Greta e Vanessa mi piacciono e mi sono anche simpatiche. Sono due ragazze brave e coraggiose. Un po’ ingenue, forse. In ogni caso appartengono, a mio avviso, alla parte migliore della nostra società, quella che – per fortuna di questa povera Italia – ha ancora degli ideali. Che sono belli e giusti, ma molto pericolosi qualora vengano canalizzati da cattivi maestri. Sono state sconsiderate, hanno sbagliato, ma hanno anche chiesto perdono. Nulla, quindi, contro di loro.
Ciò detto, il discorso si sposta sulle modalità e sul percorso compiuto da organi dello Stato per la loro liberazione. Qui le opinioni possono essere discordanti, ma restano tali. Non sono fatti. Sono modalità tecniche che non ci devono riguardare se non come mera espressione di pensiero. Se questioni del genere avvengono all’interno, se ne interessano i pubblici ministeri e gli organi di sicurezza del ministero degli Interni. Se accadono fuori dai nostri confini, la competenza è del ministero degli Esteri, che agirà attraverso le sedi diplomatiche.
Se, tuttavia, si tratta di intervenire su organizzazioni non statuali (come lo sono quelle terroristiche e criminali), lo Stato interviene attraverso i propri Servizi di sicurezza, che, essendo “segreti”, devono rimanere tali e sotto copertura, assieme alle metodologie operative utilizzate. Il loro impiego è regolamentato da una legge ad hoc, vigilato da un apposito Comitato parlamentare e lecitamente esteso ad alcuni atti e comportamenti che, in condizioni normali, potrebbero anche essere riprovevoli. D’altro canto, gli agenti e gli informatori impegnati in questo genere di attività non hanno certo a che fare con benefattori dell’umanità ed intemerate anime candide. Il pubblico questo lo deve sapere.
Ma non di più, pena l’inefficacia del Servizio e la sua immediata perdita di credibilità presso gli organismi esteri collegati, che in genere collaborano solo in termini di reciprocità. Si è parlato di riscatto, e se ne è fatta una questione di Stato, buttandola subito in politica. E’ questo che è vergognoso, non l’averlo pagato o meno, che è un fatto non di nostra pertinenza. La missione era liberare gli ostaggi, e questo è stato fatto. La questione non deve riguardare noi, ma – lo abbiamo spiegato con una certa chiarezza – esclusivamente gli operatori.
Devo dire che mi ha molto stupito, ieri, vedere il ministro Paolo Gentiloni costretto ad arrampicarsi sugli specchi sotto il fuoco di quesiti che parlamentari e giornalisti professionisti di navigata esperienza non avrebbero mai dovuto fare. Né, tantomeno, insisterci sopra. Pagare dei delinquenti non è certamente una bella cosa. Lo sappiamo tutti, ed in Italia c’è addirittura una legge che lo vieta. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sostengono di non pagare riscatti, la Francia tace (e fa bene), mentre l’Unione Europea, come al solito, balbetta qualcosa ma poi chiude un occhio, o tutti e due. Il ministro Gentiloni è stato bravo, coraggioso ad esporsi ed attento a dire solo ciò che poteva.
Un’ultima considerazione sui cattivi maestri, che ho menzionato all’inizio, e sulle Organizzazioni Non Governative (Ong). C’è qualcuno che le controlla? Può darsi, ma su quella in parola – sembra più che evidente – questo accertamento non deve essere stato molto approfondito. Né sembrerebbe garanzia sufficiente l’affiliazione ad una fondazione che fa capo alle Acli. In ogni caso, è anche consigliabile diffidare degli ideologi troppo volonterosi, specie quando si dichiarano anti-ebrei e anti-sionisti.