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Legge Fornero, perché non comprendo gli strepitii della Lega

’I cristiani non sono conigli’’. Chissà se a Papa Francesco la metafora è venuta in mente quando ha contato i figli di Graziano Delrio?

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La Consulta ha bocciato Matteo Salvini. Era troppo evidente l’inammissibilità del quesito referendario per l’abrogazione della riforma delle pensioni del ministro Fornero. In un Paese serio non sarebbe nemmeno stato proposto perché palesemente in contrasto con quanto dispone, in materia di referendum popolari, l’articolo 75 della Costituzione. Inoltre, la riforma delle pensioni del 2011 ha restituito credibilità a un Paese ormai sull’orlo della bancarotta.  Solo dei demagoghi irresponsabili potevano infilarsi in questa avventura.

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Stralciato dallo schema di decreto sul contratto a tutele crescenti il contratto di ricollocazione (il ‘’nuovo che avanza’’ del Jobs act Poletti 2.0) è ricomparso, seduta stante, nel testo riguardante i nuovi ammortizzatori sociali, all’articolo 17. Si vede, però, che quel numero porta male anche nelle leggi. La piena operatività del nuovo contratto di ricollocazione potrebbe risultare limitata dal fatto che alcuni importanti aspetti  sono rinviati ad un successivo decreto legislativo. E quindi scoraggiare le imprese ad assumere. La disposizione prevede, inoltre, che abbiano diritto al contratto di ricollocazione soltanto i soggetti licenziati illegittimamente per giustificato motivo oggettivo o per licenziamento collettivo. Resterebbero, quindi, esclusi i soggetti licenziati illegittimamente per giustificato motivo soggettivo e quelli licenziati legittimamente per giustificato motivo oggettivo. Figli di un dio minore?

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L’Italicum ‘’balla’’ al Senato. La legge elettorale è diventata l’occasione in cui si misura la tenuta dell’asse del Nazareno e la sua capacità di resistere alle opposizioni interne di ambedue i partiti contraenti, le quali, a loro volta, hanno deciso di mettere in campo le loro forze in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. In questo groviglio di tattiche politiche passano in secondo piano i contenuti. Chi scrive considera, per tanti motivi, le preferenze alla stregua di una peste bubbonica per la politica. Insieme alle primarie, le preferenze determineranno una completa invasione di campo delle procure nelle elezioni. Trovo, però, inaccettabile che si incontrino due capi partito, uno chieda di poter contare sull’elezione sicura di almeno cento deputati fedelissimi, scelti da lui; e l’altro glielo conceda, grazie al ‘’blocco’’ dei capilista. Un’operazione, questa, che si spiega e si giustifica soltanto ricorrendo ad un brutale scambio politico. Un altro aspetto incomprensibile è il seguente: i sondaggi elettorali dimostrano che tra i due schieramenti vi è una differenza di poco più di tre punti percentuali. Il che significa che il centro destra, in teoria, potrebbe recuperare il distacco e vincere soltanto se il premio di maggioranza andasse alle coalizioni. Impresa difficile a causa delle divisioni di questo schieramento, ma non impossibile. E’ sicuro, invece, che sarebbe soltanto il Pd a poter usufruire del premio  se esso andasse alla lista. L’ex Cav consentirà, dunque, a Matteo Renzi di ‘’vincere facile’’.


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