei premi letterari, e ahinoi non è solo italiano”, dice la Rizzacasa.
IL SESSISMO DEI PREMI LETTERARI
Esagerazione? No, se guardiamo i numeri. Il New York Times ha messo di recente in evidenza lo squilibrio di genere nei premi letterari, a cominciare dal francese Prix Goncourt, che, dal 2004, è stato assegnato solo a due donne contro nove uomini. Un po’ meglio del Goncourt fanno l’americano National Book Award (nato nel 1950 – quattro vincitrici e sette vincitori dal 2004 nella categoria fiction) e l’inglese Booker Prize, creato nel 1969 e andato, negli ultimi undici anni, a cinque donne e sei uomini. E se il Pulitzer per la narrativa, conferito dal 1918, conta 32 vincitrici, un solo premio letterario vanta più scrittrici che scrittori: quello del German Book Prize (6 a 4).
MAGLIA NERA ALLO STREGA
L’Italia fa peggio di tutti. Il Premio Bancarella, dal 1953, è stato vinto solo da otto scrittrici. In dieci hanno vinto il Campiello, consegnato per la prima volta nel 1963. Statistiche ancora più scoraggianti per il Premio Strega, il più famoso d’Italia: nelle sue quasi settanta edizioni è stato assegnato ad appena dieci donne – l’ultima delle quali, Melania Mazzucco, nel 2003. Poi, da Ugo Riccarelli a Francesco Piccolo, tutti uomini, per undici anni: un record.
Il vincitore di quest’anno Francesco Piccolo, tra l’altro, sta lavorando all’adattamento televisivo delle opere di Elena Ferrante (best seller pubblicati anche in Usa e Uk), un’autrice di cui non è nota la vera identità; questo ha alimentato alcune voci che dicono che dietro lo pseudonimo si nasconda un uomo – tanto per tornare alle affermazioni di Costanza Rizzacasa sul sessismo del mondo letterario italiano, che non crede al talento delle donne.
UOMINI CHE NON LEGGONO LE DONNE
La discussione sul gender gap in letteratura era già stata suscitata un anno fa da un post di Julie Crisp, editorial director della casa editrice britannica Tor UK, che rivelava che solo il 32% dei manoscritti ricevuti quell’anno erano di donne.
Gillian Redfearn, deputy publishing Director di Gollancz, altra casa editrice britannica, ha confermato: “Solo il 25% dei nostri 20 maggiori titoli sono di donne. Nei primi 50 e 100 titoli, il 23% soltanto è scritto da donne”. Ma le donne scrivono di meno o sono meno brave? Niente affatto: il problema, spiegano le stesse case editrici, è che esiste un pregiudizio nei lettori che porta gli editori a pensare che un libro scritto da un uomo verrà comprato sia da uomini che da donne, mentre un libro scritto da una donna attrarrà solo le donne.
Sophia McDougall, autrice britannica, ha scritto in risposta al post della Crisp che le è stato detto: “Se c’è una donna sulla copertina, il libro non vende”.
Per questo ha suscitato stupore negli Usa la scorsa edizione del National Book Critics Circle Award: ben cinque premi su un totale di sei sono andati a scrittrici donne. I media hanno parlato di “riscossa femminista delle lettere Usa”.
SCRITTORE O SCRITTRICE?
“Scrittore, scrittrice: certo, fa lo stesso. Però. Però esiste ancora un pregiudizio irritante”, dice Paola Soriga, che insieme a Simona Baldanzi e Silvia Avallone ha pubblicato una rilettura dell’opera di Elsa Morante, prima vincitrice del Premio Strega nel 1957. “In tanti, anche tra i miei amici scrittori, continuano a pensare che i libri scritti da donne vadano bene soprattutto per le donne”. Dalla morte della Morante “le cose, in Italia, non sono cambiate molto. Dal punto di vista culturale, nel lavoro, nella vita di tutti i giorni, la donna è ancora discriminata. E questo vale anche per la letteratura: le donne che scrivono sono sempre e comunque guardate con diffidenza. La lezione della Morante, quindi, resta attuale, perché la sua battaglia è tutt’altro che vinta. E di attuale, in lei, c’è soprattutto il suo non volersi trincerare in una cultura della differenza: e sul terreno della letteratura, puntando sul suo linguaggio universale, ci si gioca una libertà molto più ampia”.
VITA DURA PER GLI ESORDIENTI
Negli Usa quest’anno il National Book Award ha fatto notizia anche per un altro motivo: l’assegnazione del premio per la categoria fiction all’ex Marine americano Phil Klay per la raccolta di racconti “Redeployment”. Si tratta infatti del primo autore esordiente in 12 anni che vince il premio, uno dei più prestigiosi negli Usa. Anche questa è una forma di discriminazione, quella che colpisce gli esordienti, spesso pubblicati da piccole case editrici con scarsi mezzi, a vantaggio di nomi noti promossi da colossi dell’editoria. Negli Stati Uniti – ma anche in Europa – opere prime come quella di Klay difficilmente si aggiudicano premi importanti e lo dimostra ancora l’analisi del New York Times di undici anni di vincitori di premi letterari in Usa, Uk, Germania, Francia e Italia: dal 2004 solo altri 4 autori esordienti sono stati premiati.
TUTTE LE DISCRIMINAZIONI DEL NOBEL
Le discriminazioni non appartengono solo ai premi nazionali. L’assegnazione dei Premi Nobel porta alla luce altri generi di discriminazione, fa notare un articolo del Telegraph corredato da eloquenti grafici: il premio non solo “preferisce” autori, scienziati ed economisti uomini, ma anche i Paesi occidentali. Gli Stati Uniti hanno in totale (tutte le categorie del Premio Nobel) 323 vincitori, seguiti dalla Gran Bretagna con 113, e poi dalla Germania con 87. Appena 17 premi sono andati a uomini o donne dell’Africa e 10 a uomini o donne del Sud America.
Naturalmente, anche il gender gap è molto ben rappresentato nei Premi Nobel, e nella scienza molto più che nelle lettere. Dal 1901 l’Accademia di Svezia ha infatti assegnato 867 premi, di cui 46 a donne: solo il 5%. La prima premiata è stata Marie Curie, che ha vinto il Premio Nobel per la fisica insieme al marito Pierre nel 1903 e e poi quello della chimica nel 1911. Da allora, appena 15 donne hanno ottenuto il premio Nobel nei vari campi della scienza, contro 500 uomini. Sono invece 13 le donne scrittrici premiate dal 1901, contro 98 uomini (l’ultima, nel 2013, la canadese Alice Munro); 14 le donne Nobel per la pace e una sola per l’economia, l’americana Elinor “Lin” Ostrom.