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Il teatrino del Pd su soldi ai partiti e cooperative amiche

Conosco da anni Benedetto Della Vedova, ora sottosegretario agli Affari Esteri. E’ certamente una persona seria e preparata, all’altezza del ruolo che ricopre. Non sapevo che avesse anche uno spiccato senso dell’umorismo. Ma quando ha dichiarato, in evidente polemica con Enrico Zanetti, che rifondare Scelta civica sarebbe come rimettere il dentifricio nel tubetto, non ho potuto fare a meno di sorridere.

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Sono persuaso che l’ex Cav cercherà di seguire la linea di condotta di Alessandro Natta, allora segretario del Pci, quando fu eletto, il 3 luglio del 1895, Francesco Cossiga alla Presidenza della Repubblica. Per la prima volta, bastò una sola votazione e Cossiga, candidato ufficiale della DC (era presidente del Senato) ottenne 752 voti su 977. Il Pci era appena uscito da una pesante sconfitta (da cui non si riprese più) nel referendum sulla scala mobile (9-10 giugno di quello stesso anno) ed aveva il cruccio di non riuscire a concorrere in modo determinante (come gli  era riuscito  in precedenza ) all’elezione del Capo dello Stato. Il che veniva vissuto come un’ulteriore sconfitta. Ma i voti dei ‘’grandi elettori’’ comunisti sarebbero stati determinanti soltanto nelle prime votazioni quando occorreva la maggioranza dei due terzi. Alla quarta sarebbero bastati quelli  dei gruppi della coalizione di governo. Così i parlamentari del Pci si precipitarono a votare Cossiga. Mutatis mutandis, anche Silvio Berlusconi si trova nelle medesime condizioni di Alessandro Natta e sa che, alla quarta votazione, Matteo Renzi potrebbe andare ad acquistare il pane presso un altro forno. Così Berlusconi chiederà ai suoi di votare, fin dal primo scrutinio, la persona indicata dal premier ragazzino. A quel punto il gioco passerà nelle mani dei franchi tiratori.

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Se il disegno è quello descritto, sembra illusorio pensare che vi sarà una convergenza – anche  soltanto di ‘’bandiera’’ – delle forze di centro destra su di un loro candidato comune.

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San Lazzaro di Savena, frazione di Idice, in provincia di Bologna. E’ salita all’onore delle cronache nazionali la decisione di una giovane sindaco (del Pd) di bloccare una grande operazione immobiliare (la nascita di un quartiere con più di 500 appartamenti) ad opera di un consorzio di imprese cooperative e private. La protagonista sostiene persino di aver subito delle minacce. Dopo il caso di Mafia Capitale è diventato di moda accostare il mondo della cooperazione a quello della criminalità. Ovviamente, si può discutere a lungo sulla validità di un piano edilizio tanto impegnativo per il ‘’consumo del territorio’’ (deciso dalla precedente giunta, anch’essa di sinistra e votata dal precedente consiglio comunale) e sull’opportunità di bloccare la ‘’colata’’ (come viene chiamato il progetto nell’immaginifico linguaggio renziano). Di certo, nella vicenda, si trovano tracce della lotta del ‘’nuovo’’ Pd, contro quello ‘’vecchio’’, legato alla Lega Coop come alla Cgil. Ma questi ragazzotti non staranno segando il ramo su cui stanno seduti? Come pensano che ‘’campi’’ un partito? Con le cene da mille euro a pasto?

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