Un congresso nel caos? E’ quello che si mormora tra i montiani.
Dopo il tentativo di alcuni dei maggiori esponenti di sospenderlo, per evitare spaccature che potrebbero portare a una ennesima scissione dei gruppi parlamentari di Senato a Camera, ora il congresso di Scelta Civica “incappa” nella grana dell’elezione del presidente della Repubblica. Il Parlamento in seduta comune inizierà a votare il 29 gennaio ed è dunque improbabile che il 31 – giorno in cui sarebbe previsto l’appuntamento per l’elezione del segretario dei montiani – l’Italia abbia un nuovo presidente della Repubblica. Rinviare il congresso o tenerlo comunque? E, soprattutto, chi terrà la linea di SC sul Quirinale?
DISSIDI SUL COLLE?
In realtà, è da più di un mese che alcuni senatori, come Gianluca Susta, Benedetto Della Vedova e Stefania Giannini, avvertivano anche pubblicamente della necessità di non sovrapporre l’assise con l’elezione del Capo dello Stato. I ben informati dicono che, tra le questioni aperte, ci sarebbe anche la candidatura possibile al Colle della loro collega di gruppo Linda Lanzillotta (nome invece che non sarebbe troppo gradito al gruppo di deputati capeggiati da Enrico Zanetti), oltre che l’atteggiamento da tenere rispetto alle proposte che avanzerà il PD e quelle che verranno da altri settori della maggioranza.
LE PAROLE DI ZANETTI
L’oggetto del contendere era ed è il Quirinale. In un primo tempo, Zanetti puntava a vincere il congresso il 31 gennaio e, scommettendo sulla palude parlamentare, mirava ad avere in mano il pallino della trattativa finale nei giorni decisivi per l’elezione del presidente della Repubblica. Ancora oggi, intervistato da Sette–Corriere della Sera, commenta con freddezza l’ipotesi-Lanzillotta, parlando con il giornalista Vittorio Zincone: “Non ho preclusioni. Il congresso serve anche per capire come orientare i voti del partito e dei nostri parlamentari sul Quirinale”. In realtà, proprio ieri, come per anticipare tutto, i capigruppo Mazziotti e Susta siglavano un patto di concertazione con Lorenzo Dellai (già in Scelta Civica, ora in Democrazia solidale a fianco al Pd) e Bruno Tabacci (Centro democratico) per una decisione unitaria sul Quirinale.
LE TAPPE VERSO IL CONGRESSO
Tramontata l’ipotesi del 31 gennaio, è partita una raffica di comunicazioni e dietrofront da far ubriacare i dirigenti e quei pochi iscritti ancora affezionati a Scelta Civica. Prima mercoledì 14 una lettera di convocazione dell’Assemblea Nazionale per il 22 gennaio, al fine di deliberare lo spostamento della data del congresso al 7 febbraio. Il giorno dopo, una comunicazione a tutti gli iscritti che di fatto confermava lo spostamento al 7 febbraio. Poi, un’email del capogruppo al Senato Susta che ha comunicato nella sostanza di non essere stato informato di nulla e che esclude la presenza dei senatori il 22 gennaio, vista la concomitanza dei lavori parlamentari.
NUMERI E TRAMBUSTI
Da più parti, si faceva notare che il 7 febbraio il Capo dello Stato potrebbe anche non essere stato ancora eletto. Infine, questa mattina, arriva ai dirigenti una lettera firmata da 29 tra deputati e coordinatori regionali del movimento per chiedere invece che la data del 22 per l’assemblea sia confermata e così quella del 7 febbraio per il congresso. Insomma, una decisione finale sulla data del congresso, al momento, non è stata assunta, sebbene il prossimo sabato (24 gennaio) circa 3600 iscritti siano chiamati a eleggere i loro delegati provinciali nei 20 congressini regionali organizzati in giro per l’Italia.
LE MOZIONI
Sullo sfondo, pronta a scoppiare a breve, rimane la questione politica di fondo: il rischio che il congresso determini la definitiva esplosione di quel che resta del partito di Mario Monti. La mozione presentata da Della Vedova – chiamata “Per non sfasciare tutto” – si contrappone alla tesi “rifondazionista” di Zanetti, che nel suo recente post su Facebook non aveva cenno a dissidi sulla tempistica del congresso.
LE TESI DI ZANETTI E DELLA VEDOVA
Il sottosegretario agli Esteri, Della Vedova, propone una gestione collegiale dei gruppi parlamentari e l’apertura di un cantiere riformatore e libdem per la nascita di un nuovo soggetto politico entro il 2015, su cui Scelta Civica non rivendichi leadership o egemonie (QUI LE TESI DI DELLA VEDOVA). Mentre il sottosegretario all’Economia, Zanetti, punta a un orgoglio di partito per dare un futuro a programmi e idee del movimento montiano (QUI TUTTE LE TESI DI ZANETTI).