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Quanto conta la sfortuna nello sviluppo di un tumore?

La notizia è apparsa su tutti i media: un lavoro pubblicato sull’ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica americana Science rivaluta le cause alla base dello sviluppo dei tumori. Molti giornali hanno pubblicato articoli con titoli roboanti tipo: Tumori, la ricerca shock: ne causa più la sfortuna che lo stile di vita.

Ma cosa dice in realtà l’articolo di Cristian Tomasetti e Bert Vogelstein?

Bert Vogelstein è uno dei massimi esperti al mondo nello studio della genetica del cancro e lavora presso la Johns Hopkins University di Baltimora. Insieme al biostatistico Cristian Tomasetti ha pubblicato sull’ultimo numero di Science un’analisi matematica secondo la quale la maggior parte dei casi di cancro sono dovuti alla sfortuna.

La loro analisi prende in esame le cellule staminali presenti in ogni organo del nostro organismo.

Le cellule staminali sono componenti essenziali dell’organismo. Si distinguono dalle altre perché non sono differenziate e  non hanno nessuna specializzazione. Al contrario delle altre cellule, possono riprodursi in maniera pressoché illimitata, dando vita ad altre cellule staminali e a cellule che si differenziano nei vari tipi cellulari che compongono un organo o un tessuto come muscoli, cuore, fegato, ossa… Come a dire che la loro funzione è quella di formare cellule specializzate che sostituiscono quelle che man mano muoiono.

In che modo le cellule staminali sono collegate ai tumori?

Il numero di divisioni cellulari che le cellule staminali compiono differisce da organo ad organo. E questo per tenere il passo con il tasso di morte e conseguentemente di sostituzione delle cellule specializzate che è diverso nei vari organi.

Vogelstein e Tomasetti hanno determinato per ogni organo quante volte le cellule staminali si dividono. Ad esempio le cellule staminali del colon compiono circa 100 volte più divisioni cellulari rispetto a quelle del duodeno, il primo tratto dell’intestino tenue. Questo correla molto bene con il fatto che il cancro del colon è molto più comune di cancro del duodeno.

Ma perché un maggior numero di divisioni delle cellule staminali correla con una maggior probabilità di sviluppare il tumore? Perché ad ogni divisione cellulare si ha la duplicazione del DNA, la molecola in cui è depositata l’informazione genetica. Durante questo processo c’è il rischio (per fortuna molto basso) di introdurre un errore (mutazione) in un gene coinvolto nella genesi del cancro. Nonostante i meccanismi deputati alla duplicazione del materiale genetico siano molto precisi e la cellula abbia sistemi di controllo molto sofisticati per ridurre al minimo le mutazioni, è facile intuire che nel copiare le 3 miliardi di lettere del nostro genoma qualche errore venga compiuto. E’ insito al processo di duplicazione ed è il motore per l’evoluzione delle specie. Solo che quando la mutazione si verifica in una cellula staminale ed influenza l’attività di un gene critico per la formazione dei tumore il risultato per l’individuo è devastante.

E visto che il numero di divisioni fatte dalle cellule staminali cresce costantemente negli anni è facile intuire perché il cancro è una malattia la cui frequenza aumenta con l’età della persona. L’analisi di tutti i dati attualmente disponibili in letteratura relativi a 31 organi indica che la teoria di Tomasetti e Vogeslstein è in grado di spiegare i due terzi di tutti i tumori.

Questo però non vuol dire che l’inquinamento o  comportamenti scorretti come il fumo non siano importanti. Nei dati presi in esame dal lavoro si vede che il rischio di sviluppare tumore nei fumatori è significativamente più elevato che nei non fumatori.

Ma un messaggio importante è che il cancro non può essere impedito semplicemente cambiando gli stili di vita perché una caratteristica intrinseca dei sistemi viventi. In altre parole in molti casi il cancro è un prodotto solo della sfortuna e non deve essere vissuto come una colpa.

 


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