Skip to main content

Che cosa penso dell’Islam e della jihad

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

“Nel caso non l’avessi notato, è di nuovo Medioevo e Roma potrebbe essere sotto assedio da parte di ringhiosi invasori e terroristi assetati di sangue, ossessionati dalla guerra santa”.
L’osservazione di un amico intelligente è sempre illuminante. Il Nuovo Medioevo esiste, indubbiamente, ma stavolta non lo svolgono i teologi cattolici, ma i “laici”.
Ovvero, oggi il mood dell’ideologia dominante è quello della derubricazione del caso Charlie Hebdo (e “Charlie”, per i simpatici anarchici e situazionisti che fondarono la rivista, era sia Charlie Brown, quello dei Peanuts, che il meno giovane De Gaulle).

In sintesi, la elaborazione concettuale della gauche italiana, francese ed europea è quella di una netta divisione, già in atto, tra “islam moderato” e jihad estremista e violenta, secondo loro ancora minoritaria.
Non è così. Il mondo islamico moderato, che pure esiste e va messo in condizione di parlare con la sua voce, è il mondo dell’integrazione in una cultura democratica, quella europea, o la capacità di rielaborare i nessi infiniti che passano, ancora, tra la tradizione cristiana europea e il mondo maomettano.
Basti ricordare alla “Atene mitigata dall’Islam” di cui parlava Goethe nel suo Divano Occidentale-Orientale, o alle tante eredità del’Islam mistico sunnita che si trovano nella tradizione, cattolicissima, della Spagna, anche oggi.

Come non ricordare, qui, la splendida analisi della Commedia dantesca in termini di radici coraniche del testo e della simbologia, e Dante Alighieri era un fratello d’Amore, un Templare extra muros, compiuta da un sacerdote, guarda caso, spagnolo, Miguel Asìn Palacios, che scrive il suo testo su “Dante e l’Islam, escatologia islamica nella Divina Commedia” nel lontano 1919.
Testo ben più importante di molte “analisi” strategiche che si leggono oggi, per non parlare delle sciocche pretese di unificare il Dio dei Cristiani con Allah, e parlare di “religioni di Pace”, cosa che genera l’opposta, e ugualmente sciocca, idea laicista, ma di un laicismo da fotografi alla moda, che “tutte le religioni portino alla guerra”. Bene: e le due guerre mondiali erano forse guerre di religione? Le quattro Guerre dell’Indipendenza Italiana erano “crociate”? Si lasci stare la Storia, quando la si conosce malissimo.

Talvolta credo che abbia ragione il brillante giornalista Pietrangelo Buttafuoco, quando dice che certi “laici” europei vogliono distruggere l’Islam per poi passare a eliminare la Chiesa di Cristo.
Il partito della Liberazione, in Egitto, è poi un partito sufi della confraternita iniziatica Al Azmeya, e si autodefinisce “socialdemocratico”, una delle più europee affiliazioni politiche che si possano immaginare.
E ancora, dobbiamo ricordare l’opera attuale del sufi pakistano Muhammad Tahrir u-Qadri, con le sue “lunghe marce” a Islamabad, nel 2012, 2014 e la creazione del suo “campo per l’antiterrorismo” all’università di Warwick. E ancora, il festival sufi marocchino, e la lunga tradizione mistica dell’Islam che nasce nelle coste algerine, con la lezione di Abdelkader, capo della rivolta indipendentista e Maestro della sufiya del Regno Alawita (non nel senso degli alawiti siriani e libanesi) e che ancora risuona nei testi di uno dei più brillanti e illuminati studiosi italiani dell’Islam contemporaneo, Khaled Fouad Allam.

In altri termini, e senza porre noi stessi come Maestri coranici, ma solo come storici europei e conoscitori del Mediterraneo, l’Islam non ha ancora compiuto il passaggio dalla Lettera allo Spirito che permette sia il rinnovamento continuo della Dottrina che l’ancoraggio simultaneo alla Tradizione.
Cosa sarebbe oggi il Cattolicesimo senza San Francesco d’Assisi, san Giovanni della Croce, Santa Teresa d’Avila e senza quel piccolo tesoro di Santa Teresa del Bambin Gesù, tutti mistici e innovatori della Tradizione, e che essa riscoprono e Le ridanno vita in interiore homine, secondo il detto di Sant’Agostino e l’esperienza dell’ascesi illuminante? Ogni tanto, la Chiesa di Roma ha avuto Santi (e Papi) che hanno ripetuto il Cerchio della Rivelazione come se fosse la prima volta. Come mai ogg l’Islam è chiuso nella sua scolastica da legulei, spesso ai limiti della comicità involontaria, e non riesce più a proporre un Sapiente Illuminato, come Ibn Arabi, Rumi, Hafiz, il modello di Goethe nel succitato Divano, o un erede, ugualmente sfortunato, di Al Hallaj, crocifisso come Cristo nel 922 d.C. e studiato da Louis Massignon, terziario francescano e uomo del Deuxième Bureau?

Ecco: noi non siamo quindi islamofobi, termine che ci fa sorridere per l’ingenuità di chi lo pronuncia.
Ma questo non fa velo ai nostri occhi: la proclamazione del Califfato da parte di Al-Baghdadi, ormai il Califfo Ibrahim, è l’inizio formale del jihad in Europa. E neanche è possibile, per diminuire il pericolo rappresentato dall’ISIS-ISIL, far notare la polemica insorta tra Al Qaeda, e i suoi teologi contro quello che, in termini comunistici, si potrebbe definire “l’avventurismo” di Al-Baghdadi ormai califfo Ibrahim.
E mi viene ancora in mente quando, ben prima dell’inizio del jihad globale proclamato da Osama Bin Laden con l’azione contro le Torri Gemelle dell’11 Settembre 2001, l’Ammiraglio Fulvio Martini e il capo della Polizia Parisi parlavano, con me e con altri, di una nuova strategia italiana nel Mediterraneo e di una nuova lettura dei tradizionali contrasti di quell’area, che sono per noi un problema di vita o di morte politica e economica.

In Fulvio, che ancora ricordo molto amato da Francesco Cossiga e da Bettino Craxi, e, strano a dirsi, per gli stessi motivi, mi colpiva la strenua fedeltà al Patto Atlantico, anch’esso vitale per noi come la pace nel Mediterraneo, ma la percezione di una sua debolezza strutturale nel quadrante mediterraneo.
Per il miglior Direttore del SISMI che si ricordi, l’Italia doveva stabilizzare il Mare Nostrum ricostruendo rapporti bi- e multilaterali con tutti, anche nel campo della sicurezza e in quello militare, e per questo occorreva andare oltre la NATO per difendere lo spirito della Alleanza Atlantica, che senza la stabilizzazione del Mediterraneo rimaneva con un fianco, quello più pericoloso, del tutto scoperto, e peraltro in connessione, allora, con il Patto di Varsavia.

Quindi, è in questa ottica che va vista l’Operazione che il SISMI dell’Ammiraglio Martini compì in Tunisia, ponendo al potere Zine el Abidine Ben Alì, mentre i francesi volevano fare tutto loro e creare la continuità tunisina per i loro interessi, magari interrompendo le reti desertiche che vanno dal Sud della Libia verso le coste di Tunisi. E fu in questo contesto che Fulvio ebbe un inatteso aiuto da parte dei nostri amici israeliani, che, anche loro, vogliono un Mediterraneo pacifico, stabile, ragionevole e senza troppe ingerenze di potenze esterne.
L’idea di una NATO da “coprire”, con un pensiero strategico nuovo, verso Est e verso Sud, nel Mare Nostrum, era anche l’idea di Aldo Moro, il più esperto di intelligence tra gli statisti della “Prima Repubblica”, e credo proprio che questo pensiero angustiasse anche la mente, modernissima, di Paolo VI.

Papa Montini non voleva solo la pace nei “luoghi santi”, voleva che il Mediterraneo, magari proprio a partire da un dialogo interreligioso, costruisse un proprio ordine politico, che stailizzasse la NATO ad Occidente, la privasse del suo carattere eccessivamente “terrestre”, la coprisse a Sud ed evitasse che l’URSS, dopo il XX Congresso, mietesse successi tra le “borghesie nazionali” del mondo arabo.
Vincenzo Parisi, da impareggiabile Capo della Polizia, aveva compreso il ruolo geopolitico e strategico della mafia siciliana, sempre meno longa manus postbellica di un certo universo politico e affaristico USA, che ormai si proiettava come intermediario, anche politico, in tutto il Mediterraneo, e credo fosse questa l’idea, anche operativa, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Giovanni Falcone doveva incontrare, e purtroppo morì pochi giorni prima, il Procuratore moscovita Stapankov, e la questione non era secondaria.
“In questo mese virtuoso e in qualsiasi altro mese, non c’è azione migliore del jihad sulla via di Allah, fi sabil Allah” ha detto Al-Baghdadi in una registrazione recente pubblicata on line.
Bene: ma qui si dimentica che il jihad, e qui la polemica tra i teologi radicali dell’islamismo, non può essere dichiarato da chicchessia.
La sura 9, 33, è chiara al riguardo, però: la religione di Allah viene mandata per manifestarsi sopra tutte le altre religioni.
E chi fa il jihad “per la parola di Allah” è superiore nella causa di Allah, così si esprime il Profeta nell’hadith 2946 della raccolta di Al Bukhari.
“Quindi-continua Al baghdadi, stavolta correttamente, anche se egli non è un vero Califfo-alle armi, soldati dell’Islam, lotta, lotta. Correte musulmani al vostro Stato. E’ il vostro stato.

La Siria non è per i siriani e l’Iraq non è per gli iraqeni, il terreno è per i musulmani, tutti i musulmani. Questo è il mio consiglio per voi. Se si tiene ad esso potrete conquistare Roma e possedere il mondo, se Allah lo vuole”.
Ecco: arrivare a Roma, eliminare il Cattolicesimo subordinandolo all’Islam, non è un oggetto retorico: è un programma reale. Non c’è discorso meno immaginifico dei capi islamisti, da Osama al Califfo Ibrahim. Conquistata Roma, il passo successivo sarà il mondo, e, soprattutto, l’eliminazione degli Ebrei, ostacolo sapienziale e geopolitico insieme.
Quindi, sarà bene tenere ben presente il progetto dell’ISIS sulla capitale italiana (e vaticana) perchè l’Islam, come il mare, dice sempre tutto, basta starlo bene a sentire. E se accadrà qualcosa a Roma, vorrà dire che l’intera Europa sarà presto in fase di dhimmitudine.

Giancarlo Elia Valori è professore di Economia e Politica Internazionale presso la Peking University e presidente de “La Centrale Finanziaria Generale Spa”

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter