La natura “non è buona né giusta né bella”, ma neppure cattiva, ingiusta e brutta. La natura semplicemente “avviene” ed è l’ambientalista collettivo ad aver fallito per Chicco Testa, autore del libro “Contro(la)natura” (Marsilio), presentato ieri pomeriggio nella sede della società Reti. A sentire Testa c’erano tra l’altro Caterina Epis di Tenaris, Giuseppe Zollino di Sogin e l’imprenditore Manlio Cerroni.
Il tema della natura matrigna, nell’accezione leopardiana del termine, è stato il punto di partenza di una riflessione sugli aspetti che riguardano il complesso binomio ambiente-uomo e che quindi abbracciano politica, opinione pubblica ed etica. A confrontarsi con il manager e imprenditore Testa, c’era Erasmo D’Angelis, responsabile della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, che ne condivide una passata collaborazione in Legambiente ma che, a differenza di Testa, è rimasto un convinto antinuclearista.
D’Angelis si dice da subito contrario a molte posizioni espresse da Testa nel libro. Una su tutte l’idea limitante per cui la natura faccia il suo corso e che l’uomo non abbia responsabilità determinati nel danneggiamento della stessa perché, spiega, “nel caso dell’effetto serra molti scienziati hanno dimostrato che immettere gas in atmosfera ne accelera di fatto il dissesto”.
Dopo i rilievi, gli apprezzamenti. L’ex sottosegretario ai Trasporti, D’Angelis ha definito il saggio di Testa “divertente, colto e documentato”. Un saggio che “racconta la grande macchina della natura e che ha il merito di mettere in luce come qualcosa nel pensiero ecologista e ambientalista non abbia funzionato”.
Sì, perché l’ambientalismo per D’Angelis è stato come “un fiume carsico che è riemerso attraverso azioni e denunce da parte di cultori della materia” e che è arrivato ad avere un impatto con l’opinione pubblica sul tema del nucleare, “totem intorno al quale è nato l’ambientalismo politico e la discutibile e breve avventura dei Verdi”, per poi perdere potenza subito dopo la vittoria antinucleare.
Sia Testa che D’Angelis convergono su un punto fondamentale: le cose nel nostro Paese non funzionano dal punto di vista ambientale a causa di un approccio sbagliato alla materia. Gli italiani si sono sempre affidati al fatalismo, al soprannaturale, “all’olimpo di cose irreali”, ai luoghi comuni, e gli ambientalisti hanno portato avanti battaglie insensate (vedi il referendum sull’acqua pubblica e la vicenda No-Tav). A ciò si sono aggiunti errori, ritardi e promesse tradite della politica. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che le posizioni dei due interlocutori combaciano perfettamente: «La politica dei “no” ha dilagato ferocemente e intorno a questa si è costruito l’immobilismo italiano» spiega D’Angelis.
Per Chicco Testa le idee che si sono affermate nel nostro Paese sul tema ambientale sono sbagliate: “Non si riesce a capire che la storia dell’umanità è un passaggio dal naturale all’artificiale e si pensa che ricorrendo al km 0 si risolvano tutti i problemi”. E torna a puntare il dito contro i responsabili di questo fallimento epocale: “Il movimento ambientalista – e anche una certa sinistra che definisce «tecnicamente reazionaria» – non fa vero riformismo ambientale. Non c’è concretezza e invece tutto ciò di cui si ha bisogno è tecnologia e informazione”.
Ma c’è un altro aspetto: la comunicazione. “Non c’è uno Stato autorevole che rassicuri i cittadini su molte tematiche sensibili”, ha affermato D’Angelis. Ed è così che si creano falsi miti alimentati da personaggi pubblici, magari dello showbiz. “Si pensi – ha spiegato – all’allarme sulle conseguenze nocive per la salute causate degli inceneritori lanciato in diretta tv da Adriano Celentano e smentito appena una settimana dopo dall’oncologo Umberto Veronesi».
Proprio per questo, secondo Chicco Testa, “bisogna portare avanti una lotta contro chi forma l’opinione pubblica e abbattere i luoghi comuni”. Nella speranza di salvare quell’ambientalismo riformista di cui l’Italia ha tanto bisogno.