Negli ultimi mesi lo Stato della Palestina è stato riconosciuto da Gran Bretagna, Francia, Spagna, Belgio, Danimarca, Irlanda e Portogallo. Persino il Parlamento europeo ha detto di sostenere “il riconoscimento in linea di principio dello Stato di Palestina” sulla base dei confini del 1967. La soluzione sarebbe quella dei due Stati con Gerusalemme come capitale.
LE PAROLE DELL’AMBASCIATORE
L’ambasciatore israeliano a Roma, Naor Gilon, è fiducioso: “Israele non ha alcuna intenzione di suicidarsi per far contento qualche leader europeo. Votare ora per il riconoscimento dello Stato di Palestina non potrebbe essere più sbagliato, per diverse ragioni. Spero che il Parlamento italiano non proceda con questo voto. Di Matteo Renzi ci fidiamo, è un amico di Israele. Ma bisogna tenere alta la guardia sulla tendenza dell’Europa a distinguere tra i terrorismi”.
DISCUSSIONE IN AULA
Domani ci sarà la discussione in aula alla Camera sulla mozione proposta da Sel. I rappresentanti di Forza Italia e Nuovo centrodestra si oppongono perché ritengono che la strage di Parigi del 7 gennaio lo merita. Ma il partito di Nichi Vendola mantiene il punto sulla questione e non crede affatto che sia necessario alcun rinvio.
RESISTENZA DI FI E NCD
Secondo Il Giornale, mentre il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, ha chiesto a Renzi di intervenire alla Camera per “un momento di discussione e di approfondimento sulla politica estera italiana ed europea”, sperando che ci sia “la sensibilità istituzionale e politica di rivedere la decisione presa sulla mozione sullo Stato di Palestina”, Nunzia De Girolamo di Ncd ha invitato ai colleghi “a non guardare soltanto al proprio ombelico mossi da pregiudizi ideologici” e sostenere il rinviare della discussione sulla Palestina.
LE CONVIZIONI DEI VENDOLIANI DI SEL
Per Arturo Scotto, capogruppo di Sel, la mozione sul riconoscimento dello Stato palestinese è riuscita in un’impresa che sembrava impossibile, l’unità della destra. “Tutti contro l’iniziativa promossa da Sel. Come se fosse un argomento tabù dopo che negli ultimi tre mesi le assemblee parlamentari di Inghilterra, Francia, Spagna, Svezia e altri paesi hanno votato mozioni uguali a quella presentata da noi”. Prima del massacro nella redazione di Charlie Hebdo e il negozio kosher di porte de Vincennes.
LA POSIZIONE DEL PD SECONDO QUARTAPELLE
Il Partito democratico, invece, in attesa. I motivi? Ufficialmente perché il tema è delicato e perché una parte della maggioranza (Ncd) non è d’accordo. Per il deputato Lia Quartapelle la discussione sullo Stato della Palestina va fatta ma solo “dopo un ampio dibattito sulla politica estera che i fatti di Parigi rendono urgente”. La giovane parlamentare ha chiesto al premier un intervento sulla strategia italiana nel piano internazionale, alla luce degli ultimi fatti.
L’ANALISI DI GALIETTI
Come ha ricordato l’analista Francesco Galietti su Formiche.net, i giornali italiani si sono limitati a scrivere che difficilmente gli attacchi terroristici avrebbero rinviato la mozione di Sel. “Per Renzi – ha scritto Galietti – non si tratta di un dettaglio marginale. È vero che mozioni simili si sono succedute in diversi parlamenti europei – clamorosi i voti nel parlamento britannico e in quello danese – ma Roma, molto più vicina geograficamente al teatro israelopalestinese, rappresenta uno scenario diverso”.
Le motivazioni? Secondo il fondatore di PolicySonar, le motivazioni riguardano “la funambolica politica estera della Democrazia Cristiana – filoaraba in pubblico, filoisraeliana in contesti riservati” che ha probabilmente “conquistato l’immunità dal terrorismo islamista di cui ancora godiamo”. “In secondo luogo, Renzi e la sua cerchia stretta hanno rimarcato pubblicamente l’amicizia con Israele, quasi a segnalare un elemento di novità rispetto ai tradizionali orientamenti della ‘ditta’ del Pd”.
IL RUOLO DEL RENZIANO CARRAI
L’autore del libro “Alta pressione. Perché in Italia è difficile regolare le lobby” (Formiche-Marsilio, 2011) sostiene che tra gli ex Ds “si possono individuare politici vicini a Israele come il torinese Piero Fassino”. Ma è anche vero che “l’entourage extra-istituzionale di Renzi coltiva relazioni di affari con Israele”. Il riferimento è a Marco Carrai, consigliere ed amico del premier, nonché presidente della società degli aeroporti di Firenze. In un articolo pubblicato da Marco Damilano sull’Espresso si legge che l’amicizia tra Carrai e Renzi è completa: “È il suo gemello, il suo doppio, il suo coetaneo, complementare. Irruento laddove lui è prudente, solare laddove lui si eclissa, vitale laddove lui è gracile. L’amico rottama, divide, rompe, lui al contrario ricuce”. E si accennano ai legami tra Opus Dei e finanza laica.
Sul Sole 24 Ore Claudio Gatti, che fu ripreso da Dagospia, ha scritto che oltre agli incarichi e le proprietà in Italia, Carrai “all’estero è socio di Wadi Ventures Management Company Sarl, società registrata in Lussemburgo comproprietaria di Wadi Ventures Sca, altro veicolo lussemburghese al quale Carrai partecipa come membro del Consiglio di sorveglianza, e a sua volta omonimo di un fondo di investimento israeliano lanciato da un suo socio”.
IL CONSIGLIERE GUTGELD
Un altro alleato politico di Renzi che lo lega a Israele è Yoram Gutgeld, nominato consigliere economico di Palazzo Chigi, al posto di Carlo Cottarelli. Nato a Tel Aviv nel 1959, Gutgeld si è laureato in filosofia e matematica a Gerusalemme, dove ha prestato il servizio militare.
Intanto, comincia il conto alla rovescia dei 15 giorni prima della prima seduta comune del Parlamento per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. E il premier vorrà evitare sicuramente altre tensioni.