Anche Tullio Gregory non se l’aspettava: l’arrivo di Giuliano Amato, candidato numero uno alla carica di presidente della Repubblica, ha stupito i partecipanti all’incontro dedicato all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, nella sede dell’Enciclopedia Italiana, meglio nota come Treccani.
Amato, già alla guida dell’istituzione culturale, ama l’Ariosto, e aveva segnato nella sua agenda l’appuntamento. Era il 17 settembre 1515 quando, in una lettera al marchese di Mantova, il cardinale Ippolito d’Este annunciava che l’Orlando Furioso di Ariosto era concluso e ci si accingeva alla stampa. Pubblicato per la prima volta nel 1516, sarà poi corretto e ampliato fino al 1532, ma da subito l’opera divenne il primo bestseller della storia dell’editoria.
A cinquecento anni da quel debutto, la Treccani ha voluto celebrare ancora la storia del cavaliere condotto fuori di senno dall’amore per la bella Angelica, con l’Orlando furioso nello specchio delle immaginì, cui si accompagna anche il conio di una medaglia da legatura in bronzo patinato. Un volume nato per rileggere un grande classico, ma che in 800 pagine, corredate da 515 immagini e 20 saggi di autorevoli studiosi, ricostruisce anche i modi in cui l’Orlando furioso, nel corso dei secoli, ha prodotto immagini, condizionato gli oggetti della vita quotidiana, ispirato musiche, spettacoli, interagendo con le tecniche più diverse.
«L’idea nasce dal lavoro di ricerca alla Normale di Pisa», ha raccontato la curatrice Lina Bolzoni, presentando il volume insieme a Gregory, membro del Comitato d’onore della Treccani, e Stefano Bartezzaghi: «Siamo riusciti a intrecciare l’analisi del testo con quella delle immagini, creando anche un archivio a disposizione di ogni studioso.
L’obbiettivo era coinvolgere quante più discipline e settori, persino il web, chiedendoci come un grande classico possa continuare a vivere nei secoli, da Giordano Bruno che si identificava con Rodomonte a Casanova e Voltaire che si sfidavano a colpi di citazioni, fino a Silvio Soldini che nel film ‘Pane e tulipanì fa recitare a memoria il poema al suo protagonista».
Ecco allora che il volume mette insieme, per la prima volta, le piccole xilografie della celebre edizione del Gioppino del 1530 con le immagini di Girolamo Porro del 1584. E poi l’edizione Baskerville del 1776 e la Dorè del 1914, quella illustrata da Grazia Nidasio per l’Orlando raccontato da Calvino (con la Luna che ha l’impronta del primo uomo sbarcato) e quella che Fabrizio Clerici ambienta tutta in un teatro.
Ma la fortuna dell’Orlando ha valicato subito i confini della pagina e allora ecco anche la satira, con i disegni ottocenteschi in cui Vittorio Emanuele II recupera sulla Luna il senno del Papa o le sculture del Parco dei mostri di Bomarzo; le maioliche e porcellane che portavano sulle tavole le scene più salienti; gli affreschi del Tiepolo a Vicenza e poi De Chirico, il manifesto della versione teatrale firmata da Luca Ronconi nel ’69 (che riprende il quadro di Ingres) fino ai fumetti di Pino Zac o di Crepax, che sostituì la sua Valentina ad Angelica. Per Bartezzaghi, «l’Orlando Furioso fu il primo bestseller e il primo libro in cui l’autore ebbe coscienza del pubblico.
Oggi è da riscoprire anche in metropolitana, leggendo sull’ebook qualche ottava tra una fermata e l’altra». Con Amato, una copia del potrebbe essere protagonista della scrivania presidenziale al Quirinale.