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L’evoluzione darwiniana del rapporto banca-impresa

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Sicuramente gli Accordi di Basilea, l’utilizzo da parte delle maggiori banche di sistemi avanzati di rating, nonché la vigilanza affidata alla Bce hanno fatto sì che il delicatissimo rapporto banca – impresa subisse negli ultimi anni una evoluzione quasi darwiniana. Il punto è che questo processo, contrariamente a quanto comunemente ritenuto, non si è affatto concluso. Il primo stadio di questa “evoluzione della specie” è lo stadio ante basileiano, (prima degli anni ’90) caratterizzato da un rapporto banca – impresa di massima imperniato sul “credito di vicinanza”.

Qui i bilanci ed i conti delle aziende entrano, ovviamente, nell’analisi del merito creditizio, ma molto dipende dalla conoscenza diretta del cliente, dalla sua reputazione, dai rumor della piazza. Nel secondo stadio, detto “basileiano”, i maggiori gruppi creditizi, sotto la spinta della vigilanza, adottano progressivamente sistemi di rating interni sempre più sofisticati al fine di concedere credito su basi più oggettive. In questa fase evolutiva, il rapporto di conoscenza tra banca ed impresa fa un salto di qualità e diventa fondamentale per evitare che i sistemi automatici di rating e scoring, abbandonati a se stessi, possano commettere grossolani errori interpretativi penalizzando così le aziende.

Ma il punto è che il rapporto banca – impresa, pungolato dall’Asset Quality Review (AQR) e dalla BCE in veste di sentinella, sta subendo una ulteriore evoluzione verso un terzo stadio detto “delle analisi prospettiche”. Infatti, la BCE, che entro breve andrà a ricontrollare i modelli di rating oggi usati dalle banche, ha già evidenziato la necessità che questi ultimi accentuino progressivamente la loro capacità di guardare avanti mediante l’elaborazione di dati quali i flussi di cassa previsionali. Per questo, forse, ci vorrà tempo, ma per l’utilizzo più sistematico di questi flussi nell’analisi delle aziende corporate, la partenza è già stata data.

Ad esempio, nel corso dell’AQR, la BCE ha preteso che, all’accendersi di determinati allarmi su specifiche posizioni, la banca utilizzasse indicatori come il DSCR (Debt Service Coverage Ratio) per valutare, su un orizzonte temporale fino a 5 anni, la capacità dei flussi di cassa generati annualmente dalla gestione di far fronte al servizio del debito.

Analogamente, già oggi, nell’esame del credito “tollerato” (credito sul quale il prenditore chiede alla banca un rinnovo o una rimodulazione dell’esposizione), l’analisi dei flussi di cassa prospettici costituisce uno degli elementi fondamentali per capire se la richiesta del cliente derivi da un problema transitorio, o, piuttosto, da una vera crisi aziendale. In questa seconda ipotesi, la posizione dovrà probabilmente essere inserita dalla banca nell’ambito del credito deteriorato con pesanti ripercussioni sugli accantonamenti da effettuare.

Dunque, una volta imposto all’analisi di guardare avanti utilizzando i flussi di cassa prospettici, anche il rapporto banca – impresa dovrà necessariamente fare un salto di qualità generando, tra l’altro, un benefico circolo virtuoso. Infatti, da una parte, le aziende corporate, per poter accedere al credito, dovranno fornire alle banche flussi di dati previsionali più continuativi, più attendibili e di migliore qualità. Dall’altra la banca, grazie a questa disclosure informativa che migliorerà la conoscenza dell’azienda, non solo non sarà più costretta ad effettuare “tagli lineari” sulle previsioni aziendali, ma potrà anche ridurre il peso delle garanzie da acquisire.

Da evidenziare, infine, che, in questo contesto, i dati relativi all’analisi settoriale divengono essenziali. Assume maggior rilevanza, ad esempio, la “swot analysis” che, da una parte evidenzia l’attrattività di un settore attraverso lo studio delle minacce e delle opportunità e, dall’altra, mostra i punti di forza e di debolezza delle aziende che in quel settore operano. La conseguenza di tutto ciò è che le aziende corporate dovranno fornire al sistema bancario informazioni sempre più complete relative a prodotti, concorrenza, mercati di sbocco etc. Le banche, parallelamente, dovranno affinare la loro capacità di capire l’evoluzione degli scenari e le peculiarità dei settori passando da visioni aggregate ad analisi molto più dettagliate. Banco Popolare, mediante il potenziamento del proprio “Laboratorio Imprese”, ma anche Intesa ed UBI, si stanno muovendo decisamente in questa direzione. Anche perché questo processo è ormai imposto dalla incredibile velocità di applicazione delle innovazioni tecnologiche: un telefonino dalla tecnologia irresistibile oggi ci costa mille Euro e domani ce lo regalano con il giornale in edicola!

Andrea Ferretti, docente al Corso di “Gestione delle Imprese Familiari” – Università di Verona


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