«Occupazioni e autogestioni scolastiche sono esperienze di grande partecipazione democratica. In alcuni casi più formative di ore passate in classe. Io le “istituzionalizzerei”». Quella pronunciata dal sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, un paio di settimane fa è senz’altro la frase simbolo del “periodo caldo” che sta per concludersi sul fronte delle occupazioni scolastiche.
FARAONE E L’APOLOGIA DELL’OCCUPAZIONE
E mentre in molti licei d’Italia, da Milano a Roma passando per Palermo, autogestioni e occupazioni diminuiscono e la situazione torna gradualmente alla normalità (ma non al liceo artistico Rossi a Roma nonostante la preside abbia invocato i Carabinieri per porre fine all’occupazione di una dozzina di studenti), le polemiche accese dalle parole del sottosegretario all’Istruzione del Pd ardono ancora a fuoco vivo.
Del resto, il discorso di Faraone ha destato molto scalpore non soltanto perché scritto nero su bianco e ospitato sulle pagine di un quotidiano nazionale, La Stampa – perciò difficilmente smentibile o aperto a fantasiose interpretazioni –, ma anche perché forse per la prima volta una figura istituzionale di spicco esalta e difende un atto, quello dell’occupare, che per la legge è considerato reato.
IL SIT-IN DEI PRESIDI DI ROMA
L’indignazione della dirigenza e del corpo docente di molti atenei italiani è esplosa in varie forme di contestazione. A Roma con un sit-in organizzato davanti al dicastero dell’Istruzione e promosso dalla preside del liceo Tasso, Maria Letizia Terrinoni. A darle man forte 13 presidi di altrettante scuole superiori della capitale (Mamiani, Virgilio, Manara, Talete, Giulio Cesare, Lucrezio Caro, Montessori, Visconti, Amaldi, Righi, Aristofane, Dante Alighieri, Tacito), che hanno scritto e firmato una lettera indirizzata al sottosegretario in cui si legge: «Capiamo che il Governo voglia mostrare di dialogare con la scuola e con gli studenti, un’ottima strategia, ma non all’interno di scuole occupate, non nell’illegalità. Questo ci sentiamo di chiederglielo».
Nella missiva i dirigenti affermano che «l’occupazione è una azione illegale, talvolta violenta, dove una minoranza rimane a presidiare giorno e notte la scuola, senza alcuna attenzione ai temi della sicurezza, ed escludendo una maggioranza di studenti che magari vorrebbero discutere sui problemi della scuola e del Paese». E spiegano che «dirigenti, professori, genitori e studenti si sono spesso trovati in totale solitudine a gestire situazioni drammatiche che hanno ben poco a che fare con la scoperta della passione civile e politica … e del sacco a pelo – aggiungono – Le scuole, dopo l’occupazione, vengono spesso lasciate in uno stato di prostrazione, sporche e rovinate, con danni per migliaia di euro. I ragazzi perdono giorni di attività didattica e di attività formative extracurricolari che la Scuola organizza».
LA PETIZIONE DEI DOCENTI DI FIRENZE
A Firenze il “Gruppo per la scuola del merito e della responsabilità”, formato da professori di istituti medi e superiori, in 24 ore ha raccolto oltre 500 adesioni per la richiesta di dimissioni di Faraone. Il gruppo contesta il comportamento del sottosegretario che, nel pieno di un’ondata di occupazioni di scuole superiori, invece di richiamare gli studenti alle loro responsabilità e sostenere presidi e insegnanti, ha pubblicamente elogiato queste iniziative.
Il gruppo afferma nella lettera che «la realtà delle scuole sottratte alla responsabilità del dirigente scolastico a cui sono affidate è ben diversa: minoranze di studenti che impediscono a migliaia e migliaia di compagni di frequentare le lezioni, e di lavorare a migliaia di docenti, custodi e amministrativi; perdita di settimane di lezione con conoscenze e competenze andate perse; ingente dilapidazione di denaro pubblico (due giorni di fermo della didattica bruciano quanto il padre di un occupante guadagna in un mese), e questo proprio mente si protesta per i tagli e per le ristrettezze in cui versano le scuole; infine, frequenti danni alle strutture e alle attrezzature, a volte con incursioni incontrollabili di elementi esterni. Il tutto – si legge ancora – in cambio di qualcosa che molto spesso si risolve nel bivacco notturno di pochi e di giornate, salvo rare eccezioni, inconcludenti a cui partecipa un’esigua minoranza».
INCONTRI ISTITUZIONALI ANNULLATI
Ci sono stati, poi, dirigenti e presidi che hanno preferito evitare qualsiasi tipo di confronto con il sottosegretario. È il caso di Silvia Parigi, dirigente del Liceo “Comenio” di Napoli, che ha annullato l’incontro istituzionale con Faraone in programma per lo scorso 10 dicembre. «Non ho né il tempo, né alcun motivo di incontrare l’on. Faraone – ha spiegato la preside -, che definisce le occupazioni scolastiche “una lotta all’apatia”, le considera “più formative delle ore passate in classe”, le considera momenti privilegiati durante i quali “si seleziona la classe dirigente”, nonché l’unica occasione in cui le aule scolastiche “appaiono calde e umane”, pronube di meravigliosi amori “consumati in quei sacchi a pelo” – ha concluso -, all’interno dei quali tanti “ragazzi e ragazze hanno trovato l’anima gemella”».
L’EPISODIO DEL LICEO VIRGILIO DI ROMA
Ma il discorso di Faraone, oltre a sollevare polemiche e contestazioni da parte del mondo della dirigenza scolastica, ha dato vita come era facile prevedere a situazioni paradossali. Basti pensare all’annullamento dell’incontro che sarebbe dovuto avvenire lo scorso 5 dicembre tra il sottosegretario e studenti, docenti e genitori del liceo Virgilio di Roma.
Le motivazione fornite sulla cancellazione dell’appuntamento sono state diverse. Mentre il sottosegretario dem ha spiegato che sono stati i ragazzi a sconvocare la riunione, ritenendo non vi fossero più le condizioni per una sua partecipazione. Gli studenti in un comunicato hanno dichiarato che «la preside e un gruppo di genitori e docenti contrari all’occupazione volevano strumentalizzare l’incontro col sottosegretario Davide Faraone che aveva gentilmente accettato il nostro invito. Questo tentativo ha insinuato dubbi nel sottosegretario stesso che ha preferito non prendere parte all’incontro previsto». «Il senso della parola dialogo, insistentemente pronunciata dalla Dirigente Scolastica – conclude la nota – si rivela ora in tutta la sua inconsistenza. Davanti allo svilimento delle potenzialità dell’incontro, davanti alla volontà di soffocare un confronto politico di interesse nazionale e davanti a intimidazioni e minacce non ci siamo lasciati scoraggiare».
Queste voci, messe in circolazione dagli studenti, sono state immediatamente smentite dalla preside Irene Baldriga: «Sinceramente non so da dove sia venuta questa idea. Avevo messo a disposizione per l’assemblea in programma oggi la palestra della scuola, un luogo non occupato, perché in una scuola occupata ci rifiutiamo di entrare. Stamattina – ha spiegato ai microfoni dell’Ansa – ci hanno avvertito che Faraone non sarebbe più venuto, probabilmente hanno colto possibili tensioni».