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Così i giornali leggono l’incontro del trans Diego Lejarranga con Papa Francesco

Il Vaticano non conferma. D’altronde, ricorda Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera, “non lo si fa mai quando si tratta di telefonate o incontri personali del Pontefice”. Ma sul fatto che il Papa, sabato pomeriggio, abbia ricevuto a Santa Marta Diego Neria Lejarranga, non ci sono grandi dubbi. E’ la prima volta che un vescovo di Roma accoglie, in casa sua, un transessuale.

LE DUE TELEFONATE DEL PAPA

A rivelare il tutto è stato Diego Lejarranga al quotidiano spagnolo Hoy. La prima telefonata, racconta, risale allo scorso 8 dicembre: “Era un numero sconosciuto. La verità è che non so bene perché abbia risposto, a queste chiamate non lo faccio mai”. Dall’altra parte, una voce: “Soy el Papa Francisco”. Il Papa ha detto a Diego d’aver letto la sua storia, di esserne rimasto colpito e di volerlo incontrare. Il 20 dicembre è arrivata la seconda chiamata, con Francesco che fissava l’appuntamento per il 24 gennaio. Lui e la sua fidanzata a Santa Marta.

IL PRECEDENTE DI BUENOS AIRES

La storia, osserva Paolo Rodari su Repubblica, è “sintomatica della strada che il nuovo pontificato sta percorrendo: la Chiesa deve piegarsi sulle ferite di ogni singolo uomo, senza timori. Essa, infatti, come disse Bergoglio chiudendo la prima parte del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani”. A ogni modo, ricorda il vaticanista del quotidiano diretto da Ezio Mauro, non è una sorpresa quanto avvenuto: “Già a Buenos Aires il venerdì santo Bergoglio lavava i piedi anche ai transessuali”, quindi “agisce come ogni buon parroco dovrebbe fare: accoglie senza chiudere alcuna porta, ascolta per comprendere, per non fuggire innanzi alla problematicità della realtà. Anche perché, per capire veramente l’entità di una ferita, occorre riconoscerla di persona, rendersi conto vis-a-vis”.

“FIGLIA DEL DIAVOLO”

“Se avessi potuto scegliere, non avrei certo scelto la mia vita”, ha detto Diego al Papa, ricordando che il suo parroco, invece, l’aveva definito “la figlia del diavolo”. “Mai prima avrei osato, ma con Papa Francesco sì; dopo averlo ascoltato in molti interventi ho sentito che mi avrebbe ascoltato”. Alcuni, durante la messa della domenica dopo l’intervento con cui aveva cambiato sesso, gli dicevano: “Come osi venire qui con la tua condizione? non sei degno”. Ad aiutarlo a scrivere a Francesco è stato il vescovo di Plasencia, Amadeo Rodiguez Magro che gli ha offerto incoraggiamento, sostegno e conforto.

LA CONDANNA DEL GENDER

Scrive Giacomo Galeazzi sulla Stampa che “lo spirito di accoglienza e di apertura del Papa è per una chiesa che si china sulle ferite del mondo, che non può e non deve essere una ‘dogana della fede’. La sua Chiesa non chiude le porte neanche a chi, per il disagio di un corpo che non sentiva suo, ha scelto con sofferenza di cambiare sesso”. Rileva, il giornalista del quotidiano torinese, che pur avendo Francesco “stigmatizzato la teoria del gender” durante il volo Manila-Roma di poco più d’una settimana, “ciò però non gli ha impedito di tendere la mano a una persona che si era rivolta a lui per condividere la sofferenza dell’emarginazione”.

IL CRISTIANESIMO APERTO DI NEWMAN

Ci sono però anche resistenze, dice Rodari, anche se si farebbe bene a ricordare che già “il teologo John Henry Newman professava un cristianesimo aperto, accogliente, in sviluppo nella storia, non segnato dalla polemica nei confronti del mondo”.

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