“Uccidere in nome di Dio è una aberrazione […] Chi insulta mia madre si può aspettare un pugno [… ] Non si deve provocare, insultare, ridicolizzare, la fede degli altri“.
Con queste parole Papa Francesco ha scosso il mondo commentando la strage di Charlie Hebdo.
Io ritengo che un assassino è un assassino e non vi è nessuna giustificazione per un atto del genere, indifferentemente se egli ha ucciso per motivi religiosi, di vendetta o di passione. Nello stesso modo un morto è un morto e non dovrebbe fare nessuna differenza se la vittima si chiama “Charlie Hebdo“ o “Mario Rossi“. Purtroppo non è così.
Trovo triste però, che noi ci “sentiamo liberi“ nell’offendere qualcun altro. È libertà quella di raffigurare un Dio e/o un Messia (non importa quale) con la faccia a pene? È liberta di pensiero quella di sentire a qualsiasi ora del giorno parolacce e bestemmie in televisione?
Se qualcuno al lavoro ci indica come incapaci o a scuola ci addita come gay o ciccione ci sentiamo subito offesi e mobbizzati. Ovviamente, ciò ci coinvolge personalmente.
Non è anche la religione qualcosa di personale? Proprio la Francia ha fatto della Laicità una pietra fondante del proprio stato rendendo così, di fatto, la religione un aspetto personale.
È libertà permettere a tutti qualsiasi cosa? È tolleranza permettere a tutti qualsiasi cosa? Ho la sensazione che stiamo giocando a “chi grida più forte“. Abbastanza infantile, non trovate?
Voleva il Papa forse dirci che la vera libertà e quella di vivere in un mondo dove tutti, insieme, sappiamo rispettarci – gli uni con gli altri?
Vi chiedo: è più importante per voi essere rispettati o aver la libertà di poter offendere il prossimo?
Chi ha bisogno di Maometto con la faccia a pene o di Gesù con lo Spirito Santo nel sedere?
Chi ha bisogno di Charlie Hebdo?