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Che cosa dovrebbe consigliare Berlusconi a Renzi

Ci fu un tempo in cui il lignaggio dei rampolli dell’aristocrazia preservava i loro ‘’magnanimi lombi’’ dalle vergate dei precettori, quando si dimostravano svogliati, disattenti o incerti nel declinare un sostantivo o coniugare un verbo in latino. E meritevoli, quindi, di una punizione corporale. A fare le spese della loro cattiva condotta scolastica era un coetaneo ‘’quidam di populo’’ che veniva fustigato al posto loro, affinché, assistendo alle sue sofferenze, i ‘’giovin signori’’, presi da un moto dell’anima, si ravvedessero. Questa pratica è ancora in uso sotto i nostri occhi. Prendete il caso di Silvio Berlusconi: anche se sbaglia la consecutio temporum (della politica) le sue natiche non corrono rischi. A doverle esibire ed esporre alla frusta sono sempre i suoi consiglieri.

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‘’Ricordati di Onna’’. E’ quanto dovrebbe dire l’ex Cav. incrociando Matteo Renzi, ancora ‘’folgorante in soglio’’ dopo la vittoria nell’elezione di Sergio Mattarella. Ad Onna, il 25 aprile del 2009, Silvio Berlusconi pronunciò un discorso di alto profilo, adeguato ad un leader che non solo aveva stravinto le elezioni, ma si proponeva di ‘’pacificare’’ e ‘’riunificare’’ un Paese fino allora diviso dalle lotte intestine. Gli era stato persino concesso di indossare il fazzoletto da partigiano: una sorta di decorazione del ‘’politicamente corretto’’. Poco dopo cominciarono gli ‘’anni delle vacche magre’’, della ‘’caccia all’uomo’’. Caro Renzi, il confine tra la gloria e la disgrazia è contrassegnato da una striscia di ‘’terra di nessuno’’ che spesso viene attraversata senza rendersene conto.

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Il successo editoriale di ‘’Sottomissione’’, il romanzo di Michel Houellebecq, è largamente dovuto al suo (causale) accostamento al massacro di Charlie Hebdo. Ma il libro merita di essere letto, perché è inquietante. L’autore riesce a dare la sensazione di come, in un moderno Paese europeo, la Francia, si possa scivolare, senza rendersene conto, in una sorta di guerra civile che sconvolge, all’improvviso, la banale vita quotidiana delle persone senza lasciare loro alcuna via di scampo. Quando sarebbe bastato, invece, osservare con più attenzione i segnali premonitori per rendersene conto.

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Oltre  tre milioni di italiani sono rimasti a letto a causa dell’influenza. Ben 51 sono deceduti a seguito di complicazioni. Nessuno, ovviamente, si azzarda a compilare statistiche su quanti dei malati e dei defunti NON si erano sottoposti alla vaccinazione, dopo aver seguito quei servizi televisivi che mettevano la somministrazione del vaccino in relazione a taluni  casi di morte.  C’è qualcuno, almeno, che si vergogna un po’ nelle redazioni dei tg?

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Le Francescheidi

‘’D’ou vien tu, gitan ? Je vien de Boéme…..’’

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