Per costruire un’identità forte e recuperare un contatto profondo con la società italiana, la destra deve ricercare e coltivare un rapporto fecondo con il cattolicesimo politico. È così che riuscirà a riscattare la mancanza di un orientamento e progetto riconoscibile, lo sfilacciarsi in mille provvedimenti dettati dall’emergenza o da puri interessi particolari.
L’editoriale scritto da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera prospetta una linea culturale ben precisa a un mondo conservatore-moderato privo di bussola. Ma tale strategia trova contrario il filosofo politico dell’Università di Pisa Raimondo Cubeddu, studioso del pensiero liberale classico e libertario.
È giusto il richiamo di Galli della Loggia?
Il centro-destra guidato da Silvio Berlusconi ha privilegiato un asse privilegiato con le gerarchie ecclesiastiche capitanate per molto tempo dal cardinale Camillo Ruini. Costruendo un legame robusto attorno alla salvaguardia dei “valori non negoziabili”, che è perdurato fino a un certo punto. Ma non ha senso per il mondo conservatore-moderato rifarsi oggi alla dottrina sociale della Chiesa.
Non è una grande fonte di ispirazione per un progetto politico alternativo alla cultura progressista?
Papa Francesco predica contro la globalizzazione e il mercato, che in numerose regioni del pianeta hanno provocato l’aumento della ricchezza e l’abbandono della povertà. La Chiesa e il Pontefice non si rendono conto che è impensabile una redistribuzione egualitaria del benessere. Non si può dirigere il libero scambio eticamente al cospetto di realtà che non avevano nulla e vogliono solo crescere. A partire dalla Cina.
Lo storico si riferiva alla vicenda del cattolicesimo politico nell’Italia repubblicana.
Attingere all’esperienza della Democrazia cristiana fa parte delle rivendicazioni di figure come Rosy Bindi. Ed è un tratto peculiare del nuovo Presidente della Repubblica. Una storia che presenta elementi positivi, soprattutto nella stagione di Alcide De Gasperi. Ma allora l’Italia cresceva, non soffriva di problemi demografici, non aveva uno Stato che oppressivo nel terreno fiscale.
E oggi?
Adesso le istituzioni costano oltre il 40 per cento del Prodotto interno lordo. La loro dimensione abnorme provoca una tassazione che spolpa le aziende e rende impossibili performance economiche positive. Nessuna forza politica vuole ridurre il perimetro dell’apparato pubblico. La destra non può lanciare un modello di sviluppo dai confini evanescenti come quello cattolico. Peraltro in un paese nel quale le chiese e le parrocchie vanno perdendo fedeli. E in cui ognuno interpreta il cristianesimo in modo spezzettato e a proprio piacimento.
Forza Italia è orientata verso un’alleanza stretta e subalterna con la Lega Nord di Matteo Salvini.
Perché non ha idee. Fin da quando Berlusconi abbandonò il programma liberale-liberista del 1994, Fi non ha avuto più un’anima e una proposta politica identificabile. Alla guida del Tesoro Giulio Tremonti ha realizzato iniziative degne di un regime socialista, umiliando l’elettorato del centro-destra. Tranne Renato Brunetta che lo fa in forma discutibile, nessuno coltiva un progetto culturale. Mentre il leader del Carroccio propone temi “forti”, giusti o sbagliati, che attirano le masse.
Nello scenario internazionale l’asse preferenziale Forza Italia-Lega Nord sembra saldarsi attorno alla Russia di Vladimir Putin, in contraddizione con l’impronta atlantista del Capo dello Stato.
Come realista politico, ritengo errato fare la voce troppo dura con il governo di Mosca. La linea di fermezza velleitaria adottata da Germania e Francia nei confronti della Russia di Putin riguardo la crisi ucraina sta spezzando l’Europa. Peraltro mi chiedo che senso abbia uno Stato radicalmente lacerato come l’Ucraina. Le cui autorità, anziché alimentare un conflitto feroce per risorse economiche ed energetiche sempre più ridotte, potrebbero seguire il modello di separazione pacifica della Cecoslovacchia del 1993.
Ritornando al versante nazionale, come valuta le mille giravolte di Forza Italia sulle riforme elettorali e istituzionali?
È la prova che il “partito azzurro” non ha una linea. Chissà quali conti aveva fatto l’ex Cavaliere, e con quali consigli. Ma non si rendeva che non sarebbe andato da nessuna parte con i progetti contenuti nel Patto del Nazareno? Rilevo comunque che le elezioni politiche si possono vincere con ogni meccanismo di voto. Basterebbe proporre idee e leader capaci di veicolarle in modo credibile. Evidentemente l’importante è vivacchiare alla giornata.
L’Area Popolare stretta fra Renzi, Berlusconi e Salvini cosa dovrebbe fare?
Ritengo che il grande agitarsi al centro della ribalta politica non porti a nessun risultato. Per il Nuovo Centro-destra di Angelino Alfano la strada migliore è seguire Matteo Renzi.
Per quale ragione?
Come fa il responsabile dell’Interno a recuperare un rapporto costruttivo con Forza Italia il cui elettorato lo considera un “traditore”? Quei voti non li prenderà più. Collocandosi nel campo del Pd di Renzi, potrebbe ricreare un progetto neo-centrista di respiro democratico-cristiano