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Norman Atlantic, ora va in onda lo sciacallaggio sui dispersi

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Massimo Tosti apparso su Italia Oggi,il quotidiani diretto da Pierluigi Magnaschi.

Si è aperto ufficialmente il giallo sul naufragio della Norman Atlantic. L’altro ieri Matteo Renzi ha dichiarato che “si è evitata un’ecatombe”, grazie alla tenacia, alla determinazione e alla passione dei soccorritori: Marina militare, Aeronautica militare, Capitanerie di porto e Protezione civile. Poi si è accesa la battaglia delle cifre. In un primo momento sembrava che i morti fossero cinque. Ma le autorità greche hanno fatto altri conti: i sopravvissuti sono 427, le persone imbarcate sul traghetto erano 478.

Tolti i 10 morti accertati, mancano all’appello 41 persone. Dispersi in mare. Esiste però una seconda lista che parla di 458 persone a bordo. In questo caso i dispersi sarebbero 21. C’è poi l’incognita dei clandestini saliti a bordo. Quale che sia la verità, il bilancio dei morti è destinato a salire. Intanto si apre il capitolo giudiziario. Tre procure hanno iscritto nel registro degli indagati l’armatore della nave e il comandante, Argilio Giacomazzi, che ha abbandonato il relitto per ultimo (come vuole il codice etico della marineria, ignorato da Francesco Schettino).

È giusto che la magistratura (non solo italiana) apra un fascicolo per appurare le eventuali responsabilità della sciagura. Odora invece di sciacallaggio la battaglia delle cifre nella quale si sono tuffati molti giornali, per smentire l’entusiasmo (e la gratitudine) di Renzi per l’opera di soccorso. Chi ha seguito i telegiornali si è reso conto dell’inferno che hanno affrontato i soccorritori. Le fiamme a bordo, il fumo, il mare in tempesta e il vento che soffiava a 40 nodi, non garantivano a chi si adoperava per salvare vite umane uno scenario rassicurante. Se c’erano clandestini a bordo, rispettando il loro status di clandestini, nessuno può calcolare quanti fossero. Se a bordo ci sono stati mascalzoni che hanno usato la violenza per mettersi in salvo prima di altri, la responsabilità non può essere addossata né al comandante, né a chi si è prodigato (rischiando la pelle) per riportare a terra i naufraghi. È inaccettabile il tentativo di trasformare questa pagina dolorosa nell’ennesima denuncia del pressappochismo e della superficialità degli italiani. Stavolta l’Italia si è comportata bene.

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