Liceo artistico “Enzo Rossi” di Roma. Benvenuti nell’ex istituto di arte, da un paio di anni liceo artistico, dove un manipolo di studenti occupa la scuola nella totale illegalità, il preside chiama i carabinieri e stila denunce, ma nulla cambia.
A distanza di due giorni dal sopralluogo di Formiche.net, la situazione è identica. «Martedì mattina – spiega la preside dell’istituto, Mariagrazia Dardanelli – abbiamo nuovamente trovato i cancelli bloccati con le catene e una cinquantina di ragazzi a presidiare l’istituto mentre mercoledì, pur non essendoci sbarramenti all’entrata c’era un numero minore di studenti (una trentina) che ci hanno impedito di entrare con le macchine».
E a nulla è servito l’intervento delle forze dell’ordine lunedì scorso, giorno in cui è partita l’occupazione. Né la denuncia fatta ai carabinieri dalla dirigenza scolastica o la minaccia di sanzioni disciplinari. Questa sparuta minoranza di studenti continua a rendere inagibile l’intera struttura, bloccando di fatto la ripresa delle regolari attività scolastiche. «Non ci sono segni di cedimento o di pentimento da parte loro. Questo nonostante la denuncia di 15 persone che ieri abbiamo provveduto ad integrare con altri nominativi», racconta la preside Dardanelli che non riesce a capacitarsi dell’assurdità dei fatti che stanno coinvolgendo il suo liceo. «È una cosa incredibile – spiega – i ragazzi sapevano perfettamente, perché preavvertiti già una decina di giorni prima dell’inizio dell’autogestione, che quest’anno saremmo stati molto rigidi se si fossero create situazioni del genere. La dirigenza – continua – aveva palesemente dichiarato l’intenzione di ricorrere allo strumento della denuncia ai carabinieri e all’applicazione di pesanti sanzioni disciplinari, tra cui la sospensione fino al termine dell’anno scolastico». Ma anche l’utilizzo di questi toni non ha sortito effetti. Se non quello di indispettire ancor più gli occupanti che sono intenzionati a non mollare la presa almeno fino a sabato.
Tutto calcolato, considerando che lunedì 22 sarebbe, secondo il calendario scolastico, l’ultimo giorno di lezioni prima delle vacanze di Natale. «Se non riusciremo a farli andar via almeno venerdì – spiega la preside – non sarà possibile riaprire la scuola neppure l’ultimo giorno prima della pausa natalizia. Per prassi, dopo le occupazioni, è necessario disinfestare le aule e se non ce lo consentiranno nella giornata di sabato, saremo costretti a farla slittare a lunedì». Questo non farà altro che ripercuotersi sul corretto svolgimento dell’anno scolastico in corso: «I 200 giorni di lezione obbligatori previsti dal regolamento non ci saranno – dice la Dardanelli -. Questo è un anno scolastico legalmente lesionato. Lo svolgimento dei programmi sarà ritardato e i docenti, soprattutto in prossimità della chiusura di quadrimestre, saranno costretti a ridimensionarli e ritoccarli, facendo una corsa contro il tempo».
Per far fronte a questi giorni di caos ed evitare situazioni di tensione, come quelle createsi lunedì scorso a danno degli 80 ragazzi disabili iscritti all’istituto, la dirigenza ha ritenuto opportuno «avvisare le famiglie di farli restare a casa fino a quando non sarà ristabilito un clima di normalità». Ma la cosa davvero paradossale dell’intera vicenda è che motivazioni reali alla base dell’occupazione non ci sono: «La storia della pulizia e della ritinteggiatura delle pareti è un pretesto, una strumentalizzazione». Ogni anno, spiega la Dardanelli, «in prossimità degli esami di maturità chiamiamo la Provincia perché ci invii delle risorse per rendere pulito e decoroso l’istituto. E quando non ce le mandano, ce le mettiamo di tasca nostra. Ripuliamo tutto ma non serve a nulla. È un cane che si morde la coda. Secondo lei chi è che riduce le aule in quello stato?».
Neppure i genitori dei ragazzi denunciati sembrano essere molto collaborativi. «So che sono stati in caserma per avere chiarimenti sulle denunce, ma non hanno cercato un dialogo con la dirigenza scolastica. Anzi, c’è chi mi ha accusato di voler rovinare la vita di suo figlio» spiega la preside. Sì, perché una denuncia per occupazione comporta una serie di rischi – uno dei più gravi e frequenti è l’istigazione a delinquere di minorenni – che per la Dardanelli continuano ad essere ampiamente sottovalutati.
«Questa storia, comune peraltro a tantissime realtà scolastiche italiane – spiega la preside – è la testimonianza che l’illegalità permea ormai l’intera società. E questo ha come conseguenza non saper compiere più una distinzione tra ciò che è lecito e ciò che non lo è».