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Sono un po’ naziste alcune idee dell’Isis. Parla Abdellah Redouane (Grande Moschea di Roma)

Dopo la strage di Parigi, il Centro Islamico Culturale d’Italia, in un comunicato diffuso nei giorni scorsi, ha condannato con forza l’attentato contro la sede della rivista francese Charlie Hebdo. Nella nota il Centro islamico, che gestisce la Grande Moschea di Roma, ha espresso le proprie condoglianze ai familiari delle vittime della strage dicendo di sentirsi «vicino ai Parigini, alle forze dell’ordine della capitale e a tutto il Popolo francese per il brutale attacco subito». Formiche.net ha intervistato il Segretario Generale del Centro, Abdellah Redouane – che giovedì 8 gennaio ha partecipato alla fiaccolata di solidarietà organizzata sotto l’ambasciata di Francia a Roma – per capire il suo punto di vista su quanto accaduto e fare un punto sulle reazioni della comunità musulmana e sulle sfide dell’Islam moderato.

Si può ammazzare in nome di Allah come hanno fatto a Parigi?

Nessuno si può arrogare il diritto di uccidere, e tantomeno in nome di Dio.

E si può uccidere un disegnatore satirico solo per una vignetta anti Maometto?

Lo ripeto con fermezza: nessuno si può arrogare il diritto di uccidere, questo atto è stato da noi espressamente condannato.

Secondo lei l’attentato alla rivista Charlie Hebdo è il frutto della follia di fanatici isolati o nasconde qualcosa di più?

Spetterà alla magistratura inquirente fare luce su quanto accaduto. Questo è il momento del lutto e del dolore.

Che reazione c’è stata da parte della comunità musulmana di Roma?

Abbiamo fermamente condannato queste gesta esecrande, partecipando al lutto dei familiari dei caduti. Questo è un momento in cui dobbiamo riconsiderare il fallimento del vivere insieme voluto e causato da elementi terroristici. E’ necessario restare uniti contro la barbarie e la violenza e lavorare sempre di più uniti, non solo per garantire e difendere la libertà di stampa e di opinione, ma più in generale per proteggere la democrazia, minacciata da forze oscurantiste di inusitata mostruosità. Ogni silenzio è divenuto ormai intollerabile e inaccettabile, un silenzio pieno di ignavia non può che trascendere nella connivenza e nella complicità. Va respinto.

In che modo?

Siamo tutti chiamati a fare un esame di coscienza, ma anche a rispondere a voce alta a questa minaccia. Poiché la minaccia si alimenta del silenzio. Ciò si può fare solo rafforzando il lavoro di chi è impegnato in prima linea in favore del dialogo tra le religioni e le culture e per la promozione dei principi di pluralismo e rispetto della libertà. E’ dovere inderogabile di ognuno di noi, di ogni credente.

Cosa può fare l’Islam moderato per evitare o arginare la degenerazione in integralismo?

Agire sempre rettamente, così come ci insegna la nostra religione. E allo stesso tempo essere modello di rettitudine per gli altri. Mettere in pratica questa rettitudine in ogni nostro gesto quotidiano. Favorendo il dialogo e l’integrazione con tutti gli uomini e isolando ogni forma di deviazionismo.

Ma è davvero possibile un dialogo con l’Islam europeo?

In Europa vivono milioni e milioni di musulmani, cittadini di nascita o immigrati. Milioni e milioni di persone che non delinquono e non sono una minaccia, che studiando e lavorando in Europa, e crescendo qui i propri figli, si sentono e sono parte dell’Europa, di cui, evidentemente, condividono anche valori. Sono loro i rappresentanti dell’islam europeo. E non certo i criminali e gli assassini.

Analisti come Edward Lutwak parlano provocatoriamente di “trionfalismo musulmano”, definendolo come ciò che crea un’atmosfera per cui qualcuno si sente in diritto di uccidere la gente. Cosa ne pensa?

Le posizioni di Lutwak sono ben note. Non stupisce quindi che egli sfrutti tragici accadimenti per alimentare polemiche e gettare benzina sul fuoco. C’è solo da sperare che non siano in troppi a seguirlo. Tale propaganda giova solo agli estremisti d’ogni sorta, in una spirale sempre più perversa di incitamento a sentimenti negativi.

Lo scrittore Umberto Eco ha definito l’Isis “il nuovo nazismo”

Per quanto esista una intera corrente di pensiero che parli di nazismo islamico, è da ricordare che nell’analisi storiografica non è possibile sovrapporre integralmente fasi storiche, istanze sociali e correnti ermeneutiche al 100%. Vi sono, tuttavia, dei motivi ricorrenti nella storia dell’umanità. Una certa idea di purezza e di verità assolute di cui il cosiddetto Stato Islamico si ritiene detentore possono trovare, almeno esteriormente, alcune consonanze con idee professate dal nazionalsocialismo.

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