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Come disinnescare la bomba Tsipras?

Da giorni i media dedicano i loro programmi alla Shoah e continueranno a farlo per tutta la settimana. E’ certamente una scelta giusta, opportuna e condivisibile, perché la memoria deve essere coltivata e custodita anche quando riguarda l’abominio dell’Olocausto di cui l’Europa si rese responsabile.

Chi scrive ha avuto occasione di visitare parecchi campi di deportazione e di sterminio. Una circostanza mi è rimasta scolpita nel ricordo: il campo di Buchenwald si trovava a pochi chilometri da Weimar, la città simbolo della cultura tedesca (ed europea). Nel Vecchio Continente l’antisemitismo non è nato con il nazismo e con i suoi imitatori fascisti. Ha radici tanto profonde e lontane da essere – lo abbiamo visto anche di recente – tuttora rigogliose, nonostante le condanne e le contrizioni per la Shoah.

Ci ha indotto a riflettere ciò che ha scritto il rabbino Roberto Della Rocca sul Corriere della sera: ‘’Una certa celebrazione mistica del popolo ebraico, come vittima della Shoah, procede in parallelo ad un misconoscimento dell’ebreo come attore protagonista della storia contemporanea’’.

In sostanza, se abbiamo ben compreso quelle parole, la questione ebraica oggi si identifica con l’esistenza e la sicurezza dello Stato d’Israele. Qui sta il punto. E’ troppo facile solidarizzare con gli ebrei morti e voltare le spalle davanti a problemi di quelli che sono vivi e vogliono restare tali, nel loro focolare nazionale e identitario. Per tanti, condannare la Shoah è solo un argomento in più per aborrire il nazi-fascismo. Ma lo sterminio degli ebrei non va storicizzato e rinchiuso nel perimetro delle vicende del ‘’secolo breve’’. Purtroppo l’antisemitismo è vivo e vitale anche nel mondo d’oggi. E si nutre della solidarietà per i nemici di Israele e del sostegno alla loro causa.

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‘’Questo era l’auspicio dei padri costituenti quando scrissero l’articolo 38 della Costituzione’’. E’ un breve brano – ripreso da un importante quotidiano – della lettera del M5s al premier Matteo Renzi, declamata in nome del popolo italiano, in Piazza del Popolo, dal grillino Alessandro Di Battista con la richiesta di eleggere nei primi scrutini il presidente della Repubblica. Peccato che non si tratti dell’articolo 38 (la norma che regola il welfare all’italiana) ma dell’articolo 83.

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Quale linea di condotta deve tenere l’Unione europea con la Grecia governata da Syriza? Si pone – mutatis mutandis – il medesimo problema, con gli stessi pro e contro, che i governi devono affrontare quando un cittadino viene rapito e sequestrato dai terroristi islamici. Si deve pagare il riscatto o attenersi al principio dell’intransigenza? La definizione migliore di Alexis Tsipras l’ha fornita un uomo politico greco paragonandolo ad un persona che si reca in banca, imbottito di tritolo, e minaccia di farsi esplodere se non gli concedono un prestito senza interessi e garanzie. Lo si deve accontentare o abbandonarlo al suo destino? Il programma di Syriza è ridicolo: più spesa pubblica e meno tasse. E toccherebbe all’Europa, in nome di un vago principio di solidarietà, assicurare alla popolazione greca quelle tutele che Tsipras ha promesso. E che dire dell’effetto imitativo…

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