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Perché Scelta Civica non va sciolta. Parla Enrico Zanetti

Enrico Zanetti

Tensioni in quello che resta dei montiani di Scelta Civica? Macché, dice Enrico Zanetti, tributarista, montiano della prima ora, sottosegretario all’Economia, e unico candidato rimasto alla segreteria del movimento fondato (e affondato?) da Mario Monti in vista del congresso programmato per il 31 gennaio.

Eppure le fibrillazioni non mancano, tra candidati alla segreteria che mollano (Irene Tinagli) parlamentari che chiedono di congelare il congresso, accuse su rischi di tesseramento gonfiato e altri esponenti governativi (come Benedetto Della Vedova) che invitano a guardare oltre Scelta Civica. Sullo sfondo, la partecipazione al governo Renzi e, soprattutto, che fare alle prossime elezioni politiche.

Su questo e su altro – come la pressione fiscale che non calerà – ecco la versione di Enrico Zanetti.

Zanetti, mi spiega che succede in Scelta Civica? Irene Tinagli prima si candida come lei alla segretaria del partito e poi si defila temendo un micro partito di tessere, magari finte. Come risponde alle critiche che Tinagli ha argomentato in una intervista a Formiche.net?

Mi limito ai fatti. Dopo un lunghissimo periodo di transizione e rinvii, lo scorso 5 novembre l’assemblea direttiva del partito ha deliberato a maggioranza l’avvio del percorso congressuale con tre paletti precisi: iscrizioni e candidature aperte fino al 10 gennaio, assemblee regionali il 24 gennaio, congresso nazionale il 31 gennaio. Già in quella sede erano state formalizzate due candidature alla segreteria: quella di Irene Tinagli e quella del sottoscritto. Come in tutti i percorsi congressuali, i candidati hanno formalizzato nei giorni successivi le rispettive mozioni e ciascuno ha organizzato i propri incontri di presentazione in giro per l’Italia.

Però poi molti (quanti?) parlamentari hanno chiesto con una lettera di sospendere il congresso…

Le spiego. Il 5 dicembre dieci autorevoli esponenti dell’assemblea direttiva del partito, che già non avevano votato a favore del percorso congressuale, hanno ribadito per iscritto le loro legittime perplessità, invitando a fermare tutto. Nei giorni immediatamente successivi a questa lettera Irene Tinagli ha deciso di ritirare la propria candidatura, mentre io l’ho confermata. Nonostante la lettera, non è successo altro e ovviamente il percorso congressuale è andato avanti, posto che solo l’assemblea che lo ha legittimamente deliberato potrebbe altrettanto legittimamente fermarlo.

Quindi tutto tranquillo? Non penso. Anche il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, ha espresso toste perplessità, come scritto ieri da Formiche.net

Evidentemente ai dieci firmatari non se ne sono aggiunti altri in numero sufficiente da poter raggiungere il quorum necessario per chiedere almeno la convocazione. Ora, Benedetto della Vedova, che era uno dei dieci firmatari, scrive per dire che, pur ribadendo la sua contrarietà, la porterà nel congresso, la cui organizzazione a Roma e nelle regioni è per altro proceduta speditamente e con diffuso entusiasmo. Nel complesso, mi pare che i fatti traccino un quadro chiaro: la netta maggioranza del partito vuole con forza il congresso e anche alcuni di coloro che legittimamente avevano una diversa visione prendono atto della inevitabilità di portarla nel congresso, come è giusto che sia.

Però Della Vedova pone un problema di prospettiva non banale. Una bella grana per lei. Il ragionamento di Della Vedova è all’incirca questo: con Monti abbiamo preso 3 milioni di voti alle politiche e con quei voti oggi abbiamo due gruppi parlamentari al servizio delle riforme; le scorse Europee hanno dimostrato l’impossibilità di far rinascere Scelta Civica senza Monti; meglio limitarsi a lavorare in Parlamento e nella maggioranza del governo Renzi, senza illudersi che Scelta Civica possa risorgere come soggetto politico ed elettorale. Mi sembra non faccia una grinza. Che risponde?

Anzitutto, non è una grana. Semmai, è la certificazione del successo di un metodo di partecipazione democratica che viene riconosciuto come luogo inevitabile di confronto, posto che un firmatario di una lettera che chiedeva di bloccare il congresso afferma ora che vi parteciperà, seppur da posizioni critiche, avendo preso atto della forte determinazione all’interno del partito nel volere che esso si svolga. Questo successo, ben inteso, non è mio, ma di tutti i parlamentari, coordinatori regionali e provinciali che hanno prima voluto il congresso, poi lo hanno difeso e infine ci hanno lavorato con passione rendendolo già ben prima delle scadenze qualcosa di troppo concreto per non poterci fare i conti: bravi e ancora bravi.

Zanetti, stiamo al punto, non divaghiamo. Come replica alle tesi di Della Vedova?

Scelta Civica è un nome a cui molti sono affezionati, molti no, ma in ogni caso non sta scritto da nessuna parte che debba rimanere scolpito nella pietra nei secoli ove potesse divenire un vincolo piuttosto che un vantaggio. Quello che conta, come anche Della Vedova dice, o almeno diceva fino a ieri perché, con ammirevole spirito di adattamento in funzione della testata dice che dobbiamo entrare nel Pd di Renzi, è il rilancio di un’area politica che Scelta Civica voleva rappresentare e può tuttora aiutare ad emergere, se sarà capace di aprirsi. Qualcuno mi deve però spiegare come si può pensare che la nostra iniziativa politica possa aprirsi all’esterno se prima non si dimostrasse nemmeno capace di aprirsi al suo interno. Ecco, questo sì che è un ragionamento che non fa una grinza; non quell’altro; che è ovviamente rispettabile, ma di grinze ne fa in quantità.

Non è ancora chiara ai più la sua prospettiva politica. Con il Pd renziano? O attento alle evoluzioni del centrodestra post berlusconiano? O vagheggia terze forze, visto che ieri su Libero Quotidiano ha proposto alleanze con Bruno Tabacci e Lorenzo Dellai per l’elezione del successore di Napolitano? 

A me, invece, la prospettiva politica francamente pare chiarissima e esposta in modo chiaro nella mozione politica che accompagna la mia candidatura alla segreteria. Non farei invece confusione tra prospettive politiche generali e semplici patti di consultazione su un tema importantissimo quanto però specifico come quello del Quirinale. Siamo un partito post ideologico che mette al centro il riequilibrio tra pubblico e privato, la trasparenza nei processi, la crescita per le generazioni presenti sostenibile anche per quelle future, la battaglia alle rendite di posizione e alla confusione tra diritti acquisiti e privilegi acquisiti. Solo per dire alcune delle molte cose che ci caratterizzano.

Non mi ha risposto. Vi riconoscete nel centrosinistra renziano sì o no?

Non siamo nati per essere un partito di centrosinistra e non diventeremo un partito di centrosinistra. Dopodiché, se essere di centrodestra significa doversi per forza alleare con uno spregiudicato populista come Salvini, che mette insieme uscita dall’euro e abbassamento generale dell’età pensionabile, e con un Berlusconi che ha passato nove anni al governo portandoci sull’orlo del baratro, sarà mica strano che preferiamo invece scommettere su un dialogo con Renzi? Dalle nostre posizioni, però. Anche perché il primo a tenersi le mani libere è proprio il PD che a Roma governa con noi, ma sui territori parte sempre da alleanze con forze che a Roma ci fanno opposizione.

Mi spiega in sintesi qual è il suo programma per la Scelta Civica che sarà, se ci sarà?

Superare l’impasse politico, inevitabile ma francamente durato troppo, seguito alla decisione di Mario Monti di non occuparsi più del partito. Aprire il movimento alla partecipazione attiva di quanti erano con noi fin dall’inizio e, rispetto a noi, non sono entrati in Parlamento solo perché non erano stati collocati in lista o lo erano stati in posizioni non apicali. Non so altri, ma io non mi sento migliore di loro. Costruire una rete territoriale con la quale fare dal basso politica attiva nel Paese a fianco della politica che dall’alto i gruppi parlamentari fanno già nelle istituzioni, rafforzando un piano con l’altro e viceversa. Divenire punto di riferimento per tanti movimenti civici regionali e locali che si collocano naturalmente nell’area liberale e riformatrice che noi aspiravamo a rappresentare fin dall’inizio e che non siamo stati capaci di rappresentare per la nostra indisponibilità sino a ieri ad aprire il partito, rendendolo realmente democratico, scalabile e contendibile, come invece diviene adesso a partire da questo percorso congressuale. E, con questo spazio libero per fare una politica libera, divenire una comunità organizzata e attrattiva per le tante realtà con cui andremo a dialogare in chiave futura, piuttosto che essere un insieme disorganizzato di individualità che viene esso attratto da altri, disgregandosi piuttosto che integrandosi.

Vasto programma… Comunque è dura per un liberale e liberista come lei stare in un governo che non prevede una riduzione netta della pressione fiscale, come ha fatto notare maliziosamente in polemica con lei Mario Seminerio sul blog Phastidio.net…

Il governo, come del resto il parlamento, non è un centro studi dove vincono le idee migliori e meglio illustrate, bensì una sede politica dove vincono le idee che hanno le gambe per camminare. E le gambe sono i voti nelle urne e il consenso nei sondaggi. Sono sicuro che sarà molto meno dura stare al governo, per me come per gli altri componenti della delegazione di Scelta Civica, quando avremo superato la sindrome del club elitario delle competenze e ci saremo organizzati come un partito aperto di persone che apprezzano la competenza. Chiaro che è una bella sfida, ma raramente gli obiettivi importanti sono raggiungibili con poca difficoltà. Quanto al tormentone specifico sulla pressione fiscale, ho scritto tutto sulla mia pagina web.



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