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Frode fiscale, a Natale regalino di Renzi a Berlusconi? Fatti, smentite e retromarce

Nel decreto fiscale annunciato alla vigilia di Natale, è spuntata una soglia del 3% entro la quale l’evasione non sarebbe più punibile penalmente e sarebbe prevista solo una sanzione amministrativa, riassume oggi la rassegna Good Morning Italia. L’interpretazione della norma, scrive il Corriere, potrebbe rendere Berlusconi di nuovo incensurato senza modificare l’articolo della legge sulla frode fiscale per cui è stato condannato a quattro anni.

LA SFERZATA DEL FATTO DI TRAVAGLIO

“Il lodo Nazareno” è il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, primo giornale a occuparsi del caso due giorni fa, ricorda oggi Good Morning Italia. Facendo i conti all’ex premier e a Mediaset, Travaglio scrive che Berlusconi sarebbe sotto la soglia del 3%: “Gli effetti penali e l’esecuzione della pena cesserebbero e lui sarebbe libero di ricandidarsi”, attesta la firma più puntuta del quotidiano diretto da Antonio Padellaro.

LA REAZIONE DI MATTEO RENZI

Regalo natalizio di Renzi a Berlusconi? Macché. Il presidente del Consiglio si dichiara pronto a bloccare o a modificare la legge nel caso aiutasse l’ex Cavaliere: «A me non risulta affatto che sia così. Lui ha una condanna definitiva e non mi pare realistico che una nuova legge possa cancellare una condanna passata in giudicato. Ma se davvero dovesse essere possibile sono pronto a bloccare la legge e a cambiarla», ha detto il premier secondo il quotidiano la Repubblica. E al Tg5 Renzi ha aggiunto: “Se qualcuno immagina che in questo provvedimento ci sia non si sa quale scambio, non c’è problema – dice il presidente del Consiglio – noi ci fermiamo, questa norma la rimanderemo in Parlamento soltanto dopo l’elezione del Quirinale, dopo che Berlusconi avrà completato il suo periodo a Cesano Boscone e dimostreremo che non c’è nessun inciucio strano”.

QUEL TESORO DI PALAZZO CHIGI

Ma è scontro con il Tesoro sulla paternità della norma (Repubblica), riassume Good Morning Italia. Scrive Repubblica: “Chi è il “padre” non si sa, se l’Economia di Padoan o palazzo Chigi di Renzi, fatto sta che il 24 dicembre, quasi fosse un regalo di Natale, il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo sui rapporti tra fisco e contribuente che, se dovesse restare così com’è adesso, consentirebbe a Berlusconi di cambiare il suo destino giudiziario cancellando la pagina più infamante, la condanna a 4 anni nel processo Mediaset. Una norma “super salva Silvio”.

LA RICOSTRUZIONE DI REPUBBLICA

Si legge sul quotidiano diretto da Ezio Mauro in un articolo di Liana Milella: “Il giallo c’è tutto, lo scontro politico tra ministero dell’Economia e palazzo Chigi pure, si dividono anche gli avvocati di Berlusconi. Per Franco Coppi «la legge si può ben applicare a Berlusconi », basta soltanto il ben noto incidente di esecuzione, che consente di cambiare le sorti anche di una sentenza definitiva se viene approvata una legge molto più favorevole al condannato rispetto alla precedente. Invece Nicolò Ghedini, storico difensore dell’ex premier, la pensa all’opposto ed è convinto che il piccolo comma in questione si applichi solo alle dichiarazioni infedeli, mentre non sarebbe utilizzabile per i delitti che hanno visto l’ex Cavaliere condannato, cioè la frode fiscale. Idem per le fatture false. Stessa opinione di Coppi invece per il presidente dell’Anm Rodolfo Maria Sabelli che, appena letta e approfondita la norma dice «di non avere dubbi sul fatto che la non punibilità di applichi anche ai reati di frode e che sia retroattiva».

LA QUESTIONE TECNICA

L’articolo 15 introduce a sua volta un 19-bis nel famoso decreto legislativo sui reati tributari del 2000, il numero 74, dal titolo accattivante, “causa di esclusione della punibilità”. Recita così: «Per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell’imposta sul valore aggiunto dichiarato. Per tali fatti sono raddoppiate le sanzioni».

LO SCENARIO

Se questa è la norma, com’è uscita da Palazzo Chigi e com’è stata pubblicata sul sito del governo, la conseguenza pare scontata, scrive Repubblica: “Secondo la sentenza Mediaset Berlusconi raggiunge una percentuale dell’1,91, quindi se si facesse il processo adesso il suo reato non esisterebbe più. Quindi può fare un “incidente di esecuzione”. Quindi può cadere la sentenza e con lei anche l’interdizione dai pubblici uffici. Ovviamente, se cade la sentenza, cade anche l’esclusione dalle candidature della legge Severino, che è solo una conseguenza della condanna“.

IL COMMENTO DEL SOTTOSEGRETARIO 

Ecco l’opinione del tributarista Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia e candidato alla segreteria di Scelta Civica (in questa intervista a Formiche.net spiega obiettivi e rintuzza le critiche di alcuni montiani): “Lo schema di decreto, perché di questo si tratta, è un buon provvedimento che migliora l’inquadramento di una fattispecie complessa come quella dell’abuso di diritto, facendo fare passi avanti al nostro ordinamento; e che sul piano delle sanzioni tributarie procede verso una opportuna revisione delle sanzioni di carattere penale. La riforma interviene sul fronte delle sanzioni penali con l’obiettivo di circoscriverle alle situazioni più rilevanti, evitando così l’effetto perverso di ingolfamento delle procure. Ed evitando anche all’amministrazione finanziaria di segnalare alla magistratura comportamenti che molto spesso non portano ad alcuna condanna ma che creano problemi all’imprenditore, non è realmente disonesto, sotto il profilo reputazionale e nel suo rapporto con la pubblica amministrazione. Non so se il reato di frode contestato a Berlusconi sia sotto il 3 per cento della sua soglia reddituale. Non voglio nemmeno saperlo, ciò che conta sono i principi e, ripeto, la franchigia non può valere per la frode fiscale“, ha detto il sottosegretario Zanetti a Repubblica.

Ma allora chi ha inserito la salva-Berlusconi nel testo finale?, si chiede il Corriere della Sera on line in una ricostruzione: “È una domanda che va fatta a Palazzo Chigi, fino al 23 mattina quella norma non c’era”, ha risposto Zanetti.

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