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Chi è Deso Dogg, il “direttore responsabile” della tv di Isis

Immagini d’impatto perfettamente sincronizzate alla musica araba, dissolvenze e rallentamenti, passaggi del Corano e qualità HD. I video professionali dello Stato Islamico, prodotti dalla tv Al Hayat Media Center con l’obiettivo di conquistare e arruolare stranieri, hanno un innegabile marchio occidentale. Ma quando si verifica chi è alla guida della casa di produzione, tutto torna.

TRE NOMI, UN UOMO

Il “direttore responsabile” di Al Hayat Media Center è un famoso rapper tedesco convertito all’Islam. Il suo nome è Denis Mamadou Gerhard Cuspert, ma nell’ambiente artistico era conosciuto come Deso Dogg. Oggi invece si fa chiamare Abu Talha Al Almani.

EPISODI DI RAZZISMO 

Nato nel quartiere di Kreuzberg a Berlino nel 1975, la carriera artistica di Dogg è durata 15 anni tra concerti e discoteche. Figlio di padre ghanese e mamma tedesca, è cresciuto insieme al marito della mamma, un soldato americano. Ha avuto un’adolescenza difficile entrando ed uscendo dai servizi di assistenza sociale. Dogg ha spiegato il suo atteggiamento ribelle con gli episodi di razzismo che ha subìto a Berlino.

CARRIERA ARTISTICA

Dogg non è stato un rapper qualunque. I suoi dischi sono stati prodotti da case discografiche importanti come Emi e Warner Chappell. Dal 2006 al 2009 si era impegnato a tempo pieno in una collaborazione con il rapper americano DMX. Le sue canzoni più famose sono state “Gangxtaboggy”, “Daz Iz Ein Drive By” e “Meine Ambition Als Ridah”.

CONTRO L’OCCIDENTE

Secondo il sito Vice News, nel 1990, quando ancora non era rapper, Dogg partecipò alla prima manifestazione contro la politica estera degli Stati Uniti nella Guerra del Golfo.
Dopo avere scontato una breve condanna per delitti minori (abbandono di un tour per “problemi psicologici” in violazione della legge dell’oppio tedesca), l’ex rapper presentò il primo album come solista nel 2006: Murda Cocctail Vol. 1. Sembrava che nella musica Dogg avesse trovato una via di sfogo.

L’INCIDENTE IN AUTO

Ma quattro anni dopo è arrivata la svolta: un incidente in automobile gli ha fatto abbandonare la sua carriera. Di seguito, Dogg annunciò ai suoi fan che si sarebbe convertito all’Islam. Al posto del rap cominciò ad interpretare i nashids (musica tradizionale islamica) in tedesco, con elogi a Osama Bin Laden e al leader talebano Mullah Omar. Da quel momento sono aumentate le critiche all’Occidente e il sostegno alle forze islamiste in Afghanistan, Irak, Somalia e Cecenia.

L’ISPIRAZIONE RELIGIOSA 

Nel 2011, dopo avere scontato una pena per possesso di armi, Dogg si è avvicinato all’austriaco islamico Mohamed Mahmoud (conosciuto come Abu Osama Al-Gharib). Mahmoud era stato addestrato da Al Qaeda in Irak ed era rimasto quattro anni in galera per aver contribuito alla propaganda di un gruppo alleato di Al Qaeda, Global Islamic Media Front. Dogg e Mahmoud hanno dichiarato di essersi ispirati a Arid Uka, un islamista albanese-tedesco, che aveva ucciso due soldati americani all’aeroporto di Francoforte il 2 marzo del 2011.

Il 9 settembre è circolata sui social media la notizia che Dogg fosse morto in uno scontro in Siria. Ma qualche settimana dopo sono apparsi alcuni video che attribuivano al rapper la produzione di Al Hayat Media Center.

NON SOLO DOGG

Secondo il rapporto del 2012 dell’Ufficio tedesco per la protezione della Costituzione, Dogg è uno dei 50 cittadini tedeschi che quell’anno hanno risposto all’invito di arruolamento per la guerra in Siria. Oggi invece la cifra è salita a 350.

Per Der Spiegel Dogg non è l’unico musicista finito a combattere in Siria. A luglio Fadl Shakr, un cantante libanese conosciuto come “Il re romantico”, ha deciso di lasciare i duetti con Mariah Carey per combattere insieme ai ribelli dello sceicco salafita Ahmad Asir contro l’esercito.

IL PROGRAMMA HAYA

Per arrestare l’effetto di questa strategia di arruolamento, in Germania è stato creato nel 2011 un programma che cerca di contrastare la radicalizzazione della gioventù musulmana con campagne pubblicitarie e assistenza specializzata ai famigliari. Il programma si chiama Haya, che in arabo significa “vita”.


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