Desidero ribadire la mia personale opinione sull’evoluzione della vicenda russo-ucraina.
Ferma restando ogni valutazione sui diversi errori e sulle diverse incertezze tattiche, in tutti questi mesi, per un verso del presidente Obama e per altro verso dell’Europa a guida Merkel (e taccio, per carità di patria, sulla sparizione dalla scena di chi dovrebbe oggi guidare la politica estera dell’Unione, cioè la Mogherini), c’è un punto che – ai miei occhi – appare centrale e difficilmente negabile: la responsabilità principale e più grave di quanto accade è della Russia di Putin.
La Russia di Putin ha messo in campo rispetto all’Ucraina tutte le armi peggiori che l’Europa ha conosciuto nel secolo scorso, e che speravamo ormai dimenticate: violazione dell’integrità territoriale di uno Stato sovrano; uso massiccio e spregiudicato della forza; determinazione sul terreno di un “fatto compiuto”, nella convinzione che la viltà europea, alla fine, avrebbe subìto il nuovo stato di cose.
Né appare rassicurante il costante clima di minaccia russa che potrebbe perfino riguardare, dopo l’Ucraina, anche gli Stati baltici, tra qualche tempo.
E la cosa più stravagante, a mio avviso, è che ci sia ancora chi crede alle “offerte di pace” della Russia. C’è in Europa un’arietta da “Monaco 1938” che non è per nulla rassicurante: anche allora qualcuno, nelle democrazie occidentali, credette di poter “venire a patti” e “fare concessioni” a chi faceva invasioni, cioè – in quel caso – alla Germania hitleriana.
Sappiamo come purtroppo andò a finire.