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Nuova chiesa in Turchia dopo novant’anni, il via libera di Erdogan

Per la prima volta nella storia della Repubblica turca, il governo guidato dal premier Ahmet Davutoglu ha acconsentito alla costruzione di una chiesa cristiana sul territorio nazionale. Mai, prima d’ora, Ankara aveva dato il via libera all’edificazione di nuovi edifici di culto. L’unica concessione riguardava il restauro di vecchie chiese dall’alto valore storico e simbolico.

L’AREA DELLA NUOVA CHIESA 

Il nuovo edificio sorgerà a Istanbul, nel sobborgo di Yesilkoy, sulla costa del Mar di Marmara e non troppo distante dall’aeroporto Atatürk. Sull’area sorgono già chiese greco-ortodosse, armene e cattoliche, tutte costruite ai tempi dell’Impero ottomano e quindi prima del 1923. Beneficiaria del placet governativo sarà la comunità cristiana di rito siriaco, la più antica insediata in Turchia. Conta ventimila fedeli su un totale di circa centomila cristiani (a fronte dei 76 milioni di musulmani, il novantanove per cento della popolazione). La chiesa, il cui costo previsto è di 1,5 milioni di dollari, avrà tre piani sotterranei, due dei quali adibiti a parcheggio.

UN ITER LUNGO TRE ANNI

L’iter per il via libera alla costruzione dell’edificio cominciò nel 2011 e per tre anni le autorità municipali e gli esponenti della comunità siriaca non hanno trovato l’accordo sull’area da destinare all’edificazione della chiesa, e nel frattempo i richiedenti continuarono a usare le strutture esistenti. Sono stati anni di “zuffe”, ha scritto il quotidiano Hurriyet, mettendo in rilievo come non siano mancate le frizioni anche forti tra il governo e le autorità religiose.

“TUTTI SONO CITTADINI UGUALI”

Ma ora è acqua passata. E’ stato il premier in persona, già ministro degli Esteri nonché teorico del neo-ottomanesimo perno della politica del presidente Erdogan, a confermare la notizia nel corso di un incontro che si è tenuto al palazzo Dolmabahce di Istanbul con gli esponenti delle minoranze religiose del Paese. “Tutti sono egualmente cittadini della Repubblica di Turchia”, ha osservato Davutoglu nel commentare l’apertura.

IL VIAGGIO DEL PAPA IN TURCHIA

Qualche osservatore segnala che non è casuale che la svolta giunga poco più d’un mese dopo la visita di Francesco in Turchia, compiuta tra Ankara e Istanbul. Prima l’incontro con il presidente Erdogan nel nuovo faraonico palazzo dalle mille stanze, quindi il momento ecumenico che ha avuto il culmine nell’incontro con il patriarca Bartolomeo I e la firma della Dichiarazione comune. Nel mezzo delle due tappe, il Pontefice aveva avuto modo di recarsi alla Diyanet, il dipartimento per gli Affari religiosi turco, dove s’era appellato all’unità delle fedi nel combattere l’integralismo e il fondamentalismo.

“SIAMO ALLA RESTAURAZIONE”

Secondo quanto ha detto alla Bbc Ilter Turan, professore emerito di Relazioni internazionali alla Bilgi University di Istanbul, Ankara non ha vietato mai la pratica del proprio culto religioso. Il problema è che c’è “un bagaglio storico la cui conseguenza che è qualche attività religiose è percepita come sospetta”. Solo di recente, ha aggiunto Turan, “le popolazioni cristiane hanno ricominciato ad aspirare alla costruzione di uffici pubblici. Nelle ultime fasi dell’Impero ottomano questo era normale”. Si potrebbe dire, ha chiosato il docente, che “siamo tornati a un periodo di restaurazione”.

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