Palermitano, classe 1982, è da oggi il nuovo direttore del quotidiano Il Foglio, dove lavora da oltre sette anni. Ha dichiarato di aver votato Rosa nel Pugno e PD. Ai più sembra essere l’ideologo del “renzismo”. Ma come la pensa davvero Claudio Cerasa? Cerchiamo di capirlo dal suo ultimo libro “Le Catene della Sinistra” (Rizzoli, 2014).
LA SINISTRA PRIGIONIERA
Secondo Cerasa la sinistra non sarà adatta a guidare il Paese fino a quando non spezzerà le catene che l’hanno tenuta prigioniera in tutti questi anni. Le cinque “catene” di cui parla il nuovo direttore de “Il Foglio”, già redattore capo al quotidiano fondato da Giuliano Ferrara, sono rappresentate dai rapporti molto stretti che negli ultimi decenni essa ha instaurato con il mondo della magistratura, quello dell’ambientalismo, dei sindacati, dell’establishment e della cultura.
LE CINQUE CATENE
Nel corso degli anni, secondo Cerasa, la sinistra si è identificata – praticamente sovrapposta – a queste cinque categorie.
Con la magistratura questa sovrapposizione parte dagli anni delle stragi e del terrorismo, attraversa la lotta alla mafia e si consolida con Tangentopoli. E’ un rapporto che il PD eredita direttamente dal vecchio PCI e che è sfociato in questi anni in una vera e propria delega sulla questione morale.
Rispetto all’ambientalismo la catena che lega il PD passa attraverso beni comuni, energie rinnovabili, termovalorizzatori e OGM, con un vero punto di svolta a primavera 2011, ovvero quando i referendum sull’acqua pubblica “hanno provocato un abbassamento delle difese immunitarie della sinistra, aumentando la percentuale di statalismo presente nel suo Dna progressista” sino al punto che “la sinistra ambientalista, moderna, riformista, innovatrice, progressista e non cialtrona muore in quei mesi lì…”.
Il rapporto col sindacato ha radici profonde ma, secondo Cerasa, il vero spartiacque si determina nel luglio 1993, quando le organizzazioni sindacali sottoscrivono con il governo Ciampi un protocollo che consacra il metodo della concertazione come approccio nelle relazioni sindacali e nell’assunzione di decisioni sulle politiche del lavoro. Il sindacato, in questi due decenni, avrebbe utilizzato appieno il potere di condizionamento ma perdendo di vista l’obiettivo di rappresentare tutti lavoratori, concentrandosi solo sulla tutela dei propri iscritti, come nella vicenda dell’articolo 18.
Il rapporto con l’establishment, con i grandi industriali e con il mondo della finanza è invece un “legame speciale” da sempre voluto dalla sinistra a scapito di quello con i piccoli imprenditori ed è alla base “del suo eterno insuccesso politico e del suo essere, in buona sostanza, espressione di un’elite”.
La raffigurazione più efficace del rapporto tra sinistra e intellettuali è forse data dal mitico abbraccio sul palco del teatro Ambra Jovinelli il 22 febbraio 2013 tra Bersani e Nanni Moretti alla presenza di circa 200 persone mentre a due chilometri più in là in piazza San Giovanni c’erano 800.000 persone con Grillo sotto la pioggia.
MATTEO RENZI
Matteo Renzi, secondo Cerasa, ha tutte le carte in regola per far prendere al PD un’altra direzione e rompere le cinque catene della sinistra. Se riuscirà nell’intento, potrà aspirare a conquistare nuovi voti da tre categorie di elettori: dai berlusconiani, dai grillini e soprattutto dalla generazione post-ideologica.
LAVORO
“E’ vero che spesso” scrive Cerasa, “alcune aziende hanno approfittato della possibilità di prolungare i contratti a tempo determinato fino all’esasperazione ma è altrettanto vero che per tanti anni molti lavoratori sono stati assorbiti dal mercato grazie alla diffusione dei contratti atipici e dei rapporti di lavoro flessibili”.
Inoltre “il contratto a tempo determinato non è preferibile a quello a tempo indeterminato”. Esso, però, “costituisce una forma di “contrattualizzazione mediana” che non è il problema ma una cura possibile per risolvere un problema più grande: la disoccupazione”.
Riguardo alla cassa integrazione in deroga, Cerasa pensa che “da strumento straordinario per superare situazioni straordinarie” nel corso del tempo essa sia però diventata “uno strumento che ha drogato il mercato del lavoro e ha raggiunto un livello tale di abuso da aver paradossalmente rallentato il ricollocamento dei lavoratori”.
E sulla mobilità del lavoro scrive: “Lo Stato piuttosto che spendere soldi per agevolare la mobilità di un lavoratore da un’azienda a un’altra spende molti soldi per garantire l’immobilità di quel lavoratore”.
Renzi dovrà inoltre operare tre importanti riforme: la riforma della contrattazione aziendale, quella del contratto nazionale di lavoro e il capitolo delle pensioni.
GIOVANI
Scrive Cerasa: “In un Paese di salde radici democratiche come il nostro, dove esistono e agiscono un movimento sindacale potente e una sinistra che è stata al governo da anni, i giovani si sentono una categoria sociale condannata a vivere in un contesto assolutamente inadeguato per quanto riguarda il lavoro e i diritti”.
IL NANNIMORETTISMO
Il nuovo direttore del Foglio ha coniato il termine “Nannimorettismo”, con cui intende “quel processo lento, graduale e inesorabile con cui la sinistra ha ceduto parte della sua sovranità a un movimento composto da intellettuali, attori, scrittori, registi, poeti, romanzieri, reporter, giornalisti, editorialisti, opinionisti e artisti, tutti molto impegnati a promuovere quotidianamente migliaia di cruciali e fondamentali campagne di raccolta firme necessarie a salvare l’umanità, e tutti molto impegnati a dettare quotidianamente l’agenda al mondo progressista, e a indicare (…) il percorso corretto per essere riconosciuti come il simbolo di un’Italia giusta”.