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Csr, addio federalismo regionale. Arriva la piattaforma nazionale

Un quadro di riferimento a livello nazionale della Corporate  social responsibility per superare il “federalismo regionale” che finora caratterizzava il panorama italiano. Sta per arrivare a termine il progetto della “Piattaforma di indicatori di responsabilità sociale di impresa”, lanciato da un gruppo di lavoro interregionale composto da 15 Regioni, ministeri dello Sviluppo economico con il Punto di Contatto nazionale (Pcn), del Lavoro, delle Politiche agricole e forestali, Inea e Inail. Un’iniziativa che si candida per diventare lo strumento per agevolare i rapporti tra le imprese e la Pubblica amministrazione.

Il sistema, che contiene una mappa di autovalutazione sulle proprie condotte di impresa responsabile dal punto di vista dell’innovazione e della sostenibilità sociale e ambientale, aiuterà a migliorare l’organizzazione aziendale, la legalità, il senso di responsabilità, la competitività nonché i rapporti tra le imprese e la Pubblica amministrazione; specie nel momento in cui le Pa intendono attribuire alle micro-Pmi risorse finanziarie mediante bandi della programmazione 2014-2020 in cui si privilegiano le imprese maggiormente attente al loro impatto. D’altronde, sono sempre più le Amministrazioni che inseriscono criteri sociali e ambientali nei bandi di attribuzione di fondi collegati alla legge 236/93 (formazione) o negli avvisi per finanziare innovazione e sviluppo o incremento della qualità del capitale umano, così come – anche se con maggiori difficoltà – nell’ambito degli appalti.

LA PIATTAFORMA DELLA SVOLTA

A breve sarà lanciata una nuova piattaforma curata dall’Università di Genova, che collega la gestione delle Pmi socialmente responsabili alla valutazione del rischio. A inizio febbraio si svolgerà una riunione tra il ministero e gli enti per decidere alcuni dettagli finale del sito.

«Se sarà approvata si tratterà di una utilissima innovazione – dice Giovanni Lombardo, docente e ricercatore dell’Università di Genova-Dime incaricato dal Mise e Pcn Ocse di tirare le fila del progetto interregionale -. Fino a poco tempo fa, le Regioni prendevano in considerazione griglie di standard, modelli e indicatori molto diversi tra loro, sebbene deputati a raggiungere il medesimo intento, ossia quello di premiare le condotte di impresa responsabile del proprio impatto socio-ambientale; alcuni si riferivano (ma solo parzialmente) allo standard del Gri; altri erano rivolti a premiare azioni meramente filantropiche; altri derivavano da certificazioni quali la SA8000 o da modelli Inail, Abi, Confindustria, Linee Guida Ocse, Iso 26000. Con la conseguenza che una Pmi si trovava di fronte anche a una ventina di standard ufficiali diversi, che i vari Enti avevano collegato a leggi agevolative (quali lo sconto Irap e l’abbattimento del premio di tariffa Inail). Con il lavoro del gruppo interregionale è nata dal basso l’idea di accordarsi su un linguaggio comune, di agire in ottica sistemica e di riferirsi maggiormente a framework internazionali, anche per agevolare il collegamento tra Pmi e medio/grandi imprese; specie ora che quest’ultime sono soggette alla nuova Direttiva europea sulle informazioni non finanziarie da inserire in bilancio (“non financial disclosure”, 2014/95/EU), al rating di legalità e che sono più attente alla propria filiera».

La “piattaforma di indicatori di responsabilità sociale” non è quindi un nuovo standard, ma una guida all’interpretazione e razionalizzazione degli standard già esistenti. Serve da riferimento sia alle pubbliche amministrazioni sia alle banche sia alle Pmi. Per i funzionari pubblici, serve ad agevolarli nell’introduzione di criteri premianti nei bandi per la concessione di finanziamenti e contributi. Per le imprese, è una guida gratuita per valutare come si possono migliorare i processi interni e strumento per comprendere quali attività si stanno già svolgendo in modo eccellente, oltre agli obblighi di legge, per beneficiare di incentivi, premi e agevolazioni.

LA SOSTENIBILITÀ NASCOSTA

«Grazie al questionario di auto-valutazione, suddiviso per dimensione e settore di attività – spiega Lombardo – la piattaforma agevola le micro e piccole imprese a comprendere e a valorizzare la “sunk Csr”, o sostenibilità nascosta e inconsapevole, ossia le modalità di gestione aziendale sostenibile dal punto di vista socio-ambientale (oltre che economico-finanziario) già praticate, ma non adeguatamente comprese e valorizzate né premiate. Nella piattaforma, la lista di possibili azioni e condotte di impresa responsabile a favore di clienti, catena di fornitura, ambiente, comunità locale e altri stakeholder comprende anche documenti probanti e collegamenti alle singole funzioni interne, in modo da trovare ancora più facilmente le proprie condotte a impatto positivo».

I responsabili aziendali della Csr avranno un valido punto di riferimento, come ha commentato il presidente del Csr Manager Network Fulvio Rossi: «Gli aspetti positivi dell’iniziativa sono due. Il primo è quello di non avere creato nuovi standard, nuovi indicatori, ma di avere utilizzato standard già esistenti, per cui chi adotta già forme di rendicontazione non dovrà far altro che utilizzare le informazioni che ha già prodotto. Il secondo punto è che il software permette un utilizzo a diversi livelli. Imprese più piccole possono limitarsi ad alcune informazioni, mentre la ricchezza delle informazioni richieste cresce con la complessità delle organizzazioni. Noi professionisti apprezziamo gli sforzi di razionalizzazione e siamo molto interessati a che questa esperienza continui e si affermi».

UN PROGETTO CONDIVISO

Il progetto è nato dal basso: è partito dalle associazioni di categoria, sindacati locali e singole Regioni. Il percorso, collegato all’Action Plan nazionale sulla Csr e reso possibile soprattutto grazie al ministero dello Sviluppo economico, è stato poi largamente condiviso dopo un lavoro di alcuni anni ed è stato validato a fine 2013 dal Pcn Ocse italiano (il Punto di contatto nazionale per la responsabilità sociale d’impresa), composto a sua volta da sindacati, consumatori, Terzo settore-cooperative, Regioni, ministeri, Abi, Confindustria e Unioncamere, altre associazioni di categoria, Inail e Inea. Sono stati coinvolti quindi moltissimi stakeholder.

Nel 2014 si è svolta la sperimentazione del sistema e si è già cercato di utilizzare la piattaforma nell’ambito di bandi e avvisi emessi dalle Regioni per l’aggiudicazione di fondi. La piattaforma è stata utilizzata da diverse migliaia di imprese e circa tremila di esse hanno superato la soglia dei “requisiti minimi” prevista dal sistema; nel 2014 sono stati anche distribuiti più di 40 milioni di euro mediante bandi che contenevano premialità o punteggi aggiuntivi per imprese che avevano attuato condotte di impresa responsabile ed è in programma un utilizzo sempre più strutturato degli indicatori di sostenibilità socio-ambientale nell’ambito degli avvisi collegati all’attribuzione dei fondi europei della programmazione 2014-2020.


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