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Caro Renzi, serve una bella smentita alle voci di una tassa sul morto

Il 4 giugno scorso, Formiche.net pubblicò un’indiscrezione secondo cui, tra Palazzo Chigi e Via Venti Settembre, si stava mettendo a punto una drastica revisione dell’imposta di successione, anche al fine di sedare il dissenso della minoranza PD contro il Governo. Si deve dare atto al Presidente del Consiglio di avere quasi subito smentito la notizia nel corso di un’intervista al Corriere della Sera.

Ora non solo le voci si fanno insistenti ma circolano anche degli articolati: la franchigia, per consorte e figli, verrebbe ridotta da un milione a 300 mila euro, la aliquota aumentata dal 4% al 6% con aggiustamenti analoghi per eredi non diretti. Questa volta, la misura servirebbe ad assicurare l’apporto delle minoranza PD (e perché no di SEL e Cinque Stelle) nell’elezione del Capo dello Stato. E forse anche successivamente, in seguito ad una modifica della struttura di governo in base alla quale al NCD verrebbe dato un buon servito.

Fantapolitica? Ma carte ed appunti girano tra i Palazzi. Sulla sostanza nessuno pare avere riflettuto che i 3800 miliardi di euro di risparmi delle famiglie sono l’architrave che sostiene l’Himalaya del debito pubblico italiano. La “tassa sul morto” (come viene chiamata nel mondo anglosassone) all’italiana avrebbe la natura di un esproprio e nel breve periodo indurrebbe il risparmio a migrare alla grande altronde, provocando una crisi debitoria. Con conseguenze gravissime per tutti.

Urge smentita che ponga fine a queste voci.


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