Tutto è ormai pronto per lo sbarco in Borsa. Ma su Banzai, la compagnia italiana leader nell’e-commerce e nell’editoria online, non sono solo i conti a non tornare. La società fondata da Paolo Ainio è finita sotto la lente del Sole 24 Ore alla vigilia della chiusura del periodo di collocamento a Piazza Affari previsto per domani. Si quoterà il prossimo 16 febbraio sul segmento Star, organizzato e gestito da Borsa Italiana.
Su di essa, mette in risalto Antonella Olivieri del Sole, incombe anche la vicenda del conflitto di interesse legato alla banca che sta coordinando il consorzio di collocamento.
IL CONFLITTO DI INTERESSE
“Global coordinator dell’offerta – oltre a Jefferies – è Banca Profilo controllata da Arepo-Sator (Matteo Arpe) che è tra gli azionisti venditori”, scrive il quotidiano confindustriale. Spiega Olivieri: “Arepo è entrata nel capitale a metà del 2013 sottoscrivendo un aumento a un prezzo equivalente a 2,4 euro per azione con l’impegno a retrocedere agli altri soci una parte del rendimento realizzato che di fatto alza il biglietto d’ingresso a 3,54 euro, comunque la metà dei prezzi a cui viene proposta l’Ipo”.
L’OFFERTA PUBBLICA INIZIALE
Riservata ai soli investitori istituzionali, l’offerta pubblica iniziale prevede il collocamento fino al 39,4% del capitale sociale di Banzai per una valorizzazione della società indicativa compresa tra un minimo di circa 220 milioni ed un massimo di circa 277 milioni di euro e che corrisponde a un intervallo compreso tra un minimo di 6,75 euro per azione e un massimo di 8,50 euro.
I CONTI IN ROSSO
La società deve tutto (il 90% delle entrate) all’e-commerce ma non disdegna le entrate pubblicitarie provenienti dai suoi siti online Giallo Zafferano, Pianeta Donna, Studenti, ilPost e Liquida, per citarne alcuni.
Fin dalla sua nascita, nel 2002, Banzai però non è mai stata in utile. Oltre al saldo negativo, “non sono mai stati generati finora flussi di cassa netti positivi, perché la priorità è raggiungere dimensioni di scala che consentano di arrivare alla profittabilità”, si legge sul quotidiano economico finanziario.
Chiusi in rosso anche i primi nove mesi del 2014, il management stima di chiudere l’anno con una perdita lorda tra i 2,1 e i 3,1 milioni, rispetto al -3,16 milioni registrato nel 2013.
I ricavi sono saliti dai 34,5 milioni del 2007 ai 77,9 milioni del 2010 e oggi hanno toccato quota 150 milioni, ma a settembre le perdite complessive degli ultimi sette anni ammontavano a 35 milioni di euro.
LE PREVISIONI DI AINIO
La Borsa potrebbe così rappresentare un canale per reperire capitali che saranno usati per sostenere la crescita del giro d’affari. Ma “si tratta – ha sottolineato Olivieri – di una scommessa al buio”. Sulla quale il primo a credere è però proprio il presidente e ad Ainio: “Scaduto il periodo di lock-up, che per lui è di un anno, Ainio ha già dichiarato che per i successivi due anni terrà in portafoglio almeno il 90% della sua quota”. Alla fine del collocamento l’azionista principale resterà infatti Ainio, con il 21,45% del capitale, seguito dal gruppo di Arpe al 12,92%, mentre i 17 manager azionisti deterranno il 9,34%.