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Così l’Ucraina si avvicina alla Nato

interferenze

Nuovo capitolo nelle tensioni tra Kiev e Mosca. L’Ucraina ha deciso oggi di rinunciare al suo status di paese non allineato, per avvicinarsi alla Nato.

La scelta, sostenuta dal presidente Petro Poroshenko, al quale ora spetta la promulgazione della legge, non mancherà di generare contraccolpi, dopo l’annessione russa della Crimea e il conflitto in corso nell’est del Paese con i separatisti filorussi.

IL VOTO DEL PARLAMENTO

A favore del progetto di legge, si è espressa un’ampia maggioranza dei 303 deputati della Rada, il parlamento di Kiev. Contro hanno votato solo in otto.

L’adesione completa all’Alleanza Atlantica, tuttavia, come ha spiegato l’inviato della BBC, David Stern, dopo aver sentito alcuni funzionari, non pare essere vicina nel tempo.

LA REAZIONE DI MOSCA

La notizia, come prevedibile, ha causato la reazione stizzita di Mosca, infuriata per la possibile decisione di Kiev. Secondo il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, questo “alimenterà il confronto” con la Russia e si dimostrerà “controproduttivo”.

Un avvicinamento ucraino alla Nato rappresenta per il Cremlino il peggiore spettro scaturito dalla crisi con Kiev e sta, per molti analisti, al centro delle ragioni per le quali Vladimir Putin continua a mantenere la linea più dura nel confronto, sentendosi in preda a una sorta di “accerchiamento”.

I NUOVI PROGETTI DEL CREMLINO

Nonostante le difficoltà dell’economia, sofferente per il calo del prezzo del petrolio e la crisi del rublo, il presidente russo non molla i suoi progetti di grandeur, ma anzi li rilancia. Oggi Putin ha infatti annunciato due importanti eventi per la Russia a chiusura di un anno molto difficile e in vista di un 2015 non certo più semplice. Il primo è stato il nuovo missile Angara, appena testato da Mosca con successo, che verrà usato “per rafforzare la difesa della Russia e dei paesi che rientrano nella Sco”, l’Organizzazione per la sicurezza collettiva che ragguppa Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirgizstan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan. Il secondo annuncio, riguarda invece l’Unione Economica Euroasiatica, che entrerà in funzione il primo gennaio del prossimo anno. Prima a tre e poi a cinque membri.



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